PALERMO – Erano trascorsi dieci giorni dalla notizia sul pentimento di Giovanni Vitale. Il Panda, così è soprannominato il neo pentito di Resuttana, aveva iniziato a raccontare storie di pizzo e droga. E a Brancaccio scoppiò il panico.
Il 3 marzo 2017 Giuseppe Confalone spiegava a Pietro Cocco, entrambi nell’elenco dei ventisette arrestati del blitz di due giorni fa, che erano “tutti” in agitazione a causa delle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia: “Ieri mi ha raccontato un ragazzo… ti rendi conto… che questo cornuto… u Panda sta cunsumannu a tutti… ”.
Gli uomini del clan di Bancaccio erano impegnati a spostare merce di natura illecita. Temevano che venisse sequestrata: “… sta cunsumannu a tutti. Perché ci sono quelli dello Sperone… di Brancaccio… che stanno sbarazzando magazzini…”.
Magazzini evidentemente pieni di chissà quale roba da nascondere. Probabilmente droga, visto che i traffici di cocaina sono da sempre il settore che Vitale conosce meglio.
Le parole del collaboratore di giustizia rischiavano di creare guai seri: “… dice… che non stanno uscendo… alcuni… da dentro… perché stanno cominciando a ‘ncasarisi”. Qualcuno, dunque, preferiva stare tappato in casa perché “questo farà un sacco di danno”.
Vitale “era sempre iccatu là per un periodo era iccatu sempre la... e sono tutti cacati di sopra qua… Sperone e Brancaccio”. Le conseguenze per i verbali del pentito non sono ancora note. Qualcuno sta ancora tremando.