CATANIA. La classica bottiglia incendiaria, inequivocabile segnale di una richiesta di natura estorsiva, aveva dato il via nell’aprile del 2015 alle indagini, condotte dai carabinieri di Fiumefreddo di Sicilia e coordinate dal sostituto procuratore di Catania Fabrizio Aliotta, sfociate lo scorso anno nell’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due pregiudicati: Angelo Dovara, 52 anni con precedenti per associazione mafiosa e spaccio di stupefacenti, e Orazio Leonardo Patanè, 49 anni, già arrestato per rapina e detenzione di sostanze stupefacenti. Quest’ultimo è stato arrestato stamani e dovrà scontare una condanna definitiva a 2 anni di reclusione, pena patteggiata, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Per Dovara, invece, si è concluso il processo in primo grado con una condanna del gup Pietro Currò a 3 anni e due mesi di reclusione, 4 mesi in più di quelli chiesti dall’accusa. L’imputato, i cui legali Lucia Spicuzza e Salvo Sorbello hanno già presentato appello, è in attesa della fissazione della prima udienza del processo di secondo grado.
Vittime dei due uomini i titolari di un panificio di Fiumefreddo di Sicilia, che per paura non hanno denunciato ai carabinieri i propri aguzzini. Duemila euro una tantum e duecento euro ogni mese. Questa la cifra richiesta dagli estortori per evitare problemi. Ma le conversazioni intercettate dai militari dell’Arma tra i coniugi, titolari del punto vendita, hanno condotto ai due imputati. Entrambi, nel corso dell’attività investigativa, sarebbero stati notati all’interno del panificio mentre dialogavano con il titolare.