PALERMO – Lo dipingono come un uomo taciturno. Sobrio, silenzioso, schivo all’inverosimile. Ma attenzione: non stiamo parlando di un uomo invisibile. Nicolò Monteleone, il magistrato che da dicembre guida il Tar di Palermo, viene descritto da chi lo conosce come una persona che di parlare, semplicemente, non ha bisogno: il settantaduenne presidente del tribunale amministrativo è considerato – dai colleghi come dagli avvocati – una toga dall’autorevolezza indiscutibile, tanto palmare da non dover essere supportata dalle parole. È lui, oggi, il depositario del potere invisibile nella Sicilia della Rivoluzione: un potere tanto grande da permettere al Tar che Monteleone presiede di dire no persino agli Stati Uniti – o quanto meno al mega-progetto a stelle e strisce chiamato Muos – con la sentenza che la settimana scorsa ha messo nero su bianco i danni potenziali per la salute del super-radar di Niscemi.
Non che a Monteleone le parole manchino, però. Chi lo conosce lo dice chiaro e tondo: il presidente del tribunale amministrativo di Palermo è uno che ama studiare a fondo le pratiche, conoscerne ogni sfumatura, analizzarne ogni dettaglio. E poi fare in fretta, ovviamente nei limiti del consentito: la sua gestione delle udienze, dicono ad esempio gli avvocati che hanno avuto a che fare con lui, è precisa come un orologio svizzero, con il tentativo costante di fissare la discussione nel merito in tempi rapidi.
Certo, molto fa la conoscenza del sistema-Tar. Al quale però Monteleone è arrivato relativamente tardi: il suo primo incarico, referendario a Palermo, è giunto nel 1981, quando l’attuale presidente aveva già 38 anni e si era laureato da 15. In mezzo c’è una lunga carriera nella pubblica amministrazione: prima segretario comunale nel Cuneese, poi funzionario all’assessorato regionale ai Lavori pubblici in Piemonte e infine – ironia della sorte per il presidente del tribunale che ha bloccato un progetto fortemente sostenuto dal ministero della Difesa – proprio a Palazzo Baracchini, dove ha guidato la sezione Contratti con l’estero dell’Aeronautica Militare.
Poi una lunga carriera nei Tar delle due Sicilie. Dal 1981 al 2002 a Palermo, all’inizio del nuovo millennio è stato chiamato a Napoli per presiedere una sezione. Nel capoluogo campano, però, è rimasto solo per tre anni: nel 2005 è tornato a Palermo per guidare la terza sezione del Tar, quella che si occupa di urbanistica e appalti. A margine anche altri incarichi e onori: docenze all’università di Palermo e al Cerisdi, la guida della commissione tributaria di Trapani prima e tuttora di quella nissena, persino il titolo di commendatore che gli fu conferito nel 2007 da Giorgio Napolitano. Tutto senza dire una parola o quasi. Perché l’uomo del potere meno visibile non ne ha bisogno.
Chi è Nicolò Monteleone, il taciturno presidente del Tar di Palermo. Ritratto di uno degli uomini più potenti (e schivi) di Sicilia.
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