CATANIA – Fondi pubblici distribuiti a tavolino, premi di produzione “a pioggia”: il Cas è stato utilizzato come bancomat da una cerchia di dipendenti e dirigenti compiacenti. Tutto sulle spalle di “mamma” Regione. Un sistema ben consolidato nel tempo che adesso è finito nel mirino della Direzione investigativa antimafia guidata da Renato Panvino, che sta eseguendo 12 misure interdittive disposte dal Gip del tribunale di Messina a carico di dirigenti e funzionari. Le accuse, a vario titolo, sono di truffa, falso e peculato. In totale gli indagati, secondo quanto risulta a Livesicilia, sono 57. Tra i destinatari delle misure di interdizione dal lavoro c’è anche un noto sindaco.
I NOMI – I funzionari sospesi dal servizio sono Antonio Lanteri, Stefano Magnisi, Angelo Puccia, Gaspare Sceusa, Alfonso Schepisi, Anna Sidoti Sindaco di Montagnareale. Complessivamente sono stati sequestrati conti correnti e beni per un milione di euro anche a Carmelo Cigno, Letterio Frisone, Carmelo Indaimo, Antonio Francesco Spitaleri, Antonino Liddino, Corrado Magro.
I NOMI DEI 57 INDAGATI – Giovanni Arnao (1961), baldassare Arrigo (1963), Agostino Bernava (1949), Francesca Bongiorno (1963), Amedeo Branca (1959), Orazia Campanino (1947), Antonino Cannatella (1946), Anna Maria Carbone (1963), Lucia Cicero (1954), Carmelo Cigno (1948), Baldassare Ciraolo (1957), Costantino Crisafulli (1947), Paolo Currò (1953), Santo D’Amico (1963), Antonino D’Arrigo (1959), Amedeo Finocchiaro (1952), Letterio Frisone (1953), Giovanni Giaimo (1965), Francesco Giardina (1957), Giacomo Giordano (1948), Carmelo Indaimo (1946), Vincenzo Irrera (1976), Antonino La Corte (1964), Giovanni Nicola Antonio Lania (1954), Antonio Lanteri (1953), Giuseppe Lanzafame (1946), Antonino Liddino (1948), Maria Lo Nostro (1954), Mario Lo Turco (1964), Ernesto Maddocco (1952), Stefano Magnisi (1953), Corrado Magro (1947), Antonino Mamazza (1946), Serafina Martorana (1970), Clorinda Mifa (1964), Alberto Offerente (1960), Domenico Perrone (1960), Carmelo Pintaudi (1961), Giuseppe Potenzone (1943), Angelo Puccia (1960), Paolo Rinauro (1948), Gaspare Sceusa (1955)Alfonso Schepisi (1952), Filadelfio Scorza (1959), Angelo Sottile (1953), Antonino Francesco Spitaleri (1949), Pietro Antonino urso (1945), Giovanni Uscenti (1959), Barbara Vinci (1956), Walter Zampogna (1959), Salvatore Paolo Zumbino (1956), Anna Sidoti (1972), Mariano Giuseppe Calderone (1966), Maria Restifa (1947), Giuseppe Giancarlo Rotondo (1946), Santa De Domenico (1963), Francesco Rizzo (1954).
Al centro delle indagini della Dia di Catania, coordinate dal procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, ci sarebbe la percentuale di circa il 2% che spetta per legge a chi segue appalti pubblici, pagata alla fine dei lavori. Secondo l’accusa molti progetti per cui sarebbero stati incassati i soldi non sarebbero stati conclusi o, addirittura, neppure esistiti. Il danno per il consorzio in due anni è stato stimato in oltre un milione di euro, e la Dia, in esecuzione del provvedimento del Gip, sta eseguendo, oltre a perquisizioni domiciliari e negli uffici, anche un sequestro beni equivalente per lo stesso importo. I dipendenti coinvolti nell’inchiesta sono complessivamente 57, indagati dalla Procura di Messina, per 12 di loro è stato emesso il provvedimento di sospensione
L’inchiesta, che non nasce in seguito ad alcuna segnalazione di organi politici, è coordinata dal magistrato Sebastiano Ardita e rappresenta lo sviluppo della prima operazione della Dia contro il sistema di spartizione degli appalti del Cas. Due anni fa venne alla luce il complesso meccanismo di scambi e favori tra imprenditori e dirigenti: alcuni avevano ottenuto anche la ristrutturazione della propria abitazione in cambio di affidamenti diretti e gare truccate.
Proprio nelle scorse settimane, il ministro Graziano Delrio aveva bocciato le autostrade siciliane, da sempre alla ribalta per la carenza di manutenzioni, per gli incidenti spesso con esito tragico e gli sprechi. I soldi dei lavori di messa in sicurezza, secondo quanto ha documentato la Dia, finivano dritti nelle tasche di alcuni dirigenti infedeli che, senza alcun progetto, incassavano premi e benefit. Scattano le perquisizioni. Ben 100 uomini della Dia sono impegnati nelle perquisizioni degli uffici del Consorzio autostrade siciliano e delle abitazioni degli indagati. Le operazioni sono seguite attentamente dal generale Nunzio ferla e dal capo del secondo reparto Maurizio Calvino.
“E’ il frutto di un’indagine molto complessa durata due anni sull’amministrazione interna del Consorzio per le autostrade siciliane, coordinata dal procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita”. Lo ha affermato il capo centro della Direzione investigativa antimafia di Catania, Renato Panvino, sull’inchiesta sul consorzio. “L’operazione – ha aggiunto Panvino – è ancora in corso in diverse città siciliane dove sono presenti investigatori Dia impegnati nella notifica dei provvedimenti ai dipendenti del Cas, con perquisizioni domiciliari e negli uffici. E’ la prosecuzione dell’operazione già condotta sempre dalla Dia nel 2015 nei confronti di imprenditori e funzionari del Consorzio per le autostrade siciliane che ha fatto luce sull’affidamento degli appalti a ditte compiacenti con modalità di corruzione”. “Le operazioni – ha sottolineato il capo centro della Dia di Catania, Renato Panvino – sono ancora in corso e i provvedimenti sono in corso di esecuzione. Faremo il punto della situazione alle 10.30 durante una conferenza stampa nella sede della Dia di Messina con i magistrati della Dda della Città dello Stretto”.
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