PALERMO – Un vero e proprio sciame umano. Era stata questa, l’immagine evocata appena qualche giorno fa tra le righe dell’annuale relazione di parifica della Corte dei Conti, a proposito dei dipendenti regionali. Uno sciame umano che, tra assunti a tempo indeterminato, precari e forestali, costa alle casse siciliane più di un miliardo di euro l’anno. Ma secondo i sindacati Cobas/Codir e Sadirs le cose non starebbero proprio così e il numero dei regionali, oltre a non essere spropositato, sarebbe commisurato alle competenze delegate dai Ministeri. I sindacati, inoltre, tirano una stoccata proprio ai giudici della Corte dei conti: “Rinuncino agli scatti automatici biennali stipendiali che si aggiungono ai loro aumenti contrattuali o alle inutili e costose auto blu fornite dalla Regione”.
Così dall’associazione sindacale tuonano contro la magistratura contabile, rea a loro avviso di non avere dedicato “particolare attenzione ai veri sperperi della politica, ai costi elefantiaci e faraonici dell’Assemblea regionale siciliana, alle indennità e ai rimborsi spese dei deputati regionali, ai sontuosi contratti di lavoro del personale in servizio a Palazzo dei Normanni, agli stipendi degli assessori esterni non eletti, alle centinaia di contratti di consulenza”. Secondo il sindacato, da oltre 12 anni l’attenzione sembra essere rivolta solo ai dipendenti che gravitano nell’ambito della Regione Siciliana, “per celare le vere voragini economiche della Sicilia di cui i 16mila dipendenti non hanno certamente alcuna responsabilità”.
Il j’accuse dei Cobas é chiaro: dov’era la magistratura contabile – si chiedono – quando fu consentito il transito delle competenze e del personale dello Stato alla Regione? C’è di più. A inasprire i toni della polemica, arriva un attacco diretto ai giudici contabili: “Se alla Corte dei Conti siciliana vogliono essere credibili – dicono i segretari Marcello Minio, Dario Matranga e Fulvio Pantano – comincino col rinunciare agli scatti automatici biennali stipendiali che si aggiungono ai loro aumenti contrattuali o alle inutili e costose auto blu fornite dalla Regione”. Insomma, i Cobas non ci stanno, rilanciano e chiedono i conti alla Corte. In tempi di spending review, nessuno é escluso dalla falce dei tagli.