ROMA – Non solo estraneo a “qualunque rapporto con ambienti mafiosi”; ma deciso a contrastare Cosa Nostra, con un’azione politica di “rinnovamento” alla Regione Sicilia e restringendo “spazi di possibile infiltrazione”. Cosi’ Sergio Mattarella difese la memoria di suo fratello Piersanti, ucciso dalla mafia il 6 giugno del 1980, deponendo come testimone nel processo sui delitti politici a Palermo compiuti tra il 1979 e il 1982. In quell’occasione, era il 3 febbraio del 1995, il neo presidente della Repubblica confermò la sua convinzione che dietro l’omicidio del fratello vi fosse stata una “convergenza di interessi”, non solo mafiosi.
Il neo presidente della Repubblica difese la memoria del fratello, ucciso da Cosa nostra il 6 giugno del 1980, deponendo come testimone nel processo sui delitti politici a Palermo compiuti tra il 1979 e il 1982.
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