LONDRA – Il mafioso inglese tradito dall’ingordigia: appassiona l’Inghilterra la vorace storia criminale collegata al nome di Domenico Rancadore, inserito nella lista dei latitanti più pericolosi d’Italia ed in cella a Londra dallo scorso 8 agosto dopo essere riuscito a farla franca per diciannove anni nel Regno Unito. I carabinieri si sono presentati a casa sua, una villetta a due piani nel benestante paesello di Uxbridge, a trenta chilometri dal centro di Londra: nel suo buen retiro avrebbe potuto continuare a farsi chiamare Mark Skinner e invece la sua brama di soldi ha guidato gli investigatori fino al suo portone, dove adesso sembrano ormai inutili le siepi-barriera e l’impianto di videosorveglianza puntato verso l’ingresso. Non gli bastavano la passione per l’antiquariato, i viaggi alle Canarie, le amicizie facoltose legate alla famiglia della moglie: l’ex professore si faceva arrivare sul conto in banca l’assegno della pensione italiana ed è stata proprio questa semplice traccia bancaria a farlo finire in galera.
“I mafiosi stanno nei luoghi dove il denaro gira, forse anche a Londra”, spiega Gabriella Stramaccioni, co-fondatrice di Libera, che ha incontrato i cittadini britannici all’Istituto Italiano di Cultura per parlare dell’associazione fondata insieme a don Ciotti. “La mafia – aggiunge – non è un fenomeno italiano: è nata in Italia ma si è sviluppata all’estero. Ecco perché è importante che il Parlamento Europeo emani la prima direttiva europea sulla confisca dei beni”. In prima fila, il nuovo console generale d’Italia a Londra Massimiliano Mazzanti accanto al direttore dell’Istituto Caterina Cardona.
“Secondo me “u profissuri” – dice a LiveSicilia il giornalista Attilio Bolzoni, che in inglese ha pubblicato il suo ultimo libro, ‘White Shotgun’ – è malato d’ingordigia. Aveva un’identità falsa, e l’Inghilterra è oggi un terreno molto più permeabile dell’Italia, dove invece ci sono leggi ottime e molto severe per evitare il riciclaggio. Se Rancadore è stato qua per venti anni ha avuto complicità, qualcuno l’ha protetto. Ma, evidentemente, questo non è stato abbastanza”. Il pensiero corre al superboss Matteo Messina Denaro: “Resterà latitante ancora per poco – spiega il reporter siciliano al pubblico inglese che lo ascolta dalle cuffie – perchè ora lo cercano. Ci sono stati mafiosi liberi in Sicilia e chiamarli latitanti non è l’espressione giusta. Adesso la mafia è cambiata: è pettinata, profumata, politicamente corretta”.
In Inghilterra non esiste il reato di associazione mafiosa: alle autorità italiane tocca spiegare ai colleghi d’oltremanica quali sono le accuse specifiche nei confronti di picciotti e padrini, Roncadore incluso. A dare un’idea più che realistica al pubblico inglese dell’Istituto Italiano di Cultura, le esatte parole di Totò Riina portate in scena dall’attore palermitano Marco Gambino e tratte dallo spettacolo “Parole d’Onore”, e la simulazione del tritolo di Capaci da una clip del documentario di Bolzoni “Uomini soli”. Bocconi crudi e amari che hanno esaltato ancora di più i prodotti di Libera Terra fatti assaggiare al termine dell’incontro, alcuni dei quali già commercializzati a Londra: “Che bello – ha osservato Bolzoni – farsi un piatto di spaghetti fatti col grano che era di Riina”.
La cofondatrice Gabriella Stramaccioni: "I mafiosi stanno nei luoghi dove il denaro gira, forse anche a Londra". E lancia un appello per l'estensione della confisca dei beni a livello europeo.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo