Rottamiamoci da soli - Live Sicilia

Rottamiamoci da soli

Una lettera a Renzi in occasione della sua visita in Sicilia. E dalle risposte abbiamo capito che possiamo farcela, senza l'aiuto di nessuno.

Cosa resta del blitz di Matteo Renzi a Gela e Termini Imerese? Cosa rimane della letterina che abbiamo deciso di scrivergli, perché speriamo davvero che “Sicilia” e “Rottamazione” diventino sinonimi (e dato che l’uomo di Firenze detiene il copyright della seconda era giusto metterlo a parte della macchinazione)? Cosa c’è da prendere delle promesse che ogni premier ha lasciato al passaggio su questa terra ai confini, come un profumo, un’essenza di libertà fin qui traditi? Quello che c’era da prendere lo abbiamo già preso. E siamo rimasti confortati, ma non a causa di Renzi, per i siciliani che hanno risposto all’appello che abbiamo pubblicato, leggendo e reagendo.

E’ stato corroborante scorrere i commenti a contorno della missiva idealmente spedita al ‘Caro Matteo’. Perché adesso lo sappiamo con certezza. La Sicilia non ha bisogno di re, né di medici miracolosi, paracadutati da un altro mondo, come è accaduto in passato. Può salvarsi. Può farcela da sola. Quei commenti – anche nella contraddizione, perfino nella colluttazione verbale che promettevano – rappresentano un tesoro prezioso, un grimaldello per scardinare la cassaforte della cattiva politica. Ci sono tantissimi siciliani incazzati e onesti – leggere per credere – che hanno dato fiato ai loro sogni e allo loro rabbia, con parole ferme di resistenza. Che hanno reagito con determinazione e voglia di lottare. Che hanno sottoscritto la nostra lettera per dire, anzi per urlare, che è arrivato il momento di voltare pagina. Perché o si volta pagina o non ci saranno più pagine da voltare. E non ci sarà nessun libro da sfogliare. E la Sicilia sopravviverà come una leggenda nera, da tramandare oralmente, quintessenza dello sfascio e della rovina.

Un po’ ci contavamo. Il messaggio nella bottiglia dall’Isola dannata, nominalmente indirizzato a Palazzo Chigi, covava una geografia diversa, nel doppiofondo del suo concepimento. Era destinato ai siciliani perbene. Che sono accorsi in massa. Non rinneghiamo i presupposti della nostra posizione. Ci attendiamo l’apertura di un orizzonte da Matteo Renzi, nel nostro interesse di cittadini, nel suo rendiconto di uomo di governo con l’ambizione di durare. Aspettiamo proposte, idee, soluzioni concrete. Il premier ha affermato che sarà il Sud a trainare il Paese? Benissimo, è giunto il momento di inverare la teoria con i fatti. Troppe eccellenze si sono affacciate sul limitare di queste contrade, per promettere, magnificare, invitare al sogno, e poi – a granaio di voti pieno – si sono dileguate, rimangiandosi il loro stesso onore.

La politica romana deve imparare, invece, che la Sicilia è il punto irrinunciabile di ogni rivoluzione. Non vogliamo più favori, finte scorciatoie o paternalismi assortiti: tutto materiale di clientelismi criminali, oro nelle tasche di notissimi marpioni locali. Vogliamo che i politici “di dentro e di fuori” guardino i siciliani negli occhi e li trattino da pari a pari, secondo i registri di un confronto schietto, con scadenze precise, date indifferibili, soluzioni verificabili. Vogliamo che Matteo Renzi prenda a cuore il destino di questa terra. Se fallirà qui, il suo fallimento sarà nazionale, il Sud sarà lo stoppino con cui l’acredine popolare darà fuoco alle polveri.

Il paesaggio è desolante. LiveSicilia raccoglie ogni giorno la voce di qualcuno che non regge più. Vorremmo abbracciarle tutte le persone che si rivolgono al nostro giornale-comunità per donarci gocce intime di amarezza, per cercare sollievo, per trovare una vicinanza. Vorremmo possedere risorse e maggiori argomenti per venire incontro a chi cerca in noi almeno la memoria di se stesso, nello sfacelo economico che la sua vita gli ha imposto. Purtroppo, possiamo appena raccontare, offrire il poco conforto delle parole di un amico. Proprio nelle parole che scambiamo con i lettori – tutti cari, alcuni carissimi per antico affetto – sentiamo spesso una rassegnazione che ci fa male.

Ma c’è anche qualcosa di diverso, come dimostrano le voci che hanno punteggiato la lettera a Matteo. C’è una Sicilia che già conosce il sentiero di un’equa rottamazione, della rivoluzione che non taglia le teste, perché preferisce modificare i comportamenti sbagliati a saldo zero, senza vittime innocenti o colpevoli. C’è una piccola patria siciliana che ha capito che la buona politica non è una concessione, perché è un diritto. E ha compreso che il lavoro non è un favore, perché è una prerogativa della dignità. C’è un popolo coraggioso e trasversale che finora non ha avuto modo di mettersi in mostra. Eppure esiste. Lo incontriamo per strada ogni giorno e non lo riconosciamo abbastanza.

Vincerà la bellissima idea della Sicilia nuova, vecchia nelle sue sconfitte, rinnovata nella sua speranza? Cancelleremo con una ics rossa la solitudine che ci strangola (la stessa ics rossa proposta nella foto, come estrema provocazione)? Chissà. Sappiamo però che siamo al bivio finale e che non ci saranno altre occasioni nel montare inarrestabile dell’ira e della fame. L’abbiamo appreso anche con una letterina che ha toccato il cuore dell’indignazione e dei sogni di tanti. Ora sappiamo, una volta di più, che ci sono siciliani per cui vale la pena di lottare, di non arrendersi mai.


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