SALEMI (TRAPANI) – “Chi protegge Matteo Messina Denaro?”. Questo il titolo dell’incontro che si terrà lunedì, alle 17.30, all’interno della sala del Castello Normanno-Svevo di Salemi, nel trapanese. L’iniziativa apre il secondo ciclo di incontri “Sulle buone pratiche di fare città”, inerenti la cittadinanza attiva, la legalità, la partecipazione, la creatività, l’arte e la rigenerazione delle città. Gli eventi sono organizzati dal laboratorio per le politiche giovanili-Salemi Urban Lab, dell’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Salemi.
L’incontro di lunedì, dopo i saluti istituzionali del sindaco di Salemi, Domenico Venuti, e dell’assessore Maiorana, sarà coordinato da Lorenzo Baldo, giornalista di Antimafia Duemila che dovrà moderare il dibatto dei due ospiti: don Luigi Ciotti, ispiratore e fondatore del Gruppo Abele e presidente dell’Associazione Libera contro i soprusi delle mafie in tutta Italia, e il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Teresa Principato, che coordina le indagini per la cattura della ‘Primula Rossa’ di Cosa Nostra.
Daranno il loro contributo anche l’imprenditrice di Castelvetrano Elena Ferraro che ha co-organizzato l’incontro e che con le sue denunce ha detto no alle richieste estorsive di un esponente della famiglia Messina Denaro; Rino Giacalone, giornalista, Salvatore Inguí referente provinciale di Libera e Nicola Mezzapelle, presidente dell’associazione Peppino Impastato di Salemi. Il tema del dibattito rivela da un lato la volontà di affrontare a viso aperto il fenomeno mafioso ancora molto presente in provincia e dall’altro fa emergere la speranza di una presa di coscienza reale e concreta che porti alla denuncia del malaffare e della corruzione.
“Salemi si pone al centro del dibattito culturale a 360 gradi, partendo dal territorio e dal contesto sociale di riferimento – spiega Venuti -. La legalità rappresenta un valore imprescindibile e, soprattutto quando viene minata dalla presenza di fenomeni come la mafia, vale la pena di discuterne per stimolare gli anticorpi necessari a difenderla”.
“Si vuole fare della città di Salemi un laboratorio attivo in cui si sviluppano e si innescano nei ragazzi processi diversificati di educazione verso la conoscenza del proprio territorio, di rispetto della propria città ma anche azioni di lotta alle mafie e alla criminalità organizzata, attraverso testimonianze dirette”, afferma Maiorana.