MESSINA – Un ergastolo e numerose condanne per quasi cento anni di carcere nell’aula della Corte d’Assise d’appello di Messina, dove è stata letta la sentenza del processo di secondo grado “Vivaio”. Confermato quasi in toto l’impianto accusatorio dell’indagine della Direzione distrettuale antimafia messinese, che fece emergere gli interessi illeciti gestiti nel barcellonese dalla cosca mafiosa dei Mazzaroti dal 2003 in poi. Un intreccio che andava dall’omicidio all’estorsione, dagli appalti all’interno della discarica di Mazzarà Sant’Andrea, fino allo smaltimento illegale di rifiuti speciali.
Ecco nel dettaglio le condanne: ergastolo per Aldo Nicola Muanfò, accusato dell’omicidio del camionista Antonino Rottino; 16 anni per Tindaro Calabrese; 7 anni e mezzo per Carmelo Bisognano; 8 anni e mezzo per Alfio Giuseppe Castro; 8 anni e 8 mesi ad Agostino Campisi; 8 anni per Sebastiano Giambò, Michele Rotella e Nunziato Siracusa, 9 anni per Carmelo Salvatore Trifirò; 2 anni per Giuseppe Triolo, Aurelio Giambò, Thomas Sciotto e Bartolo Bottaro. Assolti per non aver commesso il fatto Cristian Giamboi, Antonino Calcagno e Salvatore Campanino
Tutti i condannati sono stati interdetti dai pubblici uffici e a contrarre con le pubbliche amministrazioni. Numerosi risarcimenti anche per le parti civili: per i Comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Furnari, Mazzarrà Sant’Andrea e Terme Vigliatore, per l’Associazione Antiracket “Ugo Alfino, per l’Associazione Antiracket Etnea, per la Federazione Antiracket italiana, per l’Edil Scavi Spa, per la Mediterranea Costruzione Srl. Nella sentenza viene riconosciuta una somma anche a Legambiente Sicilia, rappresentata e difesa dall’avvocato Aurora Notarianni. Proprio la presenza di Legambiente nel processo ha permesso ai giudici di avere un quadro ancora più chiaro del modo di agire della cosca mafiosa di Mazzarrà all’interno del sistema ecomafia.