CATANIA – Alla fine aveva deciso di costruire la sua casa vicino a quella del fratello Daniele, in via Stella Polare. Salvatore Nizza è uno dei destinatari del provvedimento di Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania eseguito ieri dalla Dia. Gli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia, nei giorni scorsi, hanno sequestrato una serie di appartamenti tra via Stella Polare e via Genovesi riconducibili – secondo la magistratura – al trafficante di droga del clan Santapaola. Gli inquirenti hanno messo a setaccio i conti correnti della suocera di Turi Nizza che sono finiti, anche questi, nelle mani dell’amministratore giudiziario nominato dai giudici per gestire l’intero patrimonio sequestrato a Salvatore, Daniele e Andrea. ‘Mpapocchia, pochi mesi fa, è stato arrestato nell’ambito di una delicata inchiesta denominata Polaris. E’ accusato di essere il gestore della piazza di spaccio di via Stella Polare, affiancato dal figlio Dario, da Giuseppe Vinciguerra (detto Farfalla) e da Giovanni Magrì (il figlio del boss santapaliano Orazio, dopo la misura, è stato scarcerato dal Riesame).
Salvo Nizza sarebbe riuscito a acquistare la casa grazie a una parte di quei 600 mila euro che Davide Seminara rivela ai magistrati i fratelli Nizza si sono suddivisi nel 2007. “Non so quando lo ha acquistato ma credo in corrispondenza con la spartizione del capitale“, racconta nel 2014. Oltre ai sei immobili tra via Stella Polare e via Genovesi e ai due conto correnti intestati alla suocera, la Dia ha sequestrato anche una Lancia, una Citroen e una Honda Sh 300.
Ad Andrea, il fratello più piccolo ma diventato negli ultimi due anni l’uomo più ricercato della Sicilia orientale, hanno sequestrato una villetta con piscina costruita nei pressi del carcere di Bicocca. Davide Seminara fornisce una precisa descrizione: “La casa di Andrea ha un grande terreno, la piscina e due elevazioni fuori terra“. Il collaboratore Salvatore Cristaudo aggiunge: “Si tratta di una bella proprietà dotata di piscina e stalla di cavalli…” L’immobile è formalmente intestato ad un altra persona, ma per la magistratura sarebbe solo una testa di legno.
La storia della villetta, che sorge – raccontano i pentiti – vicino alla masseria del boss dei Carateddi Orazio Privitera, si incrocia con l’omicidio di Daniele Di Pietro (detto Trippa) ucciso a settembre del 2014 per una questione di piazze di spaccio a Librino. “Il terreno risulta intestato ancora alla famiglia di Daniele Di Pietro”, raccontanel 2014 Davide Seminara, l’ex autista di Andrea. Fornisce un dettaglio in più, l’ex soldato dei Nizza Salvatore Cristaudo un anno dopo: “L’abitazione originariamente era di Di Pietro, poi ucciso”. Dalle indagini sulla compravendita dell’immobile in Strada Passo del Fico, contrada Passo del Cavaliere, vengono fuori il nome di uno zio e del suocero di Daniele Di Pietro. Il primo compare nel 2008 al primo acquisto, mentre il secondo è quello che “negozia” gli assegni con cui l’attuale intestatario ha pagato. Il presunto prestanome – risulta dai dati investigativi – aveva nel suo conto corrente una bella sommetta avuta a titolo risarcitorio da un’assicurazione. Ma questo non basta a fugare i dubbi degli inquirenti che hanno cercato collegamenti e legami tra il compratore e Andrea Nizza. “Rapporti personali che consentono di ritenere -scrivono i giudici – che, pur in presenza di un formale atto di compravendita dell’immobile, questo sia rimasto nella disponibilità di Nizza. Dopo l’omicidio Di Pietro- scrivono ancora i magistrati – il Nizza ha provveduto ad altra formale intestazione della villa sfruttando la circostanza che l’acquirente aveva le risorse economiche sufficienti”.
Ma non è finita perché i Carabinieri, a maggio del 2015, eseguono una perquisizione nella villetta per cercare indizi sulla latitanza di Andrea Nizza. In casa era presente uno dei cinque figli del narcotrafficante, da febbraio al 41 bis, e suo cognato. La persona che sarebbe il punto di contatto- secondo gli investigatori – tra il giovane rampollo di Librino e l’intestatario della villa sequestrata.