Un mese di scuola passato a casa | L'odissea dei ragazzi disabili - Live Sicilia

Un mese di scuola passato a casa | L’odissea dei ragazzi disabili

Una protesta dei disabili (archivio)

E' sempre la solita storia. E a rimetterci sono ancora i più deboli.

Il diritto negato
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PALERMO – La scuola è partita da un mese, ma i ragazzi disabili siciliani restano a casa. A Palermo quelli con disabilità grave e gravissima non frequentano le lezioni addirittura dallo scorso gennaio, da quando è stato sospeso il servizio di trasporto pubblico dai liberi consorzi comunali e dalle città metropolitane. Ma le difficoltà sono diffuse su tutto il territorio: in molte scuole siciliane si registra la carenza di personale addetto all’assistenza igienica e, dopo la pubblicazione delle graduatorie, si attende ancora che gli addetti all’autonomia e alla comunicazione entrino in servizio. Il problema è stato affrontato qualche giorno fa dal Consiglio comunale di Palermo, che ha deciso calendarizzare la discussione sul tema. 

Quella del diritto allo studio negato è una situazione che per i disabili siciliani si ripresenta a ogni inizio d’anno scolastico. Si è inasprita dal 2013, da quando la Regione ha commissariato le ex Province e dirottato le competenze dell’assistenza alle città metropolitane e ai liberi consorzi comunali. Da allora si assiste puntualmente al rimpallo di competenze e a lungaggini burocratiche, di cui l’erogazione dei fondi è soltanto un aspetto del problema.

“I soldi ci sono o comunque si trovano”, spiega Antonio Costanza, vicepresidente regionale di Anffas onlus e presidente della sezione di Palermo. Per il responsabile dell’Associazione nazionale di famiglie di persone con disabilità intellettiva e relazionale, il vero problema è l’assenza di programmazione: “Occorre partire dai bisogni dei ragazzi, non da quanti soldi ci sono. Non è tollerabile che il servizio parta a scuola già iniziata. È una violazione della convenzioni Onu sui diritti delle persone con disabilità. Serve una pianificazione a maggio per iniziare l’anno scolastico in tempo. Altrimenti i ragazzi disabili restano studenti di serie B”.

La mappa dell’assistenza ai disabili in Sicilia è a macchia di leopardo. In alcune province i servizi sono partiti a singhiozzo, in altre non sono mai decollati. Anffas ha più volte protestato al fianco delle famiglie dei ragazzi con disabilità: l’ultimo caso risale a gennaio quando genitori e studenti si sono incatenati ai cancelli della scuola Ettore Majorana di Palermo. La Città metropolitana ha assicurato che i servizi di trasporto e di assistenza igienica partiranno entro quindici giorni: “Noi ce lo auguriamo – dice Costanza – nella speranza che non si interrompano a dicembre, come avvenuto in passato”. Il trasporto ai disabili sarà garantito da una convenzione con l’Amat, nel resto della provincia, invece, i genitori continueranno ad accompagnare i figli a scuola e potranno ottenere un rimborso. “L’anno scorso – prosegue Costanza – il rimborso è stato di un quinto rispetto a quanto speso. Le famiglie non vogliono soldi, vogliono che i figli siano messi in grado di studiare”.

Per Caterina Orlando, insegnante e consigliere palermitana di Sinistra Comune, il problema è dato da un “sistema normativo troppo farraginoso, che dimostra il fallimento della riforma delle Province”. Ha portato la discussione in Consiglio, chiedendo che sia messa all’ordine del giorno. A destare preoccupazione è soprattutto la situazione degli studenti con disabilità gravissima, che da nove mesi non vanno a scuola: “L’associazione medullolesi potrebbe attivare i servizi di trasporto già da domani, ma il paradosso è che i ragazzi continueranno a restare a casa perché non è garantita l’assistenza igienico sanitaria”. Il servizio di igiene ai disabili è affidato ai collaboratori scolastici ma, spiega Costanza, “il personale formato non è sufficiente e in alcuni casi l’assistenza si limita a due o tre ore al giorno”.

“Siamo stanchi”, protesta Giusi Adelfio, mamma di Giuliana, una ragazza disabile di vent’anni che frequenta l’istituto Duca degli Abruzzi di Palermo. “La scusa è sempre che non ci sono soldi. Ma non vogliamo l’elemosina, vogliamo che i nostri ragazzi possano studiare”. Giusi ha lasciato il lavoro e si occupa di Giuliana a tempo pieno accompagnandola a scuola tutte le mattine. “Molti suoi compagni invece non hanno mai frequentato dall’inizio, perché il servizio di trasporto ai disabili è fermo da gennaio”.

Giuliana ha diritto anche a 10 ore a settimana di assistenza all’autonomia e alla comunicazione: in sostanza di una persona qualificata che faccia da mediatore tra le sue esigenze e quelle di compagni e professori. Da quest’anno le regole sono cambiate, adesso i genitori possono scegliere a quale cooperativa rivolgersi. Le graduatorie sono pronte, eppure “non ci hanno fatto sapere niente. È tutto fermo”.

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