PALERMO – Aveva seguito le orme dello zio, il capomafia Giuseppe Scaduto. Paolo Liga era il punto di riferimento del mandamento mafioso di Bagheria. È stato raggiunto, insieme ad altre cinque persone (clicca qui per guardare le foto degli arrestati), da un provvedimento di fermo della Direzione Disttettuale Antimafia di Palermo. Liga custodiva e gestiva l’arsenale del clan insieme ad un altro arrestato, Salvatore Farina. Pistole, fucili e mitragliette con matricola abrasa pronte per essere usate. Aveva anche il delicato compito di gestire i contatti con i boss della vicina Palermo e di Trapani, dove resta latitante Matteo Messina Denaro.
E poi c’erano le estorsioni (“I soldi alle persone si devono dare” – ASCOLTA): Liga dirigeva il lavoro sporco dei fratelli Claudio e Riccardo De Lisi. In particolare, sono stati individuati i responsabili di una estorsione iniziata nell’aprile 2014 e proseguita per due anni nei confronti del titolare di una società che gestisce la sicurezza nei locali notturni della zona. Dell’estorsione si sarebbero occupati Giuseppe Sanzone e Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo.
La donna raccoglieva i soldi del pizzo che servivano anche per la latitanza del fratello arrestato nel febbraio 2016 in una villa a Castellammare del Golfo, dopo che era sfuggito alla cattura nel novembre 2015. Nel mirino di liga e dei De Lisi anche un intermediario finanziario di Bagheria, costretto a cedere la sua macchina per saldare un “debito” da 50 mila euro con la mafia.
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“Anche oggi è stata realizzata un’ importante tappa nel lungo percorso di contrasto a cosa nostra e di affermazione della legalità. L’attività condotta dall’Arma dei Carabinieri riguarda il mandamento di Bagheria, dopo l’arresto del 30 ottobre 2017 del suo capo, Giuseppe Scaduto (quest’ultimo, così come Caporrimo, capo mandamento di San Lorenzo, aveva tentato di riorganizzare la commissione provinciale di cosa nostra)”. Lo dice il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo Antonio Di Stasio a proposito dei fermi di sei mafiosi di Bagheria. “Oggi viene colpito quello che possiamo definire il processo di sostituzione di capi o affiliati storici con nuove generazioni di criminali, figli di capi appartenenti a famiglie influenti di cosa nostra – aggiunge Di Stasio – Infatti, dopo il recente arresto, a Palermo, di Giuseppe Biondino, noto figlio dell’autista e fiduciario di Riina, è stato assicurato alla giustizia Paolo Liga, nipote del capo mandamento di Bagheria”. “E ancora una volta, l’odierna operazione evidenzia come la pratica dell’estorsione – conclude – continua a caratterizzare l’attività di cosa nostra palermitana e, seppure si registri una costante diminuzione della remuneratività, resta comunque un processo parassitario di controllo delle famiglie mafiose sul territorio”.