PALERMO – “Da un paio di mesi collaboro con la giustizia, l’ho fatto per cambiare vita. Non voglio avere a che fare con la criminalità organizzata”. Così davanti ai giudici della Corte di appello di Palermo, Vincenzo Petrocciani, 43 anni, spiega le ragioni del suo pentimento.
Un pentimento che si è tramutato già in alcuni verbali raccolti dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Il percorso, però, non è stato ancora completato. Petrocciani ha chiesto di fare delle dichiarazioni spontanee.
Le confessioni alla Procura di Palermo non saranno utilizzate nel processo che lo vede imputato assieme ad altre 29 persone. Potrebbero costituire l’ossatura di eventuali nuove ordinanze di custodia cautelare. Prima, però, dovrà raccontare tutto ciò che sa entro i 180 giorni previsti dalla legge. Quindi toccherà ai pm trovare i riscontri necessari per certificare la sua attendibilità.
Petrocciani ha confermato di avere commesso tutti i capi di imputazione che gli vengono contestati e per i quali è stato condannato a undici anni in primo grado. Ha pure rinunciato ad insistere sull’assoluzione che ha ottenuto per un paio di episodi di cessione di stupefacenti.
Si è dunque dichiarato colpevole di avere attivato un canale della cocaina per far giungere a Palermo grosse partite di stupefacenti. Dietro ci sarebbe la regia di Antonino Lo Nigro, membro della potente famiglia mafiosa di corso dei Mille che fa parte del mandamento di Brancaccio.

