CATANIA – Sergio Collini, non imputato in questo processo, accetta di rispondere alle domande del pm Antonino Fanara, in ordine alle vicende che portarono alla sospensione dei lavori nel 2002. Titolare della omonima impresa trentina interessata alla costruzione del tratto in galleria Stazione – Galatea, spiega i rapporti con l’ex ministro Pietro Lunardi e i contributi in nero per “i regali”.
L’impresa di Sergio Collini era interessata alla costruzione del tratto in galleria Stazione – Piazza Galatea, appalto aggiudicato con la modalità del massimo ribasso. Collini – sollecitato dal pm – ricostruisce le vicende che portarono alla sospensione del lavori per la tratta in oggetto. Uno stallo che si protrae dal 2002 al 2006 quando i lavori vengono “sbloccati” dal Ministero delle infrastrutture che aveva competenza diretta essendo la Fce retta da commissario governativo. Il ministro – in carica proprio fno al 2006 – era Pietro Lunardi, amico e consulente dei Collini.
L’esecuzione dei lavori incontra diverse difficoltà: la presenza di un condotto fognario che intralciava il percorso della galleria e per ultimo la presenza di fondazioni di un edificio di Viale Africa che lambivano la galleria per gli ultimi cinquanta metri di tratto. Le soluzioni proposte dall’impresa all’amministrazione per superare le criticità che erano emerse, sarebbero frutto di “pareri” informali richiesti dall’impresa all’ex ministro Lunardi.
Dall’interrogatorio emerge anche la difficile interlocuzione con le amministrazioni (Fce e Comune) causata – secondo Collini – dai continui avvicendamenti nei ruoli chiave. In questo contesto emergono, durante l’udienza, le modalità attraverso le quali la Collini sarebbe riuscita a creare “fondi neri” in contante per poter soddisfare tutta una serie di “regali”, natalizi e non, circostanza rievocata dal pm in ordine a documentazione sequestrata all’imprenditore nell’ambito di una inchiesta della Procura di Trento del 2008 per corruzione in appalti pubblici. Procedimento che ha portato al patteggiamento di una pena per il cugino dell’imprenditore, Paolo Collini. In sostanza, l’impresa avrebbe chiesto ai subappaltatori “contributi” in contante di somma variabile, dai 3000 ai 5000 euro. Nelle liste sequestrate al Collini c’era una voce dedicata a “Fce – Cosap”.
In aula anche Santo Campione amministratore delegato della Sigenco, imputato tra i 10 che dovranno rispondere, a vario titolo di frode nelle pubbliche forniture, truffa e falso. Prossima udienza il 28 aprile.