Crocetta all'Ars: "Il no alle trivelle?| Scelta miope, illogica e illegale" - Live Sicilia

Crocetta all’Ars: “Il no alle trivelle?| Scelta miope, illogica e illegale”

Valentina Zafarana dei 5 Stelle mostra il cappello texano per Crocetta

Dibattito acceso a Sala d'Ercole. Il presidente: "Se impediamo le trivellazioni saremmo l’unica regione al mondo che non sfrutta le proprie ricchezze". Ma Ardizzone: "Non è vero che le imposte resteranno in Sicilia. Bisogna ridiscutere i rapporti col governo di Roma". E la Zafarana regala a Crocetta il cappello alla JR

Palazzo dei Normanni
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PALERMO – Il presidente della Regione Rosario Crocetta arriva a Sala d’Ercole per il dibattito sulle trivellazioni e dopo un inizio apparentemente conciliante, attacca con forza e ironia tutti gli oppositori del progetto: “Avete creato un mostro immaginario!”, ha detto in apertura di seduta.

Il governatore ha ribadito più volte, e con toni sostenuti, che “l’attività industriale in sé non è un crimine”. “Se impediamo le trivellazioni – ha detto il presidente – non avremo che due fregature: la prima è che saremmo l’unica regione al mondo che non sfrutta la ricchezza naturale del proprio sottosuolo, per dare nuove opportunità occupazionali ai suoi abitanti; e contribuiremmo all’indebitamento dell’Italia, che dovrebbe continuare a importare petrolio quando invece ce l’ha”.

Per Crocetta, tra l’altro, è ingiustificato parlare di rischi ambientali: “Dove sta il rischio se il petrolio estratto passa da un tubo a un altro tubo?”, chiede ai deputati presenti in Aula. “Invece di pensare al fatto che abbiamo una grande opportunità di crescita, pensiamo soltanto al fatto che avremmo quattro pompe operanti nel nostro territorio”, urla al microfono.

“Inoltre – spiega il presidente della Regione, contrastando il vocìo dell’Aula – su quali basi potremmo impedirlo? Su quali basi la Regione siciliana potrebbe mettere un divieto assoluto? Lo ignoriamo. È miope, illogico, irrazionale, illegale”.

Per Crocetta, anzi, la Regione per la prima volta dal dopoguerra si sta assumendo una responsabilità che altri presidenti hanno soltanto fatto finta di non vedere. “Con il protocollo che vogliamo approvare – dice – vogliamo mettere fine a questi a quasti arbitri che consentono di fatto l’uso indiscriminato del nostro territorio”.

“Non daremo una sola autorizzazione – assicura il governatore – che non sia rispettosa dell’ambiente, del paesaggio e della salute dei cittadini. Tra l’altro, l’intenzione è quella di lavorare soltanto con le aziende che hanno sede legale in Sicilia, così che oltre alle royalties, incasseremmo anche le imposte pagate sull’attività produttiva. Il petrolio lo daremo soltanto a chi darà i soldi alla Sicilia. Poi, ognuno di voi è libero di continuare a opporsi soltanto per ragioni ideologiche”.

Un discorso quasi senza riprendere fiato quello di Crocetta, che al termine dell’intervento lascia l’aula, subito ripreso dal presidente di Sala d’Ercole Giovanni Ardizzone: “È necessario che ascolti il dibattito parlamentare, non mi sembra il caso di sospendere l’Aula per una sigaretta. Anch’io ho delle dichiarazioni da fare”.

Anche il presidente dell’Ars, infatti, ha delle cose da dire: “Stiamo portando le lancette indietro di 60 anni in Sicilia, a quando la scoperta del petrolio nel nostro sottosuolo riaccese la speranza nei siciliani. Ma non è vero – sottolinea Ardizzone – che le imposte di produzione pagate in Sicilia rimarrebbero in Sicilia: per questo è necessario far approvare al Parlamento nazionale la modifica dell’articolo 36 del nostro statuto”. Da tempo, ormai, il presidente dell’Ars punta a questo risultato e ha coinvolto per questo anche tutti i parlamentari siciliani di Camera e Senato, a prescindere dalle appartenenze politiche.

Dopo i due presidenti, è iniziato il dibattito, con gli interventi di un solo rappresentante per gruppo, ma il presidente della Commissione Ambiente, il pentastellato Gianpiero Trizzino, ha preso la parola per smentire – carte alla mano – i termini dell’accordo della Regione siciliana sulle trivellazioni off shore. Per il grillino Crocetta le avrebbe autorizzate, per il governatore, invece, le autorizzazioni della Regione riguardano soltanto impianti per gas e metano, mentre l’off shore riguarda accordi del governo nazionale su cui la Regione siciliana non ha competenze.

Per il Movimento 5 Stelle è intervenuta Valentina Zafarana, infuriata perché “l’Aula deve decidere se votare o meno un ordine del giorno preparato dalla maggioranza, forse dal deputato Ferrandelli che parla in dissenso al suo gruppo, senza che il documento sia arrivato a tutti i gruppi e a tutti i deputati. Anche noi abbiamo preparato un ordine del giorno, a firma di Matteo Mangiacavallo. Noi non ci arrendiamo alla politica del meno peggio”. La deputata ha elencato poi una lista di incidenti legati all’estrazione petrolifera che stanno causando danni irrevocabili all’ambiente, il più recente a Israele, e, in conclusione, per rimarcare la definizione data di Crocetta, “texano”, ha portato al presidente della Regione un cappello bianco stile JR di Dallas.

Il deputato Giorgio Assenza è intervenuto poi per i parlamentari regionali di Forza Italia: “L’ordine del giorno presentato dai gruppi di maggioranza è riduttivo e significa tornare indietro rispetto alla volontà espressa dal Parlamento regionale di rivolgersi alla Corte Costituzionale per bloccare l’articolo 38 dello Sblocca Italia”. “Il presidente Crocetta – prosegue Assenza – si arroga diritti e poteri che il nostro Statuto nemmeno lontanamente gli attribuiscono”.

“Quando si sceglie soltanto la via giudiziaria vuol dire che la politica è morta”, ha replicato il presidente Ardizzone, prima di leggere i tre punti principali dell’ordine del giorno che si sta discutendo oggi in Aula e che “impegna il governo della Regione a mettere in atto ogni azione utile affinché i piani che disciplinano l’utilizzo di aree territoriali non siano stabiliti con provvedimenti adottati unilateralmente dal governo nazionale ma piuttosto con il coinvolgimento delle autonomie locali e, dunque, della Regione siciliana in sintonia con le disposizioni e le prerogative sancite dallo Statuto regionale; ad adoperarsi affinché si proceda all’instaurazione di appositi tavoli di confronto politico-istituzionali tra soggetti rappresentanti del governo nazionale e del governo regionale, con il coinvolgimento anche degli Enti locali, onde poter pervenire alle necessarie modifiche dell’articolo 38; ad adottare ogni iniziativa utile e idonea a tutelare, in particolare, gli interessi della Regione siciliana alla salvaguardia dell’integrità e della sicurezza del proprio patrimonio ambientale e, al contempo, ad assicurare nel rispetto del principio di autonomia finanziaria, il riconoscimento della titolarità della Regione siciliana al gettito delle imposte connesse all’attività di estrazione”.
Il dibattito è poi proseguito con il deputo di Ncd Vincenzo Fontana, per cui la situazione economica siciliana è tale per cui sembra inevitabile “piegarsi agli interessi delle lobby economiche, c’è bisogno di occupazione, ma anche l’estrazione del gas è molto pericolosa per l’ambiente, quindi chiediamo al presidente Crocetta di provare a rivedere, in sede di accordo, i limiti delle autorizzazioni da concedere”.
“La ricerca petrolifera e la raffinazione sono modelli fallimentari per la Sicilia – ha detto Gino Joppolo, della Lista Musumeci – e non capisco perché stiamo discutendo un nuovo ordine del giorno quando il 12 novembre scorso abbiamo votato e approvato quello del Movimento 5 Stelle di uguale contenuto e che anzi si spingeva fino a chiedere il blocco  dell’articolo 38 dello Sblocca Italia”.
Ardizzone ha ribadito quindi che, anche nel rispetto dell’ordine del giorno già votato, la discussione di oggi serve per trovare una soluzione politica e legislativa prima che giudiziaria. “Se non si raggiunge l’obiettivo – chiarisce Ardizzone – rimane valido l’ordine del giorno del Movimento 5 Stelle che impegna il presidente della Regione ad  impugnare per incostituzionalità, la legge di conversione del  decreto-legge, c.d.  Sblocca Italia nelle parti ritenute incostituzionali. L’ordine del giorno dell’onorevole Ferrandelli è già stato assorbito”.
Nel bel mezzo delle proteste, con il deputato del Partito democratico Ferrandelli che chiedeva la parola e mentre i parlamentari Joppolo, Musumeci e Assenza lasciavano l’Aula, il presidente dell’Ars ha messo ai voti l’ordine del giorno n. 391, che è stato approvato.

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