Boss e picciotti "scannati"| Viaggio nell'orrore di Cosa nostra - Live Sicilia

Boss e picciotti “scannati”| Viaggio nell’orrore di Cosa nostra

L'omicidio di Francesco Nangano

La mafia ammazza e i killer restano impuniti. Ma la svolta investigativa è dietro l'angolo.

PALERMO – “Dopo la morte di Giuseppe Di Giacomo, ricordo che Paolo Calcagno ci raccontò che forse l’omicidio era dovuto al comportamento di Giovanni Di Giacomo che in carcere aveva malmenato un altro detenuto”. A parlare così, pochi mesi fa, in una località protetta, è Giuseppe Tantillo, pentito della famiglia del Borgo Vecchio, mandamento di Porta Nuova.

Sono le ultime dichiarazioni sull’omicidio della Zisa, avvenuto nel 2014. Secondo gli investigatori, qualcuno tra le file della stessa Cosa nostra avrebbe messo in circolazione false notizie. Tantillo era stato scelto da Di Giacomo per reggere le sorti del clan del Borgo ed era l’ultima persona a cui far sapere la verità. Ecco perché diventa complicato individuare i killer di questo e di altri omicidi. Vecchi e nuovi.

Il viaggio nell’orrore parte dalle viscere della terra e arriva fino al ciglio dei marciapiedi. Un viaggio verticale, dalla caverna di Roccamena alle strade di Palermo. Il filo conduttore è la violenza di Cosa nostra. Che ammazzava e continua ad ammazzare pur evitando gesti eclatanti. I corleonesi sono tutti in carcere. Le stagioni delle guerre di mafia prima e delle stragi poi sono state archiviate. Quando c’è da eliminare un riottoso o zittire qualcuno che sbaglia i killer sono pronti ad entrare in azione. Ieri, come oggi. E lo fanno in maniera chirurgica, senza cadere nell’errore di parlare troppo, consegnando la chiave investigativa alle microspie.

I delitti consumati negli ultimi anni sono ancora tutti senza colpevoli. Il numero del mensile “S” in edicola (clicca qui per acquistare la copia digitale) li passa in rassegna uno per uno. Si attende solo l’ufficialità, ma nella grotta di Roccamena ci sarebbe il cimitero del boss Bartolo Cascio. Dentro vi sono i corpi di almeno sette uomini e forse anche dei ragazzini. Sulle montagne del paesino in provincia di Palermo si è già scavato, mentre le ruspe stanno per entrare in azione in un terreno nei pressi di Villagrazia di Carini dove sarebbero stati seppelliti, dentro la loro macchina, Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, massacrati fra il 199 e il 2000. C’è un’azienda, forse un capannone industriale nella zona.

Davide Romano, picciotto di Borgo Vecchio in affari con la droga, “torturato e ucciso”; Peppuccio Calascibetta, reggente del mandamento di Santa Maria del Gesù, che “si fotteva un po’ di soldi”; Francesco Nangano, uomo d’onore di Brancaccio e “fimminaro”; Giuseppe Di Giacomo, un pezzo grosso della mafia di Porta Nuova. La scia di morte è lunga. Gli investigatori stanno mettendo a posto i tasselli e le ultime novità. Forse ci vorrà ancora del tempo, ma c’è la speranza di sapere anche chi e perché ha ucciso l’avvocato Enzo Fragalà, nel febbraio 2010, colpendolo con un bastone sotto il suo noto studio legale

 

Un approfondito articolo sull’argomento è dedicato nel nuovo numero già in edicola della rivista S. Clicca qui per acquistarlo.


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