La tragica traversata di Ferragosto | Testimoni riconoscono comandante - Live Sicilia

La tragica traversata di Ferragosto | Testimoni riconoscono comandante

Le cause del decesso delle 49 vittime: assenza di aria all’interno della stiva.

L'incidente probatorio
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CATANIA – Conferito l’incarico per l’autopsia su 12 salme delle 49 vittime morte soffocate nella stiva di un barcone soccorso da una delle navi del dispositivo Frontex: come anticipato sabato da LiveSicilia per i Pm La Rosa e Sorrentino è necessario effettuare accertamenti più approfonditi ai fini dell’inchiesta. Intanto lunedì si sono concluse le udienze per l’incidente probatorio.

Ecco il comunicato diramato dagli investigatori: Nelle giornate del 21 e 24 agosto si è proceduto, dinanzi al G.I.P. presso il Tribunale di Catania, all’espletamento dell’incidente probatorio nel corso del quale sono stati escussi alcuni dei migranti soccorsi il 15 agosto dalla nave OPV Cigala Fulgosi della Marina Militare Italiana, a bordo di un natante dove hanno trovato la morte 49 uomini intrappolati nella stiva. Dinanzi al GIP i testimoni hanno ricordato quanto accaduto durante quel viaggio durato solo una notte, sufficiente per far perdere la vita ai loro compagni, riconoscendo nelle persone fermate dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato e dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza, il comandante dell’imbarcazione e gli altri membri dell’equipaggio.

In particolare i testi hanno riconosciuto nel libico Ayooubil Harboob comandante del barcone. Inoltre, i testi hanno delineato i ruoli degli altri sette fermati,e segnatamente Tarek Jomaa Laamami (cl. 1996, sedicente libico), Mohamed Assayd (cl. 1997, sedicente libico), Alì Farah Ahmad (cl. 1997, sedicente libico), Mohannad Jarkess (dichiaratosi inizialmente minorenne ma identificato, a seguito di ulteriori accertamenti, quale maggiorenne), Mustapha Saaid (classe 1992, sedicente marocchino), Isham Beddat (cl. 1985, sedicente marocchino), AbdArahman Abd Al Monssif (cl. 1997, sedicente libico), i quali avevano il preciso compito di mantenere l’ordine a bordo ed impedire ai migranti di salire dalla stiva sul ponte esterno, facendo ricorso ad atti di violenza caratterizzati da calci, pugni e colpi di cinghia contro chiunque tentasse di sporgere il capo oltre i pochi estretti boccaporti di accesso dalla parte inferiore alla parte superiore dell’imbarcazione.

Quanto emerso durante le due udienze conferma e al contempo cristallizza l’ipotesi accusatoria delineata dal pool di investigatori della Squadra Mobile e del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catania il quale, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Catania, ha permesso di raggiungere in tempi rapidissimi un importante risultato.

Intanto, per 37 delle 49 salme è stato emesso il “nulla osta” al seppellimento, mentre per le altre 12 salme sono in corso gli esami autoptici per ulteriori e più approfonditi accertamenti. Le cause del decesso verosimilmente sono riconducibili all’assenza di aria all’interno dell’angusta stiva le cui dimensioni, nella parte centrale, erano di circa 6 X 4 X 1,20 mt di altezza e diminuivano procedendo sia verso poppa che verso prora. Nella stiva coercitivamente erano stati sistemati solo uomini in base alla loro nazionalità: Bangladesh, Pakistan e per ultimi, a poppa,i sub-sahariani. Sul ponte erano stati sistemati siriani, libici e migranti del Maghreb, compresi donne e bambini.

 

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