CATANIA- Sebastiano Laudani porta il nome del nonno patriarca del clan che ha scritto con il sangue gran parte della storia di Catania. Lo chiamano “Iano il grande”, per distinguerlo dal cugino, omonimo, più giovane, detto “Iano il piccolo”.
E’ lui il boss dei Laudani. Sarebbe “il peggiore, il più cattivo”, secondo il cugino pentito Giuseppe Laudani. Storie che si incrociano quelle di Giuseppe e Sebastiano, quest’ultimo viene affiliato ai Laudani sotto la reggenza di Gaetano Laudani, padre di Giuseppe, poi assassinato nel 1992 e lasciato in pasto ai cani randagi.
Morte atroce che hanno segnato la vita di quello che ora è uno dei più temuti collaboranti etnei.
“Ero stato arrestato da un paio di giorni -racconta Giuseppe Laudani ai magistrati- io sono arrivato a Bicocca, ero in cella con Corrado Trigila, lui si era messo lui e Alfio, si era messo in cella, poi c’era Michele, che stava facendo il processo e mio zio”. In quel momento, era il 2010, Giuseppe Laudani, padre di Sebastiano, era preoccupato per la collaborazione del killer dei Laudani Pippo Di Giacomo, uno dei più spietati: temeva che rivelasse i segreti di alcuni omicidi.
“Iano il grande” “anche durante i periodi di reggenza di Alfio Giuffrida e via dicendo, il familiare, perché la nostra è una famiglia, un nucleo proprio familiare, che dà delle direttive ai vari reggenti, il familiare che si è occupato da sempre di tutte le situazioni, cioè della famiglia, è stato sempre mio cugino Iano il grande, fin dai tempi di mio padre”.
Quando Di Giacomo inizia a collaborare, Iano il grande, condannato già per associazione mafiosa, sparisce dalla circolazione. Di Giacomo doveva “parlare di lui -spiega il collaboratore dei Laudani- e deve accusarlo di omicidi…era sempre coinvolto nelle attività illecite della famiglia, perché mio zio Giuseppe sosteneva mio padre…difatti lui giornalmente era da mio padre, a casa di mio nonno quando c’era mio padre e prendeva disposizioni da mio padre su quello che c’era da fare, su tutte le cose”.
Giuseppe Laudani sostiene che, quando si pentì Di Giacomo, “Iano il grande scappò in Sud America, in Venezuela, perché la moglie è sudamericana”.
Il pentito è convinto di una cosa: “Fra tutti noi nipoti, il peggiore è mio cugino Sebastiano il grande, il più cattivo è lui, perché nel periodo di questa fase che c’è stato mio zio, ci sono stati tutti questi problemi, lui era dalla parte di mio zio, anci è venuto contro di noi totalmente su questo punto di vista”.
Secondo il collaboratore la “cupola” dei Laudani sarebbe stata composta da Alberto, fratello di Giuseppe, Iano il grande e Iano il piccolo: “Eravamo tutti quanti in modo collegiale, diciamo, che ci interessavamo della famiglia”.
DROGA- A partire dal 2007, Iano il grande acquista potere e prestigio. “Incominciamo a parlare -ricorda l’ex reggente dei Laudani- viene anche lui alle riunioni, si incontra con le persone, facciamo un poco tutte cose, incomincia con la droga, quel lavoro con la droga ma in modo totalmente diverso, in modo più ampio, non in modo visivo, non in modo piccolo, delinquenziale, tutti questi modi, incomincia tutto questo discorso. Nel frattempo noi arriviamo nel periodo che siamo verso fine 2006, abbiamo ricostruito in parte, diciamo, tutta la famiglia e abbiamo già ricostruito fra noi questi rapporti.
EQUILIBRI- C’era sempre un problema di base che avevamo tutti quanti, poi io le spiegherò questo quando andremo a parlare bene nello specifico del 2004. Il problema non era chi doveva comandare la famiglia, proprio a livello figurativo di semplice capo il problema era, innanzitutto, all’inizio, era fare mettere in movimento a tutti quanti, fare inserire a tutti quanti e farli muovere. Secondo i famigliari di Giuseppe Laudani, a interessarsi della guida della famiglia “doveva essere mio fratello Alberto, non Iano il grande. Ne discutevamo io, mia zia Mariella,, mio cugino iano il piccolo di questa discussione, perché c’era il discorso che io finivo in carcere, si sapeva, o prima o dopo ma dovevo finire in carcere, qualcuno di loro tre rimaneva fuori e si doveva interessare della famiglia e mettersi in prima linea anche se io sottolineo anche se sono stati messi in prima libea, se qualcuno è stato messo in prima linea…eravamo sempre tutti e quattro a prendere più o meno le decisioni più importanti o a parlarne tutti insieme. Quando succede questo fatto io parlo con mia zia e allora tutti non vogliamo assolutamente che prenda il controllo di tutto, in modo generale Iano il grande, o quanto meno se mio cugino Iano il grande già era nella famiglia, poteva avere un ruolo di reggenza, ma non doveva essere assoluto, perché a me non mi stava bene non mi piaceva il modo che aveva mio cugino Iano il grande, perché si era trasformato caratterialmente, per tante motivazioni, perciò qual era il nostro discorso, che se ne doveva occupare di tutto mio fratello. Mio fratello se n’è occupato della famiglia nel senso associativo sempre, però se ne occupava mio fratello ha un carattere molto particolare, se ne occupava in senso saltoriale, cioè non era statico, fermo, mio fratello ha questo modo di essere, così una mattina si sveglia con una testa, una mattina si sveglia con un’altra”.
Nel 2007 Giuseppe Laudani teme di essere arrestato. “Parlo con mia zia e prendiamo questa decisione, che a interessarsi della famiglia doveva essere mio cugino Iano il piccolo. Allora lui prende questo ruolo di primo piano nella famiglia. Ma nella realtà, nella realtà delle cose, a guidare la famiglia, sempre in ogni caso, erano mio cugino Iano il grande, mio cugino Iano il piccolo e mio fratello”. Ma davanti tutti “c’era Iano il grande”.
“E’ ASTUTO”- “Iano il grande -continua il collaborante- ha quel modo di fare che è cambiato molto col tempo e poi è astuto, ha l’astuzia di quello di agire dietro le quinte per essere meno esposto alla magistratura, alle forze dell’ordine, a tutti quanti, su questo punto di vista. Andava alle riunioni, ma alle riunioni e agli incontri ci andava anche mio cugino iano il grande, non solo mio cugino Iano il piccolo, però che cosa succedeva, quando l’altro giorno abbiamo parlato di Omar Scaravilli…faceva da tramite tra mio cugino Iano il grande e le altre famiglie di Catania, perché Omar ha fatto tantissima strada, io ho conosciuto Omar, mi è stato portato Omar insieme agli altri di Piacanello, nel 2004 da mio cugino Iano il grande, quando lui ancora non si interessava della famiglia, come ho detto, Iano il grande, perché quando io sono uscito non si interessava nessuno della famiglia, poi dopo sono riuscito a farli interessare a tutti quanti”.
“OMAR, IL CLONE”- “Mio cugino gli ha fattio una specie di lavaggio del cervello, si è fatto un clone. Omar Scaravilli è un clone del personaggio di mio cugino Sebastiano il grande, qualsiasi cosa dice Omar è quello che sta dicendo mio cugino Sebastiano il grande, proprio lo ha clonato a sua immagine e somiglianza”.