Lo scontro finale è rimandato a martedì. Quando l’aula di Sala d’Ercole dovrà affrontare la finanziaria, dopo tre mesi e passa di esercizio provvisorio. Ma l’antipasto è già stato servito in commissione Bilancio, con tutto ciò che ha accompagnato la genesi della manovra e del suo collegato. Un quadro che racconta al meglio lo stato di salute della politica e delle Istituzioni siciliane, che a volte sembrano fare a gara per contendersi la palma del peggiore.
Da una parte c’è il governo. Guidato da quel Rosario Crocetta che novello Paolo di Tarso scrive lettere aperte ormai a tutti, in una inedita foga epistolare direttamente proporzionale al caos politico in cui la sua giunta arranca. Il governatore ha richiamato l’Ars auspicando un ripensamento, dopo la seduta notturna in cui la commissione Bilancio l’ha colpito su tutta la linea, votando la chiusura di Riscossione e Aran, bocciando la fusione Cas-Anas, commissariando il governatore sulla soluzione del problema disabili. “Non è possibile agire in questo modo, trasformando tutto in una eterna campagna elettorale. Ci sono degli adempimenti da portare a termine, a prescindere dai giochi delle maggioranze e delle opposizioni”, ha detto Crocetta a Livesicilia, aggiungendo: “Molti di quei deputati mi considerano politicamente morto. E allora perché compiere queste scelte che non fanno altro che danneggiare i siciliani?”.
Ma Crocetta politicamente morto non si sente. Anzi, ribadisce a ogni occasione la sua volontà di candidarsi alle prossime regionali, che si terranno, si è appreso oggi, il 5 novembre. “Io sono un combattente. E un combattente muore sul campo di battaglia e non a causa di qualche congiura di palazzo. Anzi, le dico di più: io, insieme al centrosinistra siciliano, vincerò anche le prossime elezioni”, promette il governatore. Sempre più proiettato verso le elezioni. Mentre il suo governo non riesce a presentare all’Ars in tempo utile le tabelle che accompagnano la finanziaria (che si doveva approvare cento giorni fa), costringendo l’Aula a un ennesimo rinvio.
Dall’altra parte c’è l’Ars. Con i suoi deputati. E le loro rappresaglie in commissione. E il loro assalto alla diligenza dell’ultima finanziaria utile prima del voto, con la solita pioggia di norme minime per piazzare bandierine nei propri collegi. In una Regione in grossa difficoltà, che il legislatore si concentri su una determinata stradina da asfaltare o su un cimitero di paese da sistemare, è la fotografia quanto mai efficace di una classe politica. Perché certo, aggiustare le strade e sistemare i cimiteri sono buona cosa, ma non dovrebbe passare dall’attività legislativa, ha fatto notare oggi un avvilito Giovanni Ardizzone. Che si lamenta di come dopo cinque anni ancora la lezione non sia stata imparata. Forse non ne basteranno nemmeno altri cinquanta.