PALERMO- Si chiuderà ufficialmente stasera la fase congressuale del Partito democratico siciliano che eleggerà i segretari provinciali in tutta la Sicilia. Un congresso iniziato e – in alcuni casi, come a Catania – finito nelle polemiche. Tesseramenti dell’ultimo minuto, proteste sulle candidature che hanno richiesto anche una riunione della Commissione nazionale di garanzia del Pd, che ha dato il via libera alle candidature ‘in bilico’ come quella di Mirello Crisafulli a Enna e di Carmelo Miceli a Palermo. Iniziata martedì con i congressi a Borgetto e Collesano, in nottata si saprà quindi chi sarà a guidare il Pd nelle nove province dell’Isola.
Ma ci sono delle eccezioni. Per esempio Catania, dove oggi è scoppiato il caso delle tessere “last minute” che ha portato i due candidati, Mauro Mangano dell’area Renzi e sostenuto anche dal Megafono e dalla parte di cuperliani che fa capo a Giuseppe Berretta, e Iacopo Torrisi, sostenuto invece dal sindaco Enzo Bianco e dalla fetta più grossa di ex bersaniani, a ritirarsi dalla corsa. Nel capoluogo etneo, quindi, il congresso è rinviato in attesa che si plachino le polemiche che in alcuni casi, come raccontano i democratici catanesi, hanno portato a veri e propri scontri e contestazioni nei circoli della provincia catanese.
Altra eccezione quella di Enna, dove ha già stravinto Mirello Crisafulli. Su di lui, poi, le polemiche non si sono mai fermate. “Impresentabile” per la commissione nazionale di garanzia alle Politiche di febbraio, quella stessa commissione ha deciso che per la fase congressuale la decisione non era “applicabile”. Via libera, quindi, al ‘numero uno’ del Pd ennese, che infatti ha vinto sul candidato renziano con il 98,5 percento delle preferenze in più. Diversa la situazione a Messina e Caltanissetta, dove il candidato è unico. Basilio Ridolfo nella città sullo stretto è il candidato dei cuperliani, del Megafono e anche dei renziani, esclusione fatta per una ‘frangia’ dei sostenitori del sindaco di Firenze che si è dissociata ma non ha presentato altre candidature.
A Caltanissetta, invece, Giampaolo Alario e Giuseppe Alessandro Lo Giudice hanno ritirato la propria candidatura in virtù di un accordo fatto tra tutte le aree democratiche a sostegno di Giuseppe Gallé. Restano le altre province. A Siracusa il candidato renziano Liddo Schiavo era stato escluso perché dimessosi in ritardo dalla carica di assessore della giunta Garrozzo, salvo poi essere riammesso grazie alla decisione della commissione di garanzia, sfida la candidata dei cuperliani con in testa il deputato regionale Bruno Marziano, Carmen Castelluccio.
A Ragusa, invece, gli sfidanti sono tre: Giuseppe Calabrese, Mario D’Asta e Giovanni Denaro. A Trapani corrono per la segreteria provinciale Marco Campagna e Mino Spezia, mentre ad Agrigento si scontrano Giovanna Iacono e Peppe Zambito, entrambi cuperliani, e Pippo Sinesio dell’area che fa capo a Matteo Renzi. E poi c’é il capoluogo, dove lo scontro è all’ultimo sangue. Partito in vantaggio il candidato dell’area RifayPd di Antonello Cracolici e ‘Nuovo corso Pd’ di Crisafulli, Antonio Rubino, negli ultimi due giorni Carmelo Miceli, sostenuto invece dai renziani di Faraone e Ferrandelli, dal segretario regionale Giuseppe Lupo, dai lettiani di Pino Apprendi e dal Megafono di Rosario Crocetta, lo ha sorpassato.
Stamattina la distanza tra i due era di qualche centinaia di voti, ma i congressi nei circoli del palermitano andranno avanti fino a mezzanotte. E le assemblee provinciali che dovranno ratificare i voti, previste per domani, sono state rimandate a data da destinarsi. Ma, comunque vada, domani si sarà conclusa l’ennesima battaglia ‘al veleno’ nel Pd siciliano.