Ho compiuto 40 anni, da poco voglio precisare, e non ho neppure un figlio o una figlia. Alla mia età mio padre ne aveva 3. non sono neppure zio, né mio fratello né mia sorella hanno dato un contributo alla stirpe italica. E tra i miei amici i senza figli sono ampia maggioranza. Il che mi fa sentire meno mosca bianca.
Ma le recenti esternazioni sulla natalità, il podere per aumentare le nascite, mi hanno fatto talmente pensare che ho sognato il terzo figlio. E l’ho sognato siciliano, nato in una grande città dell’Isola. E già possessore di una piccolo appezzamento.
Nella regione che vanta i record per i neet, i giovani che non studiano e non lavorano, per l’assenza di servizi per l’infanzia e per il maggior numero di famiglie sotto la soglia della povertà. Roba che già rappresenta un sistema contraccettivo di prim’ordine. Ma quel bimbo, o quella bimba, nasce ed ha un podere. Come regalo di nascita siamo molto oltre le vecchie sterline in oro.
Ha un podere, quindi. O meglio lo ha in concessione la coppia genitoriale. Che però quel podere dovrebbe, in qualche modo, lavorarlo e renderlo produttivo. Trovandosi esattamente nelle stesse condizioni di chi un figlio- o più figli ché la patria ha bisogno di braccia- li ha generati e si trova nelle condizioni di dover andare a lavoro in ufficio o in fabbrica (anche se la fattispecie in Sicilia è pressoché assente) o a fare la fila in un centro per l’impiego. I neocontadini, quindi, hanno due opzioni- escludendo nonni, zii e disoccupazione- essere tra i pochi (meno del 10%) dei fortunati che riescono ad avere un posto in un asilo nido della regione oppure portare il bimbo nel podere. Certo almeno il podere di stato dovrebbe avere un aria meno inquinata di quella che si respira nei luoghi di lavoro siciliani privi di servizi per i bimbi e per i genitori. Potrebbe anche, il bimbo, riuscire ad essere allattato al seno. Una fortuna spesso negata ai suoi fratelli, con madri costrette a cercare angoli e anfratti semplicemente per sfamare il figlio.
Risolto il problema del bimbo, almeno per quel che riguarda allattamento e sistemazione immagino che il governo ipotizzi, per venire incontro alle esigenze primarie, l’uso di foglie di lattuga al posto dei pannolini. Con evidenti vantaggi anche per l’ambiente. Certo c’è da sperare che questo podere non sia troppo distante dal centro, o quanto meno non raggiungibile solo percorrendo uno dei mille chilometri di viabilità secondaria franata, interrotta o chiusa. Una situazione che i produttori agricoli siciliani conoscono bene dovendo, spesso, allungare tempi di percorrenza- e quindi costi- proprio a causa della viabilità interprovinciale.
Ma sono tutti ostacoli superabili da una coppia che adesso, finalmente, ha un podere. Dove magari coltivare e commercializzare il prodotto. Già, il prodotto. Cosa potrebbe mai coltivare questa nuova famiglia verde e felice? E quanto reddito potrebbe ottenere? Non pensate a grano, pomodoro o agrumi. Non riuscireste neppure a pagare le spese, lo dicono i dati della regione. Non pensate a colture bisognose di troppa acqua, le dighe in Sicilia arrancano anche quando diluvia, figuratevi nei periodi secchi. E mentre voi guardate il podere il figlio cresce. Cresce e deve andare a scuola, senza tempo pieno, materia sconosciuta in Sicilia. In edifici precari, senza manutenzione, senza palestre e attrezzature.
Arrangiandosi, come molte coppie fanno, potrebbe superare anche questa. Magari senza un calcinaccio che cade sulla testa. Ma l’università è altra cosa. La borsa di studio ha le stesse possibilità statistiche di un sei al superenalotto, affittare una stanza- anche volendola pagare con i fagiolini dell’orto che avete realizzato nel podere- è impresa ardua. Dal vostro podere alla sede dell’università, anche per restare in tema, è più conveniente un collegamento con carretto e mulo rispetto ad autobus e treni.
A quel punto, forse, realizzerete che più che un appezzamento- se non trovate oro e petrolio- sarebbe stato più utile spendere i 5 miliardi di fondi europei ancora chiusi nelle casseforti della burocrazia regionale. E magari dare la possibilità ad ogni donna di decidere del proprio corpo senza considerarla un’incubatrice.