PALERMO – Arrivano i soldi. E, da subito, ne beneficiano i privati. Con la decisione di passare alla fase operativa del Patto dei sindaci, la giunta di giovedì sera ha sbloccato 30 milioni di euro per l’energia: i soldi andranno in gran parte ai Comuni per analizzare le condizioni di partenza, ma un’ampia fetta della torta, 11,6 milioni, sarà destinata a un fondo di garanzia per fare entrare i privati nell’affare. Il fondo, che vedrà la luce entro la fine dell’anno prossimo, potrebbe essere affidato all’Irfis.
La voce principale, però, è il finanziamento degli “audit” e dei piani. Su questo piatto la Regione mette circa 17 milioni: 7,6 serviranno per redigere i piani, mentre il resto verrà utilizzato per effettuare gli “audit energetici”, cioè il monitoraggio delle condizioni di partenza. I soldi, cioè, saranno utilizzati per verificare elementi come le condizioni della rete elettrica, l’efficienza dell’illuminazione pubblica e la coibentazione degli edifici comunali per evitare le dispersioni di calore. I fondi, però, saranno distribuiti a pioggia: si va dai 7.729 euro della piccolissima Roccafiorita, che potrà spendere quasi 34 euro per ogni abitante, ai 474 mila di Palermo, che invece se la dovrà cavare con 72 centesimi a testa.
La Regione, però, conserva l’ottimismo. “Questo piano – spiega il direttore del dipartimento Energia, Maurizio Pirillo – è un atto di programmazione generale che permette di passare alla fase operativa e, a regime, dare lavoro a ventimila persone”. A regime, però, si arriverà fra un bel po’: la scadenza per la redazione dei piani è fissata al terzo trimestre del 2014, mentre quella per il completamento degli audit arriverà a marzo 2015. C’è tempo.
Si corre molto di più, invece, per il fondo a sostegno delle Esco. Ovvero, appunto, i privati: le Esco, una sigla che sta per Energy Service Company, sono aziende che lavorano nel campo dell’energia sostenibile e che garantiscono al posto dei Comuni i requisiti richiesti dalla Banca europea degli investimenti fornendo alle amministrazioni i progetti “chiavi in mano”. Per garantire le garanzie, però, c’è il fondo: 11,6 milioni che, come ammette Pirillo, “serviranno alle Esco per acquisire finanziamenti bancari a garanzia del partenariato pubblico-privato”. La scadenza, in questo caso, è molto più serrata: entro marzo 2014 bisognerà stilare il regolamento, entro settembre scegliere il gestore cui affidare il tesoretto e entro la fine dell’anno prossimo entrare nella fase operativa. Alla Regione, infatti, hanno già le idee chiare: “Per gestirlo – specifica Pirillo – c’è un’ipotesi di convenzione con l’Irfis”.
Proprio sul ruolo delle Esco si sono scatenate negli scorsi giorni le polemiche. Che girano intorno ad Antonello Pezzini, l’uomo-chiave della cabina di regia voluta da Crocetta. Pezzini, infatti, come “S” ha rivelato all’inizio dell’anno, in passato ha fatto affari proprio nelle consulenze ai Comuni per l’adesione al Patto dei sindaci, ma soprattutto ha un figlio, Giuseppe, che fino al 5 luglio 2011 sedeva nel consiglio di amministrazione di una Esco, la Dedalo di Bergamo. Un’azienda che viene indicata fra quelle in pole position per il grande affare siciliano. Ma Pezzini, già all’inizio dell’anno, ha replicato alle polemiche: “Da quando ho assunto l’incarico per la Regione – ha detto – ho interrotto tutte le mie attività in Sicilia. La determina del Comune di Villalba non è mai stata varata. E da un po’ di tempo mio figlio non ha più né interessi né partecipazioni nella Dedalo”.
Polemiche a parte, adesso il piano prende corpo. Con qualche spicciolo per l’informatizzazione (500 mila euro) e per l’assistenza tecnica (900 mila euro), ma senza i 2.500 contratti da sei mesi annunciati qualche mese fa. Il progetto, sbandierato in pompa magna sei mesi fa da Pezzini, prevedeva la possibilità di chiamare al lavoro 2.500 giovani dando 600 euro al mese per l’assistenza ai Comuni. “Quel progetto – commenta Pirillo – deve ancora decollare. Ma intanto abbiamo fatto questo primo passo avanti”. Per il resto c’è tempo.
Il primo passo operativo del Patto dei sindaci prevede uno stanziamento di 30 milioni: più di un terzo andrà a un fondo di garanzia a disposizione delle "aziende di servizio" che assisteranno i Comuni.
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