Il voto che ha affossato la manovra è il sintomo della malattia di questa maggioranza che non c’è. A votare contro l’articolo su cui si reggeva la Finanziaria, infatti, sono stati 36 deputati. In 29, invece, hanno votato a favore. Ed è lì che i conti non tornano, numeri alla mano. Innanzitutto perché a votare, stando alla registrazione di Sala d’Ercole (in foto), sono stati 31 i deputati ad esprimersi, sotto la coltre del voto segreto.
Quindi, quantomeno di voti ne mancano due. Questa è la prima certezza.Escludendo, ovviamente, che esponenti delle altre opposizioni possano avere votato a favore dell’articolo: in quel caso il gruppetto dei “traditori” sarebbe ancora più ampio.
Fatto sta che i numeri, già risicati anche per le assenze in quell’occasione del presidente Musumeci e dei deputati di maggioranza Calderone e Gennuso, sono mancati. E del resto le tensioni tra pezzi di maggioranza non erano mancate nella seduta di oggi. Poco prima, infatti, era stato bocciato un emendamento proposto dai deputati di Fratelli d’Italia: in quel caso, pezzi della maggioranza e del governo si erano detti contrari. Troppo poco per giungere a facili conclusioni: i franchi tiratori come sempre non hanno volto, ma ci sono. E hanno ricacciato indietro, per il momento, la finanziaria senz’anima e tutta tagli.