La copertina del libro
CATANIA – “La poesia è dare la penna all’anima”. Una frase sentita durante una lezione di scrittura creativa in un’aula che si affacciava sull’arco di Union Square a New York. Uno di quei corsi intensivi nel weekend che lasciano più di decine di lezioni all’università. Quelle parole sono tornate in mente dopo oltre un decennio durante l’intervista a Marilina Giaquinta. Il primo dirigente della Questura di Catania (polizia amministrativa), con quasi trent’anni all’attivo in polizia, da qualche giorno è “sbarcata” in libreria con una raccolta di poesie. “Il passo svelto dell’amore”, edito da Le Farfalle, rappresenta l’inizio di un percorso da un lato, ma allo stesso tempo il raggiungimento di un traguardo per “chi non ha più nulla da raccontare, ma deve rimettere a posto il disordine della sua anima”. Insomma, quando la bocca non ha più niente da dire è la penna che diventa la porta “vera” del proprio io, quello più intimo.
Marilina Giaquinta
“Scrivo da quando avevo 16 anni – afferma Marilina – leggere è la mia droga. Non c’è un giorno che non porti un libro nella mia borsa”. Possiede gli occhi di una bimba curiosa il dirigente di polizia Giaquinta. “Si sono curiosa – ammette – ma la mia è una sana curiosità. Sono famelica di sapere e conoscenza”. I suoi versi scrutano ogni piega dell’essere, analizzano ogni angolo del mondo, ogni sfumatura della vita. “Nelle mie poesie io non parlo solo dell’amore tra uomo e donna – precisa – ma dell’amore in senso assoluto. Dell’amore che impegna e ispira ogni momento della vita. L’amore come atto di coraggio verso gli altri e verso se stessi”. Il fuoco della passione, lo stesso che la incendia durante le ore che trascorre in ufficio tra fascicoli e pratiche. “Sono innamorata del mio lavoro”. E’ la sua dichiarazione d’amore.
Autoritaria e senza titubanze da poliziotto. Più fragile e vulnerabile da poetessa. Due volti della stessa donna, la professionista e l’artista. Eppure il suo ruolo istituzionale le ha fatto scoprire nuovi orizzonti, le ha permesso di varcare i confini e di conoscere altre culture. Dietro una scrivania, dirigendo l’ufficio immigrazione, ha scoperto “la solidarietà, la vocazione al sociale, l’accoglienza”. Regole di comportamento lontane dal mondo occidentale orientato all’essere, all’egoismo, all’interesse del singolo.
E in questa sua apertura al mondo, senza confini, Marilina intraprende il suo rapporto con i social network e in “quella piattaforma virtuale” condivide le sue poesie. Qualcosa la spinge a tirare fuori dal cassetto i suoi versi e di “postarli” su una bacheca Facebook. E una dopo l’altra le sue poesie sembrano trovare estimatori. Fin quando non arriva un messaggio: “Mi puo’ dire dove posso acquistare i suoi libri, perché vorrei leggere le sue opere?” Marilina Giaquinta, però, non aveva un libro da suggerire, perché non aveva mai pubblicato. Allora invia le sue poesie all’editore de Le Farfalle. “E lui ha deciso di scommettere su di me – racconta – ed ora il mio nome compare tra i grandi scrittori come Bufalino e Sgalambro, mi pare una cosa incredibile, eppure è vero”.
Non hanno titolo le poesie de “Il passo svelto dell’amore”. Forse perché ogni lettore ne possa dare uno, in modo da diventare un po’ il racconto di ognuno. “Non credo più nel verbo andare. […]Ho scoperto che non esiste. Io, non sono mai andata. Nessuno va mai via davvero”. Questi sono i versi scelti da Marilina Giaquinta. Ora ognuno di voi, sfogliando il libro, scelga i “suoi”.
