PALERMO – Il luogo passa quasi inosservato:un edificio a due piani in piena via Brancaccio, tra abitazioni, bar e altri piccoli servizi. I passanti transitano in fretta, senza curarsi troppo delle persone che entrano ed escono regolarmente dal portone. Ma è qui, in mezzo al quartiere, che ha sede il Centro accoglienza Padre Nostro, fondato da Padre Puglisi e ora diventato un polmone, un luogo di respiro nella periferia palermitana strangolata dall’assenza di servizi. Un luogo la cui ‘missione’ significa stare in mezzo alle persone e continuare il messaggio del prete ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993 per l’ostinazione a offrire al suo quartiere un’alternativa a Cosa nostra.
L’ultima struttura aperta dall’associazione è una casa di accoglienza per detenuti in permesso premio, un luogo in cui chi non ha un posto in cui passare la notte può essere ospitato e iniziare così il suo reinserimento in società. Ma il Centro Padre nostro, una realtà in cui oggi lavorano quaranta persone tra volontari e impiegati, ha servizi e iniziative sparsi in tutta la città, dalle sedi allo Zen e a Falsomiele alle strutture basate a Brancaccio come il centro diurno per anziani e il centro sportivo polivalente, un posto con campi da calcio, tennis e basket, un parco giochi per bambini e un giardino curatissimo e difeso dagli stessi abitanti del quartiere. Accanto a queste realtà si inserisce poi l’attività di divulgazione, con l’inserimento dei luoghi di padre Puglisi in diversi itinerari fatti apposta per fare conoscere ai turisti un lato diverso di Palermo, quello che cerca il riscatto.
Il fulcro di tutto è la casa-museo di padre Puglisi, che dopo essere stata portata indietro nel tempo alla quotidianità del sacerdote, con gli stessi mobili e gli stessi libri, è stata inaugurata nel 2014 ed è entrata a fare parte dell’Associazione dei musei ecclesiastici. Un luogo di incontro, sottolineano al Centro Padre nostro, in cui arrivano più di seimila visitatori ogni anno e che attiva progetti rivolti ai più giovani. L’anno scorso, ad esempio, quindici bambini hanno imparato a fare le guide e hanno illustrato ai turisti il percorso tematico all’interno della struttura. Quest’anno, per il quinto anniversario della beatificazione di Puglisi, e il venticinquesimo dalla sua uccisione, il Centro ha anche lanciato un nuovo sito internet per pubblicizzare le proprie attività: collegandosi al sito www.casamuseobeatopuglisi.it è possibile anche prenotare le visite e avere tutte le informazioni.
Segni di un messaggio, quello di padre Puglisi, che continua a essere vivo: “Vogliamo coinvolgere tutto il quartiere – dice Maurizio Artale, che del Centro è il presidente da 25 anni -, dobbiamo stare in mezzo alle persone e non chiusi nei nostri uffici o nelle parrocchie. Il sito è un altro modo per aprire la nostra realtà all’esterno, è una cosa che apre l’interesse verso le nostre attività e che ci permette di essere presenti anche fuori dai confini di Brancaccio”. Da quando il centro ha iniziato le sue attività sotto la direzione di Puglisi, dice Artale, il quartiere “è molto cambiato. Le persone qui trovano qualcuno che può costruire qualcosa – prosegue – oppure ci chiedono di tenere i loro bambini per evitare che rimangano in mezzo alla strada. Se c’è una giustizia sociale – continua Artale – se c’è il lavoro, o il reinserimento per chi ha sbagliato, allora si può andare avanti”.