Metropolitana, ritardi e nuove aperture: il punto con Salvatore Fiore

Metropolitana di Catania, ritardi e nuove aperture: il punto con Fiore

Parla il direttore generale di Fce

CATANIA – Da giorni circola in rete la fotografia di un vecchio articolo del 2008. Allora, il commissario della Ferrovia circumetnea Gaetano Tafuri annunciava che “tutta la metro” sarebbe stata ultimata “entro il 2015”. Evidentemente le cose non andate così e il dibattito sul web ha preso pieghe che vanno dal sarcasmo all’amarezza. Certo, da quell’articolo a oggi tanto è cambiato: molte stazioni sono state aperte e tanti catanesi hanno cambiato le proprie abitudini. Non tutti, evidentemente. Il problema della mobilità al Centro è una matassa ancora inestricabile. E poi, sempre in tema di metropolitana, ce n’è sempre una dietro l’angolo: dal disastro di via Castromarino alle sofferenze della Cmc, impresa che si occupa degli scavi.

Anche Salvatore Fiore, direttore generale Fce, ha riletto quell’intervista senza perdere però la compostezza. Perché da ingegnere preferisce distinguere tra tempi tecnici – quelli sì calcolabili – e l’imponderabile. E ci dice la sua. 

Salvatore Fiore, dal 2008 a oggi che cosa è successo, perché tanto ritardo?

Partiamo da un presupposto: le opere di pubbliche di un certo rilievo tengono conto di tutta una serie di attività, che sono legate alla fase di redazione, approvazione del progetto, affidamento dei lavori, etc. È la fase che paradossalmente prende più tempo, più della realizzazione dell’opera stessa… 

E oggi, a che punto siamo?

La cosa positiva è che abbiamo completato tutta la fase iniziale. Siamo in piena realizzazione. Sono stati affidati i tre appalti integrati che dall’aeroporto porteranno a Paternò lungo una linea di 30 km e 29 fermate. L’affidamento c’è, l’appaltatore pure, i finanziamenti anche. Oggi possiamo ragionare nei termini di una programmazione sostenibile, con tempi di realizzazione contenuti. 

Nell’utenza c’è attesa, ma anche frustrazione. Come lo spiega?

Purtroppo, anche nelle altre opere pubbliche simili alla nostra ci sono problemi analoghi. È il sistema Italia. Dal punto di vista della tecnica delle costruzioni, i tempi sono calcolabili. Non è calcolabile, invece, il contorno, che è scandito sopratutto da contenziosi. Si perde troppo tempo. È un patologia che investe tutto il comparto, servono strumenti nuovi per agganciare i standard degli altri paesi europei. 

Fuori dall’ospedale Garibaldi-Nesima sembra tutto pronto per l’apertura della stazione Fontana, qual è lo stato dell’arte?

Anche lì, ad aggiudicarsi l’appalto è stata una impresa grossissima a livello mondiale: ciò ci rendeva fiduciosi. Pensi che la galleria che va da Nesima a Monte Po è stata realizzata in un anno e due mesi. Un tempo record. Poi è successo che la Cmc è entrata in difficoltà e ciò ha significato bloccare i lavori.

È possibile comunicare una data realistica per l’apertura?

Siamo alle rifiniture, penso che alla fine del primo trimestre del 2024 potremmo arrivarci. Le due stazioni che inaugureremo, perché oltre a Fontana arriverà Monte Po, saranno di grande impatto: le più belle e grandi della metropolitana. Arriveremo finalmente in piena periferia, accorciando le distanze con il Centro. Questo è un fattore, per me, entusiasmante.

Parlando del Centro, resta la ferita di via Castromarino. Quando ripartirà la talpa?

Guardi, stiamo ultimando gli ulteriori interventi per la messa in sicurezza programmati dopo quello che è successo. In via Reclusorio del lume siamo intervenuti per rinforzare la tratta. Finita questa fase, avvieremo lo scavo meccanizzato. Prevediamo che tutto ciò possa avvenire tra febbraio o marzo. 

Ci sarà un’altra via Castromarino?

La cittadinanza può stare tranquilla: noi siamo particolarmente attenti alle procedure di sicurezza. 

Tirando in ballo la Cabala, quando sperate di completare l’intero percorso, quello che dall’aeroporto conduce a Paternò?

La struttura del programma prevede di concludere nel 2026. Ovviamente, vale quanto ci siamo detti prima: la tecnica delle costruzioni ci dice una cosa, il resto non è prevedibile.

Parla da ingegnere…

Quando si scava nel sottosuolo non si può mai sapere ciò che può avvenire, anche a fronte delle indagini più avanzate. Posso dire, dal punto di vista ingegneristico, che il lasso di tre anni è un tempo più che sostenibile per realizzare l’intera opera.

Per lei, che risultato sarebbe?

La metropolitana sta cambiando le abitudini dei catanesi e le cambierà ancora. Da settembre abbiamo avuto un incremento del 30%. Mediamente, abbiamo 22mila viaggiatori al giorno con picchi di 26mila. Quest’anno ci sono stati a 5,5milioni di viaggiatori. Siamo proiettati a raggiungere la soglia di 6milioni nel prossimo anno. Con le due prossime stazioni ci riusciremo con molta probabilità. 

A proposito, lei è un utente della metropolitana?

Sono fortunato, perché abito in prossimità di una delle fermate. La prendo ogni giorno, è puntualissima. Talvolta ci sono guasti, ma in linea di massima riusciamo a dare un servizio efficiente. Anche per questo lascio sempre l’auto in garage.

Essere anche un utente aiuta a gestire l’azienda?

Sì, perché quando sono in vettura o nelle stazioni ho modo di verifica nell’immediato i problemi. Quello delle scale mobili è il nostro tallone d’Achille. Nonostante si possano avere dei solidi programmi di manutenzione, non mancano le criticità alle quali tentiamo nel possibile di rispondere con velocità.

E nel complesso, è soddisfatto?

Diciamo che nel complesso pensiamo di offrire un buon servizio alla città.  


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