PALERMO – “La mobilità è la nostra ‘mission’: il tram, le pedonalizzazioni, l’aeroporto, i turisti, i migranti, la Carta di Palermo, Manifesta. Noi abbiamo un’idea di cambiamento per la città e su questo vogliamo essere giudicati. Non dobbiamo essere condizionati dai consensi particolari, non abbiamo paura di scontentare qualcuno”. Lunedì 20 giugno il sindaco Leoluca Orlando presiederà l’assemblea cittadina sullo smog e sulle possibili contromisure, fra cui la Ztl: un appuntamento che precederà il confronto con il consiglio comunale e l’avvio della nuova Zona a traffico limitato.
Ma per il Professore parlare di mobilità non significa riferirsi solo al traffico, alle auto e ai mezzi pubblici, ma soprattutto alle persone, ai migranti, a chi lascia la propria casa per cercarne un’altra. Una dimensione che si lega a doppio filo con quella dell’accoglienza di chi sbarca al porto e con quella del governo dei flussi, con l’abolizione del permesso di soggiorno e la Carta di Palermo per il diritto alla mobilità. Un argomento tanto caro al sindaco che ne ha fatto uno dei tratti caratteristici della sua esperienza a Palazzo delle Aquile e che sarà anche il tema di Manifesta 2018, la tappa palermitana della biennale itinerante d’arte contemporanea che pochi giorni fa ha aperto i battenti a Zurigo con una cerimonia a cui ha preso parte anche Orlando, accompagnato dall’assessore Andrea Cusumano.
“La settimana prima di Zurigo sono stato in Austria su invito del sindaco di Vienna Michael Häupl, un mio caro amico – racconta il Professore – un socialista che, come me, ha governato per vent’anni la sua città. A Innsbruck c’erano 500 sindaci austriaci e il Capo dello Stato uscente, ho parlato per 45 minuti della Carta di Palermo interrotto dagli applausi perché nello stomaco dell’essere umano c’è l’accoglienza, non le meschinerie politiche o gli egoismi finanziari. Il 10 settembre sarò invece a L’Aja, al parlamento mondiale dei sindaci, per tenere una relazione sulla mobilità internazionale alla presenza di colleghi di tutto il mondo fra cui quelli di Parigi, Madrid, New York, Atlanta o Minneapolis. Palermo diventa sempre più internazionale proprio grazie alla mobilità”.
E il tema sarà il filo conduttore anche di Manifesta 2018, la biennale che nel 2014 ha portato a San Pietroburgo 1,4 milioni di turisti in appena 100 giorni. “Quattro volte la Biennale di Venezia – gongola Orlando – a Zurigo c’erano moltissimi galleristi palermitani che vogliono accreditarsi e abbiamo preso i primi contatti con gli sponsor privati. Si percepiva il fascino del prossimo appuntamento, quello del 2018, mentre nel 2020 sarà la volta di Marsiglia. Abbiamo costituito la fondazione, versato il primo milione di euro e sono stati eletti anche i revisori dei conti: possiamo partire”.
Già perché Manifesta in media costa circa 3 milioni di euro ai soggetti istituzionali, mentre altri 4 o 5 dovrebbero arrivare dai privati. Ma perché i palermitani dovrebbero essere felici di spendere questi soldi? “Perché avremo un incremento mostruoso delle presenze turistiche e perché riempiremo la città di opere d’arte, oltre ai Cantieri culturali e alla Gam sceglieremo un’altra ventina di siti che saranno rimessi a nuovo e che resteranno alla città. Pensiamo anche ai palazzi privati, alle banche, alle Poste centrali”.
Un dinamismo attorno a Manifesta che già inizia a dare i suoi frutti: i collezionisti d’arte Massimo e Francesca Valsecchi, dopo il mancato accordo con Milano, hanno scelto Palermo per esporre una parte della loro preziosa collezione che annovera capolavori del valore di centinaia di milioni di euro. “Hanno comprato Palazzo Butera e Palazzo Piraino – spiega il sindaco – li stanno ristrutturando a spese loro ed entro il 2017 li apriranno al pubblico: un’operazione resa possibile anche dall’attrazione di Manifesta. Già dall’anno prossimo attiveremo degli eventi collaterali, con galleristi che li organizzeranno a costo zero per la città: la nostra indicazione è di far svolgere la biennale da settembre in poi, finita l’estate così da destagionalizzare, ma vogliamo iniziare anche prima con le iniziative in cui rientrano le 4 mostre allo Zac fra cui quelle di Mustafa Sabbagh e Letizia Battaglia, che poi andranno anche al Maxxi di Roma”.
La fondazione vede nel suo cda Massimo Valsecchi, Maurizio Rotolo, Egle Palazzolo, il vicepresidente Leonardo Di Franco e come direttore Roberto Albergoni, mentre i revisori dei conti sono Roberto Stancampiano, Epifanio Arcara e Rita Bilello. “La prossima settimana sarò a New York per inaugurare 4 voli diretti con John Turturro e speriamo Bill de Blasi e grazie al collegamento diretto con Seul 4 cantanti coreani hanno fatto un’audizione al Teatro Massimo: si conferma il processo di internazionalizzazione di Palermo, sempre più distante dal tunnel dell’isolamento, e la scelta della cultura dell’accoglienza si è rivelata una carta vincente. Stiamo indirizzando Manifesta sulla dimensione della multiculturalità, quell’idea di un mosaico fatto di tessere diverse che trova e può trovare espressione nell’arte contemporanea. Il 1800 è stato il secolo dei diritti degli uomini, quelli civili, quelli politici, le costituzioni; il 1900 è stato il secolo dei diritti delle donne, iniziato con l’incendio a New York del 25 marzo 1911; il 2000 vogliamo che sia il secolo dei diritti dei migranti, simbolicamente rappresentato da un altro incendio, simbolicamente iniziato con l’Orso d’oro a ‘Fuocoammare’. Manifesta dovrà risentire del fatto che il nostro futuro è un ritorno al passato: nel 1492 un italiano ha scoperto l’America spostando i grandi flussi dal Mediterraneo, è morto Lorenzo il Magnifico segnando la fine del Rinascimento ed è l’anno in cui i reali di Spagna hanno cacciato ebrei e musulmani. In quell’anno il Mediterraneo da mare del mondo è diventato un lago di periferia, pieno di conflitti. Noi vogliamo… tornare al passato, Palermo è questa e per dirlo non ci affidiamo a una statua rinascimentale o a un palazzo tardo gotico, ma all’arte contemporanea. Ecco perché la cittadinanza a Moni Ovadia e a Tahar Ben Jelloun, il recente incontro con una delegazione giapponese, il Sole Luna: Palermo scopre la sua dimensione multietnica e multiculturale, come dimostra la Consulta delle Culture. Manifesta, grazie a Palermo, sarà dedicata alla mobilità”.
E’ inevitabile, però, che la parola ‘mobilità’ ai palermitani faccia venire in mente la Ztl più che i migranti o l’arte internazionale. “Noi non torniamo indietro, il 20 giugno parleremo della salute dei cittadini e avremo delle relazioni tecniche – dice il sindaco nel suo studio a Villa Niscemi, con alle spalle un quadretto con i primi biglietti del tram obliterati insieme a Delrio – qualcuno tenta di minimizzare la nostra dimensione progettuale, ma noi non vogliamo essere condizionati dai consensi particolari, preferiamo la condivisione, il consenso su un progetto, una visione di futuro, un cambiamento anche di stili di vita nella nostra città. L’ho detto anche agli ‘gnuri’: se li lascio passare in corso Vittorio Emanuele prendo 100 voti, ma perdo il consenso della città. Lo stesso ragionamento l’ho fatto con i residenti e commercianti di via Maqueda e del Cassaro quando non capivano le pedonalizzazioni. Non abbiamo paura di scontentare qualcuno, siamo più ambiziosi, vogliamo cambiare Palermo. Le nostre scelte producono dissensi ma non ci lasciamo impressionare, giochiamo un’altra partita, chiediamo di essere sostenuti per il nostro progetto di cambiamento complessivo della città. Oggi i partiti tradizionali sono tutti in crisi perché seguono la logica del ‘più 1’ e non del consenso. Non parleremo di tariffe o estensioni, ma del senso delle scelte, dell’idea di città che abbiamo, poi provvederemo alle scelte di nostra competenza informando il consiglio comunale. La nostra è una svolta culturale”.