Macchine, compensi e telefonini | Beni confiscati: le accuse a Virga jr - Live Sicilia

Macchine, compensi e telefonini | Beni confiscati: le accuse a Virga jr

Più che una rivendita di auto di lusso, la Nuova Sport Car di Isola delle Femmine (nella foto), sequestrata per mafia agli imprenditori Rappa di Palermo, sarebbe diventata la base operativa di un comitato d'affari gestito dagli amministratori giudiziari.

PALERMO – Ci sono i ricchi compensi dei consiglieri di amministrazione. Le macchine acquistate da parenti e amici a prezzi stracciati e altre addirittura comprate sotto costo e rivendute per incassare la plus valenza. Ci sono incarichi per consulenze poco chiare, fatture per l’acquisto di telefoni con i soldi dell’azienda e lavori eseguiti da una ditta di impianti “in locali privati di pertinenza dei membri del Cda o del direttore commerciale”. Da qui le accuse di peculato, falso e induzione indebita a dare o promettere utilità contestate nel decreto di sequestro. Accuse tutte ancora da riscontrare.

Più che una rivendita di auto di lusso, la Nuova Sport Car di Isola delle Femmnine, sarebbe diventata la base operativa di un comitato d’affari. L’amministratore giudiziario Walter Virga e gli uomini che ha voluto accanto a sé sono finiti sotto accusa. Avrebbero violato ogni criterio di trasparenza e legalità, tradendo il mandato che era stato conferito dall’ormai ex presidente delle Misure di prevenzione, Silvana Saguto. Virga aveva creato uno staff per gestire l’impero economico degli imprenditori Rappa, eredi di Vincenzo condannato in via definitiva per mafia. Una lunga lista di beni, società e imprese che valgono 800 milioni di euro – compresi la concessionaria di auto e l’emittente televisiva Trm – e su cui saranno estese le indagini.

Finora i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo si sono concentrati sulla Nuova Sport Car e sui negozi di abbigliamento, pelletteria e accessori con il marchio Bagagli. Per la concessionaria, come prevede la legge, Virga ha scelto di avvalersi della collaborazione di altre persone che oggi con lui condividono il destino di indagati dalla Procura di Caltanissetta. Si tratta di Alessio Cordova, Dario Majuri e Giuseppe Rizzo. I primi sono coadiutori di Virga, Rizzo, invece, è il responsabile della concessionaria. O meglio erano, perché la decisione di lasciare l’incarico presa ieri dall’amministratore giudiziario, anticipando di fatto la revoca del Tribunale, fa decadere, a cascata, tutti gli altri incarichi. Compreso quello di Alessandro Kallinen Garipoli, pure lui indagato, che era coadiutore di Virga nella gestione della catena dei negozi Bagagli, il primo sequestro affidato dalla Saguto al giovane avvocato di 35 anni, figlio di Tommaso, presidente di sezione del Tribunale ed membro del Csm. In ballo c’è l’ipotesi, tutta da verificare, che l’incarico dato dalla Saguto al figlio sia stato un modo per sdebitarsi con il padre che l’avrebbe favorita in un procedimento disciplinare davanti al Consiglio superiore della magistratura. Da qui l’accusa di induzione alla concussione contestata a Tommaso Virga che, tramite l’avvocato Enrico Sorgi, nei giorni scorsi, ha fatto sapere “che durante il proprio mandato al Csm non risultano essere stati avviati procedimenti disciplinari a carico della Saguto e che, pertanto, i fatti che formano oggetto della notizia diffusa sono del tutto privi di potenziale fondamento. Virga si è tempestivamente attivato presso la Procura di Caltanissetta per verificare la fondatezza della notizia diffusa ed, eventualmente, fornire il proprio spontaneo contributo alle indagini per provocare al più presto un completo chiarimento della vicenda”.

Al di là di questo episodio, gli investigatori si concentrano nella gestione dei due sequestri affidati al giovane Virga. E c’è ancora molto da scoprire. Lo si intuisce dal fatto che nelle carte ci sono altri nomi spesso associati a fatture emesse per svariate prestazioni di cui nulla viene specificato, In un solo caso si parla di “consulenze pubblicitarie”, per il resto nessuna specificazione da parte dei finanzieri che hanno scelto di essere criptici per blindare il più possibile le indagini. Terminati i sequestri è iniziata la fase di studio delle carte per trovare conferma alle ipotesi di reato già note ai pubblici ministeri nisseni e palermitani. È stata infatti l’indagine a carico di Walter Virga l’origine del terremoto che ha travolto altre persone, compresi quattro giudici. L’amministratore intercettato in un procedimento a Palermo ha fornito inconsapevolmente nuovi spunti che sono stati poi trasferiti alla Procura di Caltanissetta, competente quando ci sono di mezzo magistrati in servizio a Palermo.

Atti giudiziari criptici, dunque. Alcuni passaggi offrono, però, un quadro più chiaro di altri. Ad esempio quelli che riguardano l’acquisto a prezzi stracciati di alcune macchine: dalla “Toyota Rav 4 intestata alla moglie di Majuri comprata ad un prezzo inferiore di mercato” alla “Land Rover venduta “con prezzo di favore” ad Andrea Vincenti (figlio del giudice Cesare, oggi all’ufficio Gip ma in passato alle Misure di prevenzione. Vincenzi jr sostiene di avere usufruito di una normale scontistica), all’acquisto di “autovetture da parte di Giuliana Pipi (moglie di Virga, inserita anche nel Cda) dalla mamma e dalla suocera di Alessio Cordova, della moglie di Kallinen ad un prezzo inferiore di mercato”. E sono stati sequestrati pure i documenti dell’acquisto di una Audi A4 e di una Mini Cooper da parte di Rizzo “tramite la Nuova Sport car a prezzi di favore (con eventuale successiva rivendita ad altri a prezzi di mercato”.

L’attenzione si concentra anche sui “provvedimenti di liquidazione in favore dei componenti del consiglio di amministrazione” (non si conoscono ancora le cifre nel dettaglio, ma si tratta di migliaia di euro al mese che nel caso di Virga sarebbero stati centinaia di migliaia all’anno sommando gli incarichi Rappa e Bagagli ), sugli “acquisti dell’Iphone 6 da parte di Walter Virga, Dario Majuri, Alessio Cordova e da parte di persone a vario titolo coinvolte nell’amministrazione della Nuova Sport car o di familiari di quest’ultimi”. C’è infine un dato che sposta le indagini da Palermo a Gela, dove Rizzo avrebbe commesso il reato di “induzione indebita a dare o promettere utilità”. Inutile sperare in questa fase di sapere cosa facciano riferimento gli investigatori.

 


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