PALERMO – Ai cuperliani del Pd non piacevano. Non piacevano affatto gli uffici di gabinetto. Non piacevano quegli incarichi dati agli amici, ai fedelissimi, ai compagni di partito. Quella protesi del potere, utile al singolo deputato, al politico più o meno dentro alle istituzioni, per gestire, amministrare, decidere. Non piacevano. Fino a qualche mese fa. Quando, per essere precisi, gli esponenti del Pd più “scontenti” nei confronti del governo Crocetta, non avevano nemmeno gabinetti da gestire. Cioè assessori “in quota”, come si dice.
Il “Crocetta bis”, quello senza i cuperliani era, per dirla con le parole di Antonello Cracolici, un governo di “camerieri e gabinettisti”. Quella era “la giunta delle molliche”, dove qualche esponente democratico come, giusto per fare un nome, l’attuale sottosegretario Davide Faraone, portava avanti azioni “di piccolo cabotaggio”, piazzando gli amici in quegli uffici di sottogoverno. Anzi, di “dentrogoverno”, visto il carattere fiduciario alla base di quelle nomine.
Ma quei gabinetti non piacevano ai cuperliani. Al punto da mettere quel dissenso nero su bianco. No, non sulle pagine di un giornale, ma addirittura tra i moduli tramite i quali vengono presentati gli emendamenti ai disegni di legge dell’Ars. In particolare alla Finanziaria scorsa. Era la fine di giugno. Sei mesi, non una vita fa. “In un momento come questo, caratterizzato dalla necessità di ridurre le spese e i costi della pubblica amministrazione, – commentava saggiamente uno dei ‘cuperliani’ più vivaci, Antonello Cracolici – il governo regionale dovrebbe dare il buon esempio con un segnale forte: per questo – annunciava – ho presentato un emendamento che prevede l’azzeramento dei contratti esterni negli uffici di gabinetto. D’altronde credo che gli assessori non avranno difficoltà a trovare, fra i dipendenti regionali, – aggiungeva Cracolici – le professionalità di cui hanno bisogno. Mi auguro che in parlamento questa proposta possa trovare sostegno anche perché non si comprende come si possano chiedere sacrifici ai cittadini, e poi opporsi ad una norma che riduce i costi. A meno che – concludeva il parlamentare – qualcuno non intenda difendere il ‘governo dei gabinetti’ e l’idea che questi uffici possano essere usati per piazzare parenti e amici”.
La norma alla fine non passerà. E Cracolici, a dire il vero, la dimenticherà in fretta. È bastato che il “governo dei gabinetti”, come lo definì il presidente della commissione affari istituzionali all’Ars, venisse sostituito, dopo un tira e molla lacerante e a tratti imbarazzante, dal “governo di altissimo profilo”. Il governo della svolta. Il governo della nuova alba, del nuovo giorno. Il governo dell’unità.
Quel rimpasto ha avuto, per i cuperliani, lo stesso effetto del mitico fiore di loto. Tutto dimenticato. Persino gli attacchi sugli amici dei renziani piazzati un po’ dovunque. Persino quell’accorato passaggio sui sacrifici chiesti ai siciliani. Tutto dimenticato. E così, ecco spuntare tra gli uffici di gabinetto del “governo di alto profilo” Antonio Rubino, tra i più stretti collaboratori sia di Antonello Cracolici che del segretario regionale Fausto Raciti e responsabile organizzativo del partito. Collaborerà con l’assessore al Lavoro Bruno Caruso, che nel frattempo aveva scelto, come segretario particolare Jacopo Torrisi, vicino a Concetta Raia (ma già presente negli uffici di gabinetto dei passati governi). Sempre con Caruso, assessore chiaramente indicato dai “cuperliani”, ecco anche Ignazio Di Dio, vicino al deputato gelese Giuseppe Arancio, mentre Nino Amato può vantare come sponsor l’ex sindacalista Cgil Mariella Maggio. Tutti della stessa area. Quella degli “ex scontenti”.
Ma tra gli esponenti di partito una volta dissidenti, finalmente accontentati dal prestigioso profilo della nuova giunta, ecco Enzo Napoli, segretario provinciale del Pd a Catania: lavorerà a stretto contatto con Cleo Li Calzi, assessore assai gradito ad Antonello Cracolici. Con la nuova responsabile del Turismo, ecco l’agrigentino Salvatore Gaziano, vicino al parlamentare e sindaco di Bivona Giovanni Panepinto, Maurizio Ruggeri (vicino al deputato messinese Filippo Panarello) e Fabio Arena (sponsorizzato dal parlamentare ennese Mario Alloro, a sua volta vicino a Mirello Crisafulli).
Ovviamente, questi si aggiungono agli esponenti dell’area del Pd che, per usare sempre Cracolici, erano già avvezzi a quei ruoli negli uffici di staff. Tra questi, due fedelissimi di Davide Faraone come Gandolfo Librizzi (con Alessandro Baccei all’Economia) e Dario Chinnici (con Vania Contrafatto all’Energia), poi c’è l’ex addetto stampa del partito Nadia La Malfa sponsorizzata da Giuseppe Lupo (è la nuova segretaria particolare dell’assessore ai Beni culturali Antonio Purpura). Tutti esterni. Per i quali, a differenza di quanto accaderebbe se venissero nominati al loro posto dei funzionari o dirigenti interni, i siciliani saranno costretti a sobbarcarsi un costo ulteriore e non indifferente. E non a caso, appena sei mesi fa, Antonello Cracolici chiedeva al governo regionale (quello dei “camerieri”), durante i lavori per la terza manovra finanziaria dell’anno, di dare “il buon esempio con un segnale forte: l’azzeramento dei contratti esterni negli uffici di gabinetto”. Proprio in queste ore si sta discutendo di un bilancio durissimo. Di tagli e sacrifici per tutti. Chissà se Cracolici deciderà di riproporre quella norma, nella Finanziaria che verrà.