PALERMO – Sei milioni in più per l’Amat? No, niente da fare. Mentre imperversa la battaglia sulla Ztl notturna, con l’amministrazione Orlando costretta a fronteggiare i ricorsi dei commercianti, al comune di Palermo è in corso una lotta più sotterranea ma che riguarda sempre il trasporto pubblico locale. Solo che questo braccio di ferro non vede contrapposti maggioranza e opposizione o amministrazione e negozianti, ma da un lato l’assessorato alla Mobilità guidato da Giusto Catania e dall’altro gli uffici della Ragioneria generale.
Motivo del contendere sono, come sempre, i soldi e per la precisione le somme necessarie a coprire il fabbisogno di Amat nel 2020. Venerdì scorso l’assessore Catania e il suo capoarea Sergio Maneri hanno infatti scritto una nota inviata alla presidenza del consiglio comunale e per conoscenza anche al sindaco Orlando, al Segretario generale e al Ragioniere generale. Appena tre paginette per dire che, conti alla mano, servono sei milioni di euro in più per coprire i costi di quest’anno. Il contratto di servizio del 2015, infatti, prevedeva che dalla Ztl (in versione “extralarge”) si incassassero circa 30 milioni di euro, necessari a sostenere tutti i servizi tra cui il tram; peccato che gli incassi siano pari a un decimo, il che costituisce “un elemento di criticità per la sostenibilità dei costi aziendali”.
E se è vero che Amat “già registrava perdite nei precedenti anni” (mettono le mani avanti Catania e Maneri), la vicenda della Ztl “ha ulteriormente contribuito ad aggravare la situazione di crisi, tanto che la società ha presentato un Piano di risanamento per gli anni 2019-2021”. L’amministrazione ha così deciso di rimodulare il contratto riconsiderando “i corrispettivi di pagamento a sostegno delle linee di tram sostitutive delle precedenti linee operate da autobus su gommato, anche alla luce delle recenti novità normative”. Un riferimento non casuale al decreto ministeriale del marzo 2018 che parla di “costi standard unitari espressi in chilometri di servizio”, ossia che tengono conto di efficienza e ammodernamento.
In parole povere, nel 2019 l’Amat per contratto avrebbe dovuto percorrere 11,7 milioni di chilometri: tra gli 850 mila del tram e i 10,4 degli autobus (compresi perdite e cali), si è arrivati a 11,2 che sono stati pagati 67 milioni di euro, in pratica 5,97 euro a chilometro. Ma nel 2020, alla luce dell’assunzione dei 100 autisti e soprattutto dei nuovi costi standard previsti dal ministero, il costo standard si differenzia: 5,8 euro a chilometro per i bus e ben 11 per i tram. In totale fa 73,1 milioni di euro, cioè sei in più per l’adeguamento contrattuale. Soldi che andranno trovati già nel 2020.
Tutto a posto, quindi? No, visto il siluro in piena regola che tre giorni dopo è partito da via Roma ed è arrivato all’assessore Catania, al dirigenti della Mobilità, al Segretario generale e al consiglio comunale. Una nota di fuoco, quella firmata dal Ragioniere Bohuslav Basile, che risponde picche alla richiesta degli uffici di Catania: non solo perché il bilancio comunale non si riesce a chiudere, a causa dei ben noti problemi contabili, ma anche perché il ragionamento su Amat non reggerebbe.
L’azienda guidata da Michele Cimino, infatti, registra perdite da un decennio (al netto di qualche rara eccezione) e nell’ultima trimestrale del 2019 la perdita è di 1,1 milioni per soli tre mesi che, sommata a quelle dei periodi precedenti, fa arrivare il “rosso” a 5,3 milioni. Ma se questo non bastasse, la Ragioneria fa anche notare che il nuovo metodo di calcolo ministeriale deve basarsi anche su velocità media, quantità del servizio e ammodernamento del materiale, non proprio i punti forti dell’azienda; inoltre nel fare i conti bisogna considerare anche quello che il Comune già paga per i servizi speciali e i proventi da Ztl e zone blu.
“In altri termini – dice la Ragioneria – alla copertura del costo standard contribuiscono non già, come postulato dalla partecipata, i soli corrispettivi pagati dal Comune, ma anche ovviamente i proventi dalla emissione dei titoli di viaggio, di quelli della Ztl, nonché dal margine positivo di contribuzione della gestione delle zone blu”. Inoltre bisogna tener conto dell’Iva e spiegare perché il costo standard (5,8 euro per bus e 11 per tram) sia diverso da quelli indicati nel 2018.
Al netto di tutte le considerazioni, però, il problema sono sempre i soldi. Palazzo delle Aquile non riesce infatti a chiudere il bilancio per il Fondo crediti di dubbia esigibilità (servono 90 milioni), per i 17 milioni che servono a coprire le perdite di Amat (cinque milioni) e Rap (12), per gli extra-costi dovuti alla chiusura di Bellolampo e per l’accantonamento dovuto dal 2021 per i debiti commerciali. Insomma, di soldi in più per Amat non ce ne sono.
“Il contratto di servizio del 2015 sottoscritto e adottato dall’Amat è stato un grande errore – attacca il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – Necessita con urgenza un nuovo contratto che attribuisca all’azienda servizi che possano essere espletati con un vantaggio economico per la partecipata. Il piano del fabbisogno deve essere indirizzato al risanamento economico, siamo contrari ai servizi a perdere. Serve un potenziamento del personale per i mezzi pubblici al fine di dare alla città un servizio efficiente. Insomma, occorre un cambiamento e un rilancio radicale”.
LE REAZIONI
“Siamo di fronte ad un contratto di servizio che avremmo dovuto revisionare subito dopo la sua stesura nel 2015, perché fondato sull’aleatorieta’ di una previsione di incasso che avrebbe dovuto essere di ben 30 milioni – dice Concetta Amella del M5S – Oggi ci troviamo di fronte a un piano di risanamento inattendibile e inaffidabile che segue stime e previsioni di rilancio non supportate da dati oggettivi. Mancano le necessarie coperture finanziarie, come dimostra la richiesta dei 6 milioni, .e ci muoviamo nell’ambito di una gestione del trasporto pubblico locale che naviga a vista, con prospettive assai tetre rispetto alla sostenibilità finanziaria per l’azienda ed il Comune”.