“Signor sindaco, desidero segnalarle che già da una settimana davanti casa mia al civico 49 di via xxxxxx alcuni farabutti hanno abbandonato un materasso che non è stato ancora rimosso anche se svuotano i cassonetti tutti i giorni …”.
Ho scelto una fra le lettere che arrivano alla mia casella email. Una lettera che ha un elemento comune ad altre: mi viene richiesto di intervenire su situazioni di degrado o decoro estremamente particolari e puntuali.
A dicembre del 2013, con la città semi sommersa da montagne di rifiuti che in alcuni punti avevano raggiunto il primo piano delle case e con alcuni dipendenti AMIA che si astenevano pretestuosamente dal lavoro, se avessi reso pubbliche simili lettere, penso che a fare la parte del pazzo sarebbe stato chi le inviava. Chiunque in quei giorni avesse chiesto di aver “pulito di fronte il civico 49” sarebbe apparso quantomeno distratto rispetto alla realtà cittadina.
Oggi, un cittadino che rivendica la volontà di aver pulito il marciapiede di fronte casa, sta invece rivendicando un diritto alla normalità che è giusto sia rivendicata. Un diritto che due anni fa sarebbe sembrato folle…
Cosa ci dice questa lettera? Innanzitutto parla di una città che non è ancora una città normale: una città dove continuano comportamenti incivili; ci parla di una città dove i servizi pubblici ancora non sono all’altezza di ciò che la quinta città d’Italia merita.
Però questa lettera ci dice anche che la città è cambiata e sta cambiando. Sta cambiando la reazione di chi non accetta i comportamenti incivili. Prima c’era l’assuefazione, oggi c’è la risposta indignata e la richiesta che il Comune sia parte attiva nel contrastare l’inciviltà. Sta cambiando il livello e la qualità dei servizi pubblici. Prima l’immondizia raccolta una volta a settimana, oggi l’immondizia raccolta ogni giorno.
Se prima l’eccezione era la raccolta, oggi l’eccezione (certamente e ancora da non accettare) è il “salto” di qualche turno di raccolta quotidiana. Sembra poco che a Palermo sono tornate in azione le spazzatrici meccaniche e fra poco tornerà il lavaggio dei cassonetti? Potrei dilungarmi e raccontare, ancora una volta lo straordinario lavoro fatto dalla RAP, per portare la città fuori dal tunnel dell’AMIA fallita. Ma proprio perché dobbiamo partire dalla “munnizza” per raccontare il cambiamento, non possiamo fermarci alla munnizza per raccontare il cambiamento.
Quello della “munnizza” è infatti il paradigma di quanto avvenuto in ogni settore: due/tre anni fa una città agonizzante, con un’Amministrazione assente. Oggi una città in cammino verso la normalità: non normale come tutti la vorremmo, ma avviata verso la strada di una normalità possibile. Nel settore della scuola: tre anni fa zero risorse per le manutenzioni degli edifici, spesso privi di agibilità e oggi oltre 500 cantieri e lavori, grandi e piccoli, avviati o programmati. Nel mondo della cultura: tre anni fa spazi abbandonati e teatri pronti a chiudere i battenti e che oggi invece tornano a riempirsi di palermitani e turisti.
Le grandi opere pubbliche: tre anni fa cantieri aperti e fermi oppure mai avviati e invece oggi il tram finalmente reale ed un grande piano di ammodernamento della rete fognaria cittadina, per il bene del nostro mare e della nostra salute. E per dire addio agli allagamenti. Sì, certamente lavori che, come anche l’anello e il passante ferroviario, causano disagi, ma lavori indispensabili per la vivibilità di Palermo nell’immediato futuro.
Nel settore sociale, tre anni fa zero fondi comunali destinati ai servizi di assistenza. Oggi, nonostante vergognosi tagli nazionali e regionali proprio a questo settore, l’avvio dei servizi come l’assistenza economica, il contributo alloggio, il dormitorio; servizi per garantire diritti e dignità. Nel settore del verde tre anni fa gli operai non avevano nemmeno i guanti ed oggi finalmente si stanno attrezzando squadre e calendari di intervento in tutta la città.
Per la mobilità: tre anni fa l’assoluta anarchia e oggi un piano di pedonalizzazioni, il car-sharing, il bike-sharing, la riorganizzazione dell’AMAT. Tre anni fa due aziende moribonde e poi fallite (Amia e Gesip) con 4.200 posti di lavoro a rischio. E invece nessuno, tranne qualche ladro e fannullone, ha perso il posto di lavoro, mentre da quelle aziende distrutte sono rinate Rap e Reset, unendo servizi ai cittadini e dignità per i lavoratori.
Potrei continuare, ma non serve una lista della spesa. Va tutto bene? Certamente no. Resta ancora altro da fare; ma siamo ormai una realtà in cammino. Voglio allora ricordare a tutti alcuni risultati che sono arrivati a compimento nel 2015. Risultati che, proprio perché la nostra città tende ad avere la memoria corta è bene ricordare perché se ne colga la potenzialità e la valenza per il futuro della città.
A marzo abbiamo approvato la “Carta di Palermo” che ha fatto della nostra città un simbolo di accoglienza materiale e di elaborazione culturale e ideale per lo sviluppo di una nuova politica internazionale e nazionale sul tema delle migrazioni e delle relazioni fra popoli. A luglio l’Unesco ha riconosciuto il percorso Arabo-Normanno di Palermo quale Patrimonio Mondiale e nello stesso mese Palermo è stata selezionata per ospitare nel 2018 Manifesta, importante biennale di Arte. Ad agosto la Commissione Europea ha approvato il PON Metro, un piano da 90 milioni di euro per interventi di riqualificazione ed infrastrutturazione della costa sud della città. Altri importanti piano approvati riguardano Borgo Nuovo e lo Zen. A novembre Palermo è entrata nel Programma UN Habitat delle Nazioni Unite, assumendone anche la co-presidenza mondiale. In queste settimane hanno preso e prendono avvio il Tram, il Bike-Sharing ed il car-sharing elettrico, simboli della nuova mobilità che vogliamo leggera e tecnologicamente avanzata.
Questi risultati testimoniano una città che ha ritrovato la sua dimensione internazionale e progettuale, che ha riallacciato rapporti istituzionali nazionali e internazionali che non sono “di rappresentanza” ma sono di progettualità concreta e tangibile. La presenza di Capi di Stato, Ministri ed Ambasciatori di molti Paesi a Palermo, così come gli incontri del Sindaco con Capi di Stato, Ministri e Ambasciatori a Roma e all’estero sono tutti parte di una capacità di dialogare e tessere rapporti e relazioni che si rivelano utili, se non utilissimi in un momento di gravissima crisi istituzionale della Regione e di grandi sfide nella realtà mediterranea e mondiale.
Ancora una volta, tutto questo non vuol dire che la strada sia conclusa. Il riconoscimento Unesco non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza, uno stimolo a sapere sempre più attirare e sempre meglio accogliere turisti e imprenditori che già, negli ultimi due anni, sono stati molto più numerosi che in passato come testimoniato dai transiti dall’Aeroporto e dal Porto. Il PON Metro non è un punto di arrivo, ma una sfida a saper sfruttare al meglio, con trasparenza ed efficienza, ogni singolo euro di quei 90 milioni. È uno stimolo a nuovi progetti e nuove interlocuzioni con l’Europa. Essere entrati a far parte del Network “Città sicure” delle Nazioni Unite, non significa essere divenuti d’incanto una città sicura ma piuttosto il fatto che il nostro progetto per costruire sicurezza e sviluppo è riconosciuto efficace. Aver avviato il Tram vincendo difficoltà burocratiche e resistenze ideologiche è il punto di partenza per progettare una mobilità sostenibile e intermodale, che richiederà soprattutto l’abbandono, da parte di molti, di abitudini vecchie e malsane.
Ecco: un Sindaco che non vuole vivere e morire in un eterno presente rassegnato che viene dopo un passato fatto di “munnizza”, ha il dovere e il diritto di guardare lontano, oltre l’emergenza del quotidiano; mentre quell’emergenza affronta e prova a risolvere. Pensare in grande e guardare lontano, guardare alla Palermo del 2025 come vogliamo fare con il nuovo Piano regolatore attraverso una opera di riqualificazione di tutta la città è allora non solo un diritto e del cittadino Leoluca Orlando come di ogni altro cittadino, ma è dovere ineludibile per il Sindaco di Palermo.