“Pd-M5s? È il mio ‘modello Sicilia’ | Ora un governo, a qualunque costo” - Live Sicilia

“Pd-M5s? È il mio ‘modello Sicilia’ | Ora un governo, a qualunque costo”

Crocetta: “Sette anni fa spinsi per l’alleanza con i grillini. Tanti risero. Ora hanno cambiato idea. Anche la storia dell’Isola sarebbe diversa”.

“Quando, sette anni fa, parlai della necessità di una alleanza tra Pd e Cinquestelle, in tanti mi risero in faccia. Sono contento che oggi molti abbiano cambiato idea”. Il telefono squilla accompagnato da un motivetto etnico. Rosario Crocetta risponde al suo numero straniero, è in Tunisia, da dove segue le vicende della crisi.

Presidente, intanto come sta?

“Bene grazie. Sto riposando un po’, ma non smetto di seguire quello che accade”.

Del resto, questi sono giorni cruciali per il nostro Paese.

“Lo sono davvero. E spesso sento anche molti dei miei amici in Italia con i quali mi confronto”.

Chi sono questi amici?

“Li chiamo ‘compagni di base’. Hanno partecipato agli anni del mio governo, ma non in posizioni politiche di primo piano…”.

A proposito, questa crisi la segue da cittadino o da politico?

“Io ho deciso, come è noto, di fare non uno, ma diecimila passi indietro. Ma l’impegno politico per me rimane importante”.

E fa sempre parte del Partito democratico, no?

“Certo. Non ho lasciato il Pd quando da dentro il Pd mi attaccavano ogni giorno, vuole che lo faccia adesso?”.

E allora da esponente ed ex dirigente del Pd, che consiglio si sente di dare al segretario Dem Nicola Zingaretti, in queste ore complicate?

“Io darei un consiglio a tutti: fregatevene di tutte le dinamiche interne dei partiti. E fate questo governo a ogni costo, lavorando sui punti programmatici”.

Governo a ogni costo? A chi conviene di più?

“Credo sia ai Cinquestelle che al Pd. Salvini, staccando la spina al governo Conte senza motivo e all’improvviso, ha dimostrato di non essere l’uomo politico col quale si possa costruire una alleanza stabile. Ma il Movimento cinque stelle non può pensare di restare politicamente isolato: deve pensare non solo all’oggi, ma anche al domani”.

Insomma, suggerisce la creazione di un vero e proprio blocco politico.

“Certo. Anche il Pd deve individuare uno schema politico stabile. Oggi, Cinquestelle e Dem insieme, vincerebbero anche in moltissime Regioni. Ci lavorino. Io, del resto, ci avevo provato”.

Il famoso ‘Modello Sicilia’…

“Sì, questa strada la individuai già sette anni fa. Nessuno mi seguì, perché tutti erano convinti di poter vincere da soli. E invece…”

E invece?

“E invece da soli non si vince. Il centrosinistra non è e non era autosufficiente nemmeno quando io vinsi le elezioni regionali. Era un passaggio logico l’alleanza con i Cinquestelle anche in Sicilia”.

Ma dopo il flirt iniziale, i Cinquestelle hanno iniziato a fare opposizione seria al suo governo.

“E hanno perso una grande occasione: hanno preferito fare opposizione mettendosi insieme alla destra. Ricordo che mi firmarono una mozione di sfiducia pochi giorni dopo una riunione nella quale avevamo discusso in maniera molto positiva su tante cose da fare in Sicilia. Ci cascarono in pieno. Oggi la storia dell’Isola potrebbe essere diversa”.

Eppure, da un anno e mezzo i Cinquestelle governano con la Lega e ne hanno sposato anche molte scelte. Lei crede che Pd e Movimento siano così affini da poter pensare a una alleanza politica stabile?

“Io credo che tra M5s e Partito democratico ci sia in realtà un sentire comune. Mi sono chiesto anch’io, ad esempio, come si concili la posizione del Movimento sui diritti civili con quella di chi ha sponsorizzato il family day. Anche perché Salvini…”.

… Salvini?

“Salvini non è di destra. È di estrema destra. Non rappresenta un centrodestra per come lo abbiamo conosciuto, col quale si poteva anche provare a ragionare”.

Eppure i big del centrodestra continuano a dire che è quella la coalizione vincente in Italia.

“In effetti non capisco Berlusconi: vuole fare il governo con Salvini, ma Salvini neanche lo vuole”.

Insomma, secondo lei, dopo avere governato per un anno e mezzo con un leader politico che lei definisce “di estrema destra”, il Movimento può tranquillamente iniziare a governare col centrosinistra.

“Il loro problema è sempre stato lo stesso: da soli non possono governare e devono per forza trovare un interlocutore. Spero che adesso però abbiano imparato la lezione: hanno pure perso voti, tanti, circa la metà. È il momento di cambiare rotta”.

A proposito di rotte che cambiano: sorpreso dalla posizione di Renzi che ha sposato l’idea del governo con i Cinquestelle, dopo anni di polemiche feroci?

“Ricordo che quando io gli parlavo della necessità di un dialogo con i Cinquestelle, Renzi sorrideva. Lo stesso Faraone preferiva l’idea di aprire a Forza Italia. Prendiamo atto del loro errore. Diciamo che adesso Renzi sta provando a ripararlo. E in un certo senso, ha anche tolto Zingaretti dalle spine con questa mossa”.

Eppure, e valeva anche per la fase in cui lei ha governato, c’è sempre l’impressione che nel Pd ci siano almeno due voci: oggi Zingaretti e Renzi, ieri in Sicilia gli uomini che si rivedevano nel segretario Raciti da una parte e i renziani dell’altra. Non è il momento della scissione tra due anime che non vanno d’accordo?

“Zingaretti finora è stato corretto, anche nei confronti di Renzi che alle politiche ha messo nelle liste solo suoi fedelissimi, ottenendo un risultato elettorale scarso. Ed era prevedibile, visto che non ha coinvolto una grossa parte del partito. Non penso che oggi sia in discussione la guida del Pd, ma certamente Renzi non è uno che ama mettersi da parte. Non ha il mio carattere: io sono uscito di scena senza creare problemi a nessuno”.

Le chiedevo se lei vede lo spettro della scissione nel Pd?

“Io spero di no, soprattutto per i diretti interessati. Lo sa perché?”

Perché?

“Perché a tutti quelli che negli ultimi anni hanno fatto una scissione, è andata piuttosto male”.


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