PALERMO – “Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria – per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica – sto effettuando ulteriori esami e controlli”.Lo dice in una nota all’ANSA l’ex senatore Dell’Utri.
“Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo – spiega l’ex senatore -. Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e fumus nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente”. “Mi auguro – conclude – quindi che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente”.
Le procedure di ricerca internazionale
Sono state attivate – a quanto si apprende – le procedure per le ricerche a livello internazionale di Marcello Dell’Utri. La richiesta in tal senso è stata inoltrata dalla procura generale di Palermo e ha poi seguito l’iter di routine attraverso gli uffici amministrativi del ministero della Giustizia.
La storia
Lo cercavano per notificargli un ordine di arresto, ma Marcello Dell’Utri era irreperibile, prima della sua nota all’Ansa. Per martedì si attende la sentenza definitiva della Cassazione che deciderà sulla condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dopo il no a due richieste di divieto di espatrio avanzate dalla Procura generale di Palermo, ieri i giudici della Corte d’appello del capoluogo siciliano hanno firmato l’ordinanza di custodia cautelare. Perché per un reato come l’associazione mafiosa l’unica possibile misura restrittiva della libertà personale per evitare la fuga di un imputato è la custodia cautelare in carcere.
Le notizie si sono susseguite fra conferme e smentite. Si era parlato di una fuga in Libano dove Dell’Utri si sarebbe rifugiato grazie a uno due passaporti diplomatici di cui è in possesso (notizia poi smentita dal ministero degli Esteri). Alcune fonti, contattate dall’agenzia Ansa a Beirut, dicevano che l’ex senatore era in viaggio su un aereo Parigi-Beirut il 24 marzo. Un uomo – che ha chiesto di restare anonimo – ha riferito all’agenzia che Dell’Utri ha viaggiato “in business” ed ha assicurato di averlo visto ritirare il bagaglio una volta atterrato e uscire dall’aeroporto.Di certo c’è che i poliziotti della Dia non lo hanno trovato nella sua casa di Milano. Di posti dove rifugiarsi all’estero Dell’Utri ne ha diversi: oltre al Libano, anche Guinea Bissau, Santo Domingo.
La richiesta di arresto da parte della Procura generale, l’ufficio giudiziario diretto da Roberto Scarpinato, arriva alla luce di nuovi elementi investigativi nuovi. Ci sarebbero delle intercettazioni, eseguite dalla Procura di Roma e trasmesse a Palermo, nel corso delle quali il fratello del senatore, Alberto Dell’Utri, parlando con il titolare di un ristorante della Capitale, farebbe riferimento alla Guinea come un paese dove sarebbe facile ottenere un passaporto diplomatico. E sempre nel corso della conversazione captata si farebbe riferimento anche all’incontro fra Marcello Dell’Utri e un politico libanese. Già nel marzo 2012, alla vigilia della sentenza definitiva, allora la Cassazione stabilì che si doveva celebrare un nuovo processo, Dell’Utri era all’estero, probabilmente a Santo Domingo, paese di cui ha la cittadinanza, e dove ha acquistato una villa con i soldi della vendita, all’amico Silvio Berlusconi, della sua residenza sul lago di Como.
Nel marzo 2013, quando la Corte d’appello lo condanno a sette anni il procuratore generale Luigi Patronaggio chiese l’arresto di Dell’Utri, ma i giudici della Corte d’appello sostennero che allora non c’era pericolo di fuga.