PALERMO – “Il governo Crocetta è apparso debole nei confronti dell’esecutivo nazionale, il caso dei Fondi Pac è emblematico. Sulle Province siamo partiti per primi e stiamo arrivando per ultimi. Nessun bilancio a fine dicembre: una cosa del genere non si è mai vista”. È il giorno degli auguri. Ma anche delle “stoccate”. E il presidente dell’Ars Ardizzone non le risparmia al governatore: “Spero che il 2015 sia molto diverso”.
Lo spunto per l’affondo della prima carica dell’Assemblea è fornito dal “caso” dei Fondi Pac non ancora spesi, che il governo Renzi ha sottratto alle Regioni del Sud, compresa la Sicilia: “Non sono per le crociate – ha detto Ardizzone – ma credo sia giunto il momento di mettere alcune cose in chiaro con l’esecutivo nazionale. Non può continuare a spogliare la Sicilia, tra l’altro facendo ricorso costantemente a voti di fiducia. Così la politica si riduce a una prova di forza che non fa bene a nessuno”. Ma Crocetta, secondo Ardizzone, avrebbe potuto fare di più: “Certamente il governo regionale – dice infatti – dovrebbe apparire più forte nei rapporti con Roma e dovrebbe far valere le nostre prerogative, sancite dallo Statuto. Il governo della Basilicata, ad esempio, pur essendo dello stesso colore del governo Renzi non ha esitato a far ricorso contro l’articolo 38 dello ‘Sblocca Italia’, quello che ha aperto alle nuove trivellazioni. L’Assemblea siciliana, tra l’altro, – prosegue Ardizzone – ha approvato un Ordine del giorno che impegna il governo Crocetta ad avanzare ricorso contro quell’articolo. Spero lo faccia presto”.
Ma intanto, c’è da mettere i conti a posto. E Ardizzone, sul tema, non ha nascosto le proprie preoccupazioni: “Stiamo attraversando – ha ammesso – una fase di grande difficoltà. Non c’è ancora uno straccio di bilancio: è una situazione inconsueta e anomala. L’ultimo rinvio in giunta è addirittura disarmante, siamo fuori tempo massimo e adesso non si può pretendere che la commissione bilancio porti avanti una analisi approfondita degli atti. Leggo sulla stampa, visto che non esiste ancora alcun atto approvato dalla giunta, che si farà ricorso all’esercizio provvisorio addirittura per quattro mesi. Mi auguro che in quel periodo non venga bloccata l’Aula. Dobbiamo lavorare sodo a cominciare dalla riforma delle Province che va approvata prestissimo: su questo piano siamo partiti per primi, ma rischiamo di arrivare per ultimi”.
Ma sull’attività legislativa, Ardizzone lancia un monito: “Voglio ricordare che le leggi le fa il parlamento, non la giunta. Siamo nelle condizioni di andare avanti anche senza il governo. Crocetta dice che la scarsa produttività è legata alla discussione di mozioni inutili? Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni sono previste dal regolamento dell’Ars. Ed è giusto che il parlamento eserciti la propria funzione di controllo nei confronti dell’esecutivo”.
Non è mancata, poi, una “difesa d’ufficio” dell’Assemblea regionale e della Sicilia: “Quante sciocchezze sono state dette sui costi del Parlamento regionale: non consento – ha detto Ardizzone – ad alcuni ciarlatani, che non accomuno ai giornalisti siciliani, di continuare a dire che siamo il Parlamento che costa di più. Ho scoperto, per esempio, che alcune Regioni pagano il personale dei propri Consigli regionali. Noi abbiamo ridotto le auto blu, ad esempio, mentre no mi risulta che lo stesso abbia fatto il governo nazionale”.
Ardizzone ha poi ricordato che con la legge 1 del 2014, “l’Ars si è sganciata dal Senato” e ha sottolineato che l’Assemblea applica il tetto massimo dei 240 mila euro, stabilito dal decreto Renzi, al proprio personale “Mentre quello da 160 mila che era stato indicato dal presidente Crocetta, non mi risulta abbia mai prodotto effetti, se non per alcuni pensionati”. E a proposito del numero dei forestali, spesso elemento di critica da parte dei media nazionali, Ardizzone ha detto: “Sono 1.200 i lavoratori del Corpo forestale e non 30 mila, perché questo dato si riferisce a personale stagionale: in Sicilia con uno stipendio si pagano tre persone”.
“Ancora non ho visto e non ho letto – insiste Ardizzone – di un solo decreto di sospensione di parlamentari nazionali che hanno subito condanne: sul caso di Totò Cuffaro ho chiesto e applicato un parere dell’Avvocatura dello Stato che poi ho trasmesso a Camera e Senato. Il codice penale si applica ai consiglieri regionali, ai sindaci e a maggior ragione ai parlamentari nazionali: perché il Parlamento nazionale non ha assunto ancora alcuna decisione A meno che – ha aggiunto Ardizzone – non dicano che quel parere dell’Avvocatura sia sbagliato, ma devono dirlo”.