PALERMO – Anche l’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, era giunta alle stesse conclusione della Procura della Repubblica. Non poteva essere la vicende delle Sdo, le schede di dimissioni ospedaliere, qualora le denunce di Matteo Tutino fossero state riscontrate – cosa non avvenuta – ad avere provocato un crollo delle prestazioni erogate dall’ospedale Villa Sofia.
Era il 26 marzo dell’anno scorso quando la Borsellino veniva sentita dai pubblici ministeri. Il giorno seguente l’allora commissario dell’ospedale Giacomo Sampieri si dimetteva prima della revoca del mandato. Sampieri e Tutino erano stati destinatari di un avviso di garanzia per truffa, abuso d’ufficio e peculato. Ipotesi gravi per le quali le indagini sono ancora in corso e che si aggiungevano al buco nel bilancio di Villa Sofia. Buco che, da solo, secondo la Commissione sanità dell’Ars, era già sufficiente a dare il benservito a Sampieri, nominato dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, e dallo stesso assessore Borsellino. Ora di quella parentesi gestionale segnata dai conti in rosso si torna a parlare in ambito giudiziario.
Il pubblico ministero Luca Battinieri, che ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico di Dario Sajeva, il chirurgo plastico tirato in ballo da Tutino, si era affidato ad un collegio di periti composto da tre medici per giungere alla conclusione che le cartelle cliniche non erano state gonfiate. Per ultimo, però, assieme al procuratore aggiunto Leonardo Agueci, il pm decise di sentire la versione della Borsellino. “La vicenda del macroscopico buco di bilancio – scrive il giudice Lorenzo Matassa nel decreto di archiviazione – prodottosi nell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello in concomitanza con la gestione del commissario Sampieri era già stata sottoposta all’attenzione dell’assessore Lucia Borsellino la quale, interrogata in ordine alle possibili dinamiche casuali si era espressa in termini negativi, rappresentando che, quandanche le truffe fossero state effettivamente commesse, ciò non avrebbe mai potuto giustificare un disavanzo di così eclatante portata”.
Il giorno della convocazione in Procura, la Borsellino aveva ricevuto dal dipartimento della programmazione strategica i dati del bilancio dell’ospedale da cui emergeva, così disse ai pm, “un disavanzo significativo che ammonterebbe a 13 milioni di euro”. La Borsellino aveva chiesto dei chiarimenti: “La Direzione aziendale sostiene che questo disavanzo deriva da una convergenza di fattori, da una parte sicuramente l’abbassamento della produzione, dall’altra il fatto che il confronto avviene con un anno, quello precedente, il 2012, in cui si registrava una produzione maggiore, a loro dire per l’erogazione di prestazioni inappropriate… a quanto mi dicono gli uffici, anche questo elemento (si riferisce alla vicenda delle Sdo ndr) non potrebbe essere addotto come causa esimente di un disavanzo di questa entità…”. Conclusione: “Riteniamo non possa essere quella una causa esimente dell’intera somma che è stata registrata”. Era altrove, nelle responsabilità manageriali, che andava rintracciata la causa dei conti in rosso.