PALERMO – Da un lato c’è il pm minacciatissimo e sotto scorta. Dall’altro la figlia del cronista-eroe ucciso da Cosa nostra e, fino a oggi, deputata europea. L’antimafia militante entra a piedi uniti nelle ultime ore di campagna elettorale: obiettivo, la candidatura di Giovanni Fiandaca, schierato dal Partito democratico e finito sotto i riflettori più di ogni altro da una settimana a questa parte.
Il primo a dare fuoco alle polveri è Nino Di Matteo. Che di Fiandaca non dice il nome, ma traccia un identikit: “Più volte un illustre esponente di questa facoltà, candidato al più importante partito della maggioranza – attacca durante un’iniziativa a Giurisprudenza il pm che ha in mano le indagini sulla Trattativa – ha rivendicato un suo diritto-dovere di criticare l’operato dei magistrati. Giusto, sacrosanto, ma prima di affermare di volere demolire un’impalcatura accusatoria giuridicamente discutibile, quel professore avrebbe dovuto avvertire lo stimolo a una più approfondita conoscenza degli atti processuali”. Di Matteo, poi, passa all’attacco: “Sinceramente – continua – non mi ero accorto delle carriere politiche oggetto della polemica da parte del professore mi sembrava che l’unica carriera promettente fosse quella del professore candidato”.
Passano pochi minuti, e a rincarare la dose è Sonia Alfano: “Mi preoccupa anche il modo in cui viene affrontato in questa campagna elettorale il tema della mafia e dell’antimafia, e penso che sarebbe un tragico errore demolire il lavoro fatto da me e dai parlamentari in Commissione antimafia europea durante questa legislatura. Bisogna invece motivare l’Europa a condividere uno spazio comune di lotta alle mafie: un tema che ancora vedo sottovalutato. Mi dispiace pure – continua Sonia Alfano – che in questa campagna elettorale si riproponga l’approccio negazionista del periodo stragista e del rapporto Stato-mafia”. Una definizione, il negazionismo, che qualche giorno fa Rosario Crocetta aveva usato per definire proprio Fiandaca. Il cui nome, subito dopo, viene citato esplicitamente da Sonia Alfano: “Se penso a quanto detto dal professore Fiandaca, candidato del Pd, che è uno degli esponenti del negazionismo della trattativa Stato-mafia, tutto ciò rischia di diventare una conferma. Negare la trattativa e il coinvolgimento di pezzi delle istituzioni nella decisione di sacrificare magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine per asservire la volontà di Cosa Nostra è negare verità storiche e processuali: tutto ciò nuoce ad un paese che deve liberarsi dalla mafia”.
Il pm che indaga sulla Trattativa: "Quel professore avrebbe dovuto avvertire lo stimolo a una più approfondita conoscenza degli atti processuali". L'eurodeputata uscente: "Negare la trattativa è negare verità storiche e processuali".
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