Centristi tra risse e addii |Caos aspettando il referendum - Live Sicilia

Centristi tra risse e addii |Caos aspettando il referendum

Volano gli stracci nell'Udc, Ncd perde pezzi. Ma la vera partita si giocherà dopo il 4 dicembre.

PALERMO – Sono giorni complicati dalle parti dei centristi. O di quel che resta di quell’area politica che per un pezzo si è barcamenata tra centrodestra e centrosinistra e per la quale è arrivata l’ora della verità. In quella Area popolare, soggetto politico ancora tutto da costruire che dovrebbe riunire gli alfaniani superstiti e l’Udc o almeno una sua parte, tanto si muove. E volano gli stracci.

La quasi scissione dell’Udc

Tiene banco anzi tutto la resa dei conti interna all’Udc. Il partito, ridotto ormai a percentuali evanescenti, è arrivato allo scontro finale tra il segretario Lorenzo Cesa e Gianpiero D’Alia, che si è dimesso dalla carica di presidente e dal partito, dopo la minaccia di cacciata da parte del primo. Durissimi i toni dello scontro tra i due. E durissimi anche gli interventi a sostegno di D’Alia da parte dei dirigenti di partito a lui più vicini. L’Udc in pratica in Sicilia non esiste (quasi) più. E le due fazioni vanno ora alla conta.

Buona parte dei big del partito siciliano dovrebbero essere con D’Alia, impegnato col suo mentore Pierferdinando Casini sul fronte referendario e sempre più legato a doppio filo con il Pd. Un impegno, quello per il Sì, che potrà essere anche un’apertura di credito per il domani, quando dopo il 4 dicembre il quadro politico nazionale uscirà completamente ridisegnato. Il gruppo più vicino a Cesa invece guarderebbe con più interesse al vecchio centrodestra. Anzi, a quella che D’Alia ha definito sprezzante la “famiglia Addams”.

I deputati regionali siciliani dell’Udc andranno alla conta mercoledì in una riunione del gruppo che si annuncia incandescente. Una scissione del partito sembra ormai nelle cose, ma se ne capirà di più in settimana.

Le fuoriuscite da Ncd

Se all’Udc si accapigliano, dalle parti di Ncd, invece, si va via senza troppo chiasso. Dopo l’addio di un big cofondatore del partito come Renato Schifani, un altro parlamentare nazionale ha fatto la valigia salutando gli alfaniani. Si tratta di Alessandro Pagano, che è passato alla Lega e che si sta dando da fare per organizzare i salviniani in Sicilia insieme ad Angelo Attaguile. “Ho lasciato Ncd perché deluso – ha spiegato Pagano – l’appoggio esterno a Crocetta, il sostegno alle unioni civili che hanno aperto la porta alle adozioni gay, la politica migratoria di Renzi: queste le motivazioni che mi hanno spinto ad aderire al progetto di Salvini”.

Un altro addio in un partito, quello di Alfano, in cui i mal di pancia per l’ingresso nella maggioranza crocettiana all’Ars si erano improvvisamente assopiti. L’impressione è che qui come in casa Udc, si aspetti ormai solo il 4 dicembre e il Big ben che ne potrà seguire. L’escalation tutta interna al Pd di queste ore lascia presagire un terremoto nel centrosinistra. Che potrebbe ulteriormente avvicinare a Renzi quel pezzo di moderati oggi nel centrodestra ma poco a loro agio con le posizioni lepeniste dei Salvini e delle Meloni. Ed ecco che l’area alla destra del Pd renziano potrebbe affollarsi, ridimensionando il peso dell’attuale plotoncino pararenziano di Area popolare (il cui effettivo peso elettorale è sicuramente ridimensionato rispetto alla rappresentanza parlamentare). I posizionamenti per questa fase sono già in corso. E le baruffe centriste di queste settimane ne sono solo l’antipasto.


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