Siamo andati appresso, per anni e giustamente – eccessi esclusi – alle auto blu e alle indennità extra, alle spese per gli stipendi e ai vitalizi. E tra denunce e inchieste, più o meno sensate, di questo e di tanti altri giornali, tra nuove consapevolezze e rabbia sempre più diffusa, qualcosa negli anni si è mosso. Anche in quella Sicilia che sembrava immutabile. Alle vetture di servizio una “sfoltita” si è data, in effetti. Il decreto Monti, in qualche modo recepito anche qui, ha ridotto le indennità degli onorevoli fino a qualche anno fa eccessive al limite dell’immorale. Sono stati ridotti i gettoni per i deputati con doppi incarichi e il “vitalizio” dal 2012 non esiste più: anche i politici nostrani, sebbene con condizioni un po’ diverse da quelle dell’italiano medio, da quell’anno sono soggetti al “contributivo”: riceveranno insomma anche sulla base di quanto versato.
Qualcosa, però, non è mai cambiata. E a guardar bene, vista la resistenza e il gradimento sorprendentemente trasversale, il vero simbolo della casta è quello lì. Non l’auto col lampeggiante blu che fa “schiumazza”, né il vitalizio per il politico ottantenne, ma la possibilità di usare i soldi pubblici per far lavorare amici e parenti, figli e nuore, uomini di partito e galoppini.
Il simbolo della casta che ha resistito a tutto sono i consulenti. Simbolo della casta che piace anche all’anticasta. E la novità è proprio questa. Il Movimento cinque stelle ha cavalcato per anni una battaglia che sotto certi aspetti non può che essere condivisibile. Di fronte alle condizioni di una Italia boccheggiante e di una Sicilia eternamente povera e in crisi, certe esagerazioni erano uno schiaffo in faccia a tanti che non potevano, a tanti che non ce la facevano.
Stranamente, però, i grillini dell’Ars e non solo, hanno mai realmente avviato una battaglia contro questo spreco. Perché di questo si deve parlare. Se, come descritto oggi nell’articolo di Maria Teresa Camarda, gli “esterni” del Palazzo dei Normanni sono persino, nel numero, più dei tanto vituperati dipendenti di “ruolo”. Questi ultimi, soprattutto i più “anziani”, sono tra quelli meglio pagati d’Italia. Eppure, a questi, i politici nostrani aggiungono, tra plafond del Consiglio di presidenza (dove il Movimento cinque stelle ha inviato due esponenti di spicco come Cancelleri e Siragusa) e consulenti dei gruppi parlamentari, cooptati con la massima discrezionalità, altri duecento esterni.
E così, qualcosa non torna. Specie se vai a guardare i numeri. Già sottolineati in maniera fortemente critica dalla Corte dei conti siciliana che ha “bacchettato” tutti, compresi i grillini di Sicilia. Solo al gruppo M5s e ai suoi esponenti nel collegio di presidenza, infatti, vengono assegnate risorse di poco inferiori al milione di euro l’anno (quasi 40 mila euro per ogni deputato da spendere per i cosiddeti D6, oltre ai soldi a disposizione di Cancelleri e Siragusa). Una spesa totale di cinque milioni di euro per legislatura.
Cancellare i consulenti, quindi? No, non è questa la soluzione che saprebbe solo di demagogia. Ma cosa se ne fa un gruppo di venti deputati di oltre una trentina di consulenti? E cosa se ne fanno i gruppi anche inferiori di tutti questi “esperti” presi all’esterno? Il dubbio, oggi è che il vero, genuino simbolo della casta sventoli anche tra i giardini dell’anticasta.
Basterebbe, però, ridurre proporzionalmente alla “corposità” dei gruppi i fondi per gli esterni per ottenere risultati importanti che non comprometterebbero il “funzionamento della democrazia”. Ai Cinquestelle non basterebbero, ad esempio, per l’intero gruppo, cinque consulenti da aggiungere ai portaborse già esistenti? Bene, in questo caso si risparmierebbero qualcosa come 600 mila euro l’anno: quasi due milioni e mezzo per la legislatura. Solo prendendo in considerazione i grillini. Una cifra che, se estesa a tutto il parlamento siciliano, supererebbe gli otto milioni di euro. Esattamente la cifra che il Movimento pensa di poter “recuperare” dal taglio degli odiosi vitalizi.
Perché chiederlo al Movimento cinque stelle? qualcuno si starà domandando. I motivi sono essenzialmente due. Il primo: i grillini, al netto di qualche sbandata demagogica hanno dimostrato di voler portare avanti una vera battaglia agli sprechi, a cominciare dalla volontà di ridursi lo stipendio; insomma, per farla breve, da altre forze politiche e da altri esponenti politici, in questo senso c’è forse poco da attendersi, visto anche l’insegnamento del recente passato. Ma i grillini potrebbero farsi promotori di una campagna, in questo senso, dando il buon esempio e cercando di convincere le parti più sensibili del parlamento poi. Il secondo motivo? Una vera battaglia contro gli eccessi dei consulenti sgombrerebbe il campo da un dubbio: vuoi vedere che della casta fa ormai parte anche l’anticasta?