PALERMO – Mimava il gesto di una lama che taglia le mani all’altezza dei polsi. E accompagnava il movimento sussurrando parole in dialetto. “Tagghiu”, avrebbe detto Francesco Merendino, dimostrando di conoscere in anticipo, sostengono gli inquirenti, il triste destino che attendeva Massimiliano Milazzo.
Francesco è nipote di Pasquale Merendino, arrestato ieri assieme a Giuseppe Correnti con l’accusa di essere i carnefici di Milazzo, un piccolo spacciatore e ladro di provincia entrato in contrasto con i Merendino. Una famiglia, quest’ultima, considerata “storicamente vicina” agli ambienti mafiosi.
La ricostruzione del delitto da parte del pubblico ministero Sergio Demontis e dei carabinieri di Misilmeri passa anche dalle riprese video di una telecamera piazzata davanti all’ingresso del bar “283” di via Roma, luogo da cui si allontanò Milazzo prima di essere assassinato nelle campagne del paese in provincia di Palermo. La telecamera non ha soltanto immortalato la contemporanea presenza della vittima e dei suoi presunti assassini davanti al bar, ma anche una scena che ritrae Francesco Merendino. Il giovane è il nipote dell’uomo arrestato ieri e figlio di Pietro, mafioso che sta scontando una condanna ai domiciliari. Il giovane faceva dei gesti rivolgendosi agli amici affacciati al balcone dell’abitazione di fronte.
Gli investigatori hanno incaricato degli esperti abituati a confrontarsi con il labiale dei sordomuti. Secondo i periti, Francesco Merendino avrebbe pronunciato una delle seguenti frasi: “L’assettanu e cciù tagghiu”;“L‟assettu e cciù tagghiu”; “Assiettalu e cciù tagghiu”; “A SSiettamu cciù tagghiu”. Frasi che rimanderebbero tutte alla macabra mutilazione subita da Milazzo: prima di bruciare il corpo della vittima gli hanno tagliato le mani. Ce n’è abbastanza, dicono i pm, per “ritenere che Merendino Francesco avesse appreso della punizione riservata a Milazzo, verosimilmente, nel contesto familiare e che, esaltato dalla particolarità dell’evento (che rimarcava il peso della propria famiglia in paese) lo aveva esternato accidentalmente ai suoi amici”. Ed ancora: “Se così non fosse appare inspiegabile come Merendino Francesco avesse previsto in anticipo ciò che poi sarebbe accaduto a Milazzo Massimiliano che, la sera del 26 giugno 2013, si era allontanato in compagnia di suo zio Pasquale”.
A ciò va aggiunto che poche ore prima lo stesso Francesco avrebbe invitato alcuni amici a raggiungerlo al bar “perché c’è mio zio, ci facciamo quattro risate”. Convocato dai carabinieri di Misilmeri, Il nipote del presunto assassino di Milazzo, nei mesi scorsi, aveva detto che stava scherzando con un amico, il quale si era fatto male al braccio cadendo da cavallo. Una versione che gli inquirenti non ritengono credibile.