PALERMO – Accuse, esposti in Procura, dubbi su appalti milionari. E adesso, anche il caos politico, con la nuova “spaccatura” tutta interna al Pd. Risultato dell’ultimo capitolo della guerra tra il presidente della Commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo e il direttore generale dell’Asp di Palermo Antonio Candela. Ad accendere l’ulima miccia, il politico del Pd che ha parlato di gestione “ridicola” dell’Asp 6 di Palermo, puntando chiaramente l’indice contro il manager. Un manager, però, apertamente difeso da un altro pezzo del Pd. Quello rappresentato dalla capogruppo Alice Anselmo, più vicina all’area “renziana” (cioè “faraoniana”) dei Dem: “Con lui all’Asp ottimi risultati”.
Ma oggi Digiacomo rincara la dose: “Mi sorprende, ma fino a un certo punto, – dice – questo timore reverenziale nei confronti di un sistema di gestione affatto ‘normale’ dell’Asp di Palermo. Mi sorprende e mi preoccupa il comunicato della mia presidente del gruppo che prontissimamente interviene a difesa dei vertici dell’Asp di Palermo senza neanche interpellarmi. Il dottore Candela, che si fa paladino della trasparenza, che strombazza ai quattro venti la propria moralità, che appena appena disturbato – prosegue Digiacomo – minaccia denunce e tutti denuncia per intimidire chi vuole vederci chiaro nelle carte facendo il proprio dovere politico per cui è stato eletto dal popolo sovrano, francamente non mi ha intimidito e continua a non intimidirmi, lui e i suoi amici politici”.
Un attacco durissimo. Che Candela, contattato da Livesicilia, ha preferito non commentare. Ma quello di Digiacomo è solo l’ultimo capitolo, dicevamo. Di una guerra senza esclusione di colpi. Che ha coinvolto anche le Procure. Poco meno di un anno fa, infatti, Digiacomo in commissione Sanità informava i colleghi deputati di aver ricevuto un avviso di garanzia. L’accusa dei pm è quella di turbativa d’asta. E riguarda una mega-gara sull’efficientamento energetico da 120 milioni di euro. Una gara attorno alla quale il deputato aveva sollevato forti perplessità. Sia sul risparmio stimato dai vertici dell’Asp, sia sul vincolo in favore della ditta vincitrice (13 anni). Da quelle accuse, però, uscì fuori un esposto di Candela. Da quella denuncia, ecco anche le indagini su Digiacomo.
“Da mesi – insiste però il parlamentare – ho chiesto all’assessorato quale fine avesse fatto la gara d’efficientamento energetico per 126 milioni di euro definita da Candela magnifica perché “aderente a Kioto” e da me ritenuta uno spreco enorme. Nulla, non se ne sa nulla. Per inciso, cambiando argomento, da mesi ho chiesto pure come mai la convenzione Ismett da oltre cento milioni di euro non sia passata dalla commissione sanità per il parere obbligatorio. Tanta velocità con Ismett, tanta lentezza con l’Oasi di Troina che sta fallendo nel silenzio generale”. E dietro il riferimento a Ismett, una chiara frecciata a chi, tra gli esponenti politici del Pd, ha maggiormente sponsorizzato in questi mesi l’Istituto trapianti, cioè il sottosegretario Davide Faraone.
Ma non è Faraone il vero obiettivo di Digiacomo: “Materiali terrificanti – racconta – sono confluiti in commissione: vertici sanitari non conferibili prima esaltati come scelte adamantine, poi, dopo qualche ora, precipitosamente cacciati e rimossi quasi fossero appestati, quando l’evidenza dei fatti ha sgretolato sbandierate certezze sempre condite da minacce di querela a chiunque solo si azzardasse a chiedere chiarimenti”. E il riferimento va alle vicende dei direttori sanitario e amministrativo dell’Asp di Palermo, Giuseppe Noto e Antonio Guzzardi, via dall’incarico dopo le denunce dei sindacati sull’insussistenza dei titoli. “Qui – incalza Digiacomo – non si trattava d’individuare compagnetti del cuore con cui giocare a mosca cieca, ma figure apicali della più grande Asp d’Italia, dove personaggi che non avevano e forse tuttora non hanno i crismi della conferibilità hanno firmato e firmano tonnellate di atti viziati d’illegittimità per provvedimenti di miliardi di euro che riguardano milioni di prestazioni sanitarie: cioè la salute dei cittadini. Stiamo parlando di salute, non di frigoriferi o macchinette di caffè”.
Ma Digiacomo allunga nuove ombre sull’Asp: “E’ pervenuto altro materiale – dice – su cui non posso riferire, direttamente girato alla Commissione Antimafia e a chi di dovere, i cui contenuti, spero, per il buon nome della Sanità siciliana, non corrispondano al vero”. Ma ovviamente, la guerra di Digiacomo ha anche un risvolto politico. Non a caso il deputato fa subito riferimento al suo partito che lo ha, di fatto, contraddetto attraverso le parole della capogruppo. “Chi e quale politica – chiede infatti Digiacomo – ha interesse a proteggere tutto questo? Chi e quale politica tenta di stendere un silenzio omissivo su tali fatti, minimizzandoli e definendoli ‘episodi gestionali’. Quale cerchio o cerchiobottismo intende addomesticare tali episodi nel silenzio accomodante e complice? Che ci sia sotto sotto il solito progettino dei ‘compagnetti’ dell’antimafia di facciata? Oppure vogliamo instaurare il conformismo di hegeliana memoria, cioè la notte delle vacche nere, in cui tutte le vacche sono nere, anche le bianche?”.
Di certo c’è che sul nome di Candela si sta spaccando il Partito democratico. E che buona parte del Pd non la pensi come Digiacomo è confermato da un fatto che filtra direttamente dall’Asp di Palermo. Il giorno precedente alle prime esternazioni del presidente della commissione Salute, infatti, l’assessore alla Sanità Baldo Gucciardi, ex capogruppo del Pd di area renziana, ha conferito a Candela un encomio. Un riconoscimento legato agli interventi sugli appalti che avrebbero consentito il recupero di milioni di euro, all’internalizzazione delle commissioni invalidi, alle iniziative dell’azienda come quella di “Asp in piazza”. “Da tempo – denuncia invece Digiacomo – abbiamo segnalato che a Palermo e non solo in ambito sanitario, si registra un clima insopportabile. Risultato? Silenzio assoluto o ‘annacamenti’. Evidentemente, dobbiamo aspettare un altro caso Villa Sofia, segnalato già due anni or sono e molto prima dei noti disastrosi epiloghi, per poi mettere mettere in scena le note pantomime del tipo: ‘Ma com’è potuto accadere?’. Ciò che mi preoccupa – prosegue – è che gli immensi sforzi fatti con Lucia Borsellino vengano vanificati per leggerezza o insipienza. Teste d’uovo all’interno dell’assessorati che fanno il bello e cattivo tempo, il caporalato che riemerge nel 118, il disastro nei rapporti con la medicina convenzionata, il fallimento delle sperimentazioni gestionali, la mobilità passiva per centinaia di milioni di euro rispetto a specialità che hanno avuto esiti fallimentari, anziché produrre attività politiche e gestionali adeguate, mi pare producano irritazioni perché i manovratori – conclude Digiacomo – non vogliono essere disturbati”. E la denuncia ha già ottenuto un risultato: il Pd si è spaccato un’altra volta.