SIGONELLA. Davide che sconfigge Golia. Al termine di una schermaglia a colpi di carte bollate protrattasi per ben 17 anni: nelle scorse ore è giunto l’epilogo clamoroso del pignoramento di oggetti d’oro, gioielli, pietre preziose e orologi per un valore complessivo di circa 230mila dollari nel centro commerciale “Navy Exchange” di proprietà del governo Usa nella base militare di Sigonella. La sentenza, esecutiva dal 2014, prevede un risarcimento danni di 600mila dollari nei confronti di Carmelo Cocuzza licenziato dalla Base nel 2000. “Una battaglia che ho vinto da solo ed assieme al mio avvocato Concetta La Delfa. Una battaglia che parte da lontanissimo: abbiamo sempre cercato di lavorare per trovare un accordo. Ma non ci hanno mai ascoltato. Oggi arriva la chiusura del cerchio”.
Perché venne licenziato?
“L’accusa ufficiale è quella di avere falsificato il cartellino: un fatto falso. Tant’è che non è mai stato dimostrato. Nei tre gradi di giudizio, è stato dimostrato che il licenziamento è stato confezionato ad hoc contro di me. Un licenziamento che ho dovuto subire e accettare”.
Che clima si respirava, ieri, durante il pignoramento?
“Ieri, assieme al mio avvocato, ero presente al pignoramento che è avvenuto alla base di Sigonella. Già lo scorso 9 luglio era avvenuto un primo pignoramento: quello di ieri era un residuo delle retribuzioni dei diciassette anni passati. L’atmosfera è stata parecchio tesa: gli americani, tante volte, non riconoscono la nostra autorità italiana.
Chi Le è stato da supporto in tutti questi anni?
“La mia è stata una battaglia in solitudine, non ho avuto alcun tipo di supporto se non quello del mio avvocato: ma avevo ogni cosa in regola. La verità era dalla mia parte. In silenzio, senza mai dire nulla, siamo arrivati fin qui. Ho atteso tutti i gradi di giudizio fino alla Cassazione. Se mi sento di avere ottenuto qualcosa di impensabile? In un certo senso, sì. Ho lottato contro un gigante ma non ho mai avuto la sensazione che potessi perdere perchè sapevo che i giudici avrebbero riconosciuto la mia innocenza”.
Per ultimo: ha mai capito perchè fu licenziato?
“Ho quattordici pagine di sentenze: lì è emerso chiaramente che sono stato licenziato per motivi personali. Può sembrare assurdo: ma c’era chi l’aveva con me. E non ne ho mai conosciuto i motivi”.