PALERMO – Era il 5 ottobre del 2011 quando per i fratelli Billitteri scattarono per la prima volta le manette. Considerati i “gestori” dello spaccio della zona di Belmonte Chiavelli, Ferdinando e Umberto Billitteri, furono trovati in possesso di quattro chili di marijuana e centoventi grammi di cocaina già confezionati in dosi pronte per la vendita. Sul telefonino di Ferdinando gli investigatori trovarono inoltre gli sms con cui il giovane avvertiva il fratello di far sparire la droga: le tentarono tutte per farla franca, cercando anche di nascondere i soldi incassati con lo spaccio, ma quel giorno dovettero assistere impotenti al blitz dei poliziotti del commissariato Brancaccio, che passarono al setaccio il magazzino in cui i pusher custodivano la droga.
Quel blitz fu uno dei tasselli che ha condotto oggi, agli otto nuovi arresti eseguiti dal Gico della guardia di finanza durante l’operazione “Restart”. Il deposito fu individuato subito dopo il fermo di Ferdinando Billitteri, che in quel magazzino avrebbe nascosto marijuana e cocaina insieme a Valerio Lo Iacono, anche lui finito in manette. Il fratello Umberto, prima di essere rintracciato, tentò di sottrarre alla perquisizione una somma di denaro in contante, aiutato da Alessandro Lo Giudice, come le intercettazioni hanno accertato.
Durante le fasi concitate dell’intervento della polizia, infatti, il pensiero di Umberto Billitteri fu quello di cercare di salvare il salvabile. Prima chiese tramite sms al fratello come andassero le cose: “Cosa e successo? Tutto apposto?” e Ferdinando riuscì a rispondere nonostante la presenza dei poliziotti: “Leva tutto da casa x si e per no”. Bisognava ripulire tutto, anche l’abitazione. Ma c’era poco tempo. Per questo Umberto avvisò chi poteva e chiese aiuto ai complici. Anche la fidanzata fu informata di cosa stava accadendo: “Amo, forse hanno beccato a Pilo (il soprannome di Ferdinando Billitteri, ndr), ci sentiamo dopo“. E così fu. Il fratello era ormai finito in trappola e così Umberto telefonò a Lo Giudice chiedendo l’aiuto di un certo Darlo.
Alex: Che c’è...
Umberto: Eh… Alex
Alex: Eh...
Umberto: Fai venire a Darlo?
Alex: Darlo deve venire?
Umberto : Si, subito… è urgente!
Alex: (rivolgendosi a Darlo) Darlo, vacci subito, è urgente! Là, a Chiavelli da te?
Umberto: Si, però digli che ci sono gli sbirri e deve fare il giro… non lo so… vede lui!
Alex: (rivolgendosi a Darlo) Ci sono gli sbirri e devi andare là… e come… e come… ?
Umberto: … come se stesse andando a casa sua…
Alex: Ah, va bene! (rivolgendosi a Darìo) Fai finta che stai andando a casa tua
Umberto: Ciao, ciao…
Nel frattempo Umberto Billitteri incontrò Valerio Lo Iacono. I complici cercarono di trovare una soluzione, di fare sparire il resto della droga, ma allo stesso tempo si interrogarono su chi potesse essere stato a “mandare gli sbirri”.
Valerio: “…A mare siamo Umbè!”
Umberto: “Devi capire una cosa, che quello che ha mandato questi sbirri… chi ha mandato questi sbirri gli ha dato il numero civico… tutte cose… tutto… perciò ti devi stare calmo”
Valerio: “Gli hanno dato il numero civico… hanno fatto la chiamata con il numero… sono entrati pure dentro … stanno aspettando i cinofili… mamma mia, cucì… mamma mìa cucì… sono consumato, cucì! …
Umberto: C’è pure il tuo motore li dentro?! è intestato pure a te?!
Valerio: “Soldi… ci sono pure… che li doveva dare pure a quello…
Umberto: “Minchia, qua stanno puntando”
Valerio: “Mi ha visto? Tu dici che mi ha visto?”
Umberto: ...a coca…
Valerio: “I cinofili stai attento…. i cinofili ci sono… è tuo fratello”
Umberto: “Lo sai di che cosa ho paura che ci sono le mie impronte e rimaniamo incagliati tutti e due e due e vediamo chi deve andare a cantare. Ormai ha finito dì cantare perché tutto il materiale se lo stanno portando… ci stanno dicendo al telefono che ci sono pure io… ti sembra che al telefono non glielo stanno dicendo che si sono pure io?… Già ce lo avranno detto…
Valerio: “Loro sentono rumori all’interno…. minchia qui stanno puntando… mi ha visto? Tu dici che mi ha visto? Ieri gli ho detto: ce ne dobbiamo andare Pilo… sentimi a me… sentimi che ce ne dobbiamo andare.,. Umbè… è stata invidia, Umbè… ce l’hanno voluta mettere in culo, ce l’hanno voluta mettere”. Ad avvisare dell’arrivo della polizia a casa dei fratelli Billitteri, fu la sorella, che scrisse tramite un sms ad Umberto “Sono qui da noi. Hanno preso a Pilo e ora cercano te”. Quel giorno la polizia sequestrò, oltre alla droga, tutto il materiale per il confezionamento e duemila e trecento euro in contanti.