PALERMO – Anche la Regione interviene nella matassa burocratica su chi debba essere il presidente del collegio dei revisori dei conti del comune di Palermo. Le dimissioni di Marcello Barbaro, che ha scelto di fare un passo indietro dal ruolo di guida ma di restare revisore, avevano infatti comportato la nomina di Sebastiano Orlando. Ma la legge prevede che il presidente sia il revisore che vanta maggiore esperienza negli enti più grandi: il che ha fatto sorgere il dubbio sul meccanismo da seguire in caso di dimissioni.
L’Ancrel, l’associazione nazionale dei revisori, ha detto a chiare lettere che, a norma di legge, le dimissioni di Barbaro sono inefficaci, così come la nomina di Orlando. Ma gli uffici di Palazzo delle Aquile hanno chiesto un parere alla Regione Siciliana che, pur condividendo la tesi del Segretario generale Antonio Le Donne, secondo cui Barbaro si può dimettere e Orlando può succedergli (esattamente il contrario di quanto sostenuto da Ancrel), ha chiesto un parere all’ufficio legale della Regione, visto che la questione riveste un “carattere generale”.
Il dubbio è se Barbaro possa dimettersi da presidente restando revisore, ma secondo Le Donne ci sarebbe “una forte sproporzione sugli esiti derivanti da una rigida, ma non per questo necessariamente corretta, applicazione delle disposizioni”. Una visione più letterale comporterebbe l’obbligo, per il presidente dimissionario, di lasciare del tutto il collegio, ma per il Segretario il fatto che i revisori non siano più eletti ma sorteggiati comporta che il ruolo di presidente non sia più “consustanziale” a quella di revisore. In poche parole, quando i revisori venivano votati dai consigli comunali, un revisore sapeva di dover diventare presidente perché il più votato; ma nel caso del sorteggio, previsto dalla vigente normativa, il futuro presidente viene scelto sulla base del curriculum, quindi a posteriori.
Secondo Le Donne, quindi, Barbaro può dimettersi da presidente e restare revisore e Orlando può prendere il suo posto alla guida del collegio. Una visione condivisa dagli Enti locali, ma su sui si aspetta adesso il pronunciamento dell’Avvocatura regionale.