PATERNO’. Un blitz preparato nei giorni scorsi e che oggi è sfociato nell’operazione condotta dagli agenti di polizia municipale assieme ai carabinieri della Compagnia di Paternò. Quindici in tutto gli uomini impegnati in quella che è stata un’azione finalizzata al contrasto ed alla repressione del lavoro nero nel settore agrumicolo. Il controllo è stato condotto a carico di due aziende agricole che davano alloggio in container, e piccoli immobili abusivi. La zona è quella di Tre Fontane a sud della città. In tutto sono state identificate 30 persone di nazionalità romena assieme ai due paternesi titolari delle aziende incriminate che sono stati, a loro volta, denunciati. I romeni erano stipati all’interno di abitazioni di pochi metri quadri ed in condizioni igieniche tremende. Vere e proprie catapecchie al limite anche per quanto concerne le strutture: fatiscenti e pericolanti. All’interno di una di esse c’era una sorta di caldaia artigianale, utilizzata per proteggersi dal freddo, che rischiava seriamente di far scoppiare un incendio.
Ed in questo contesto va anche tenuta in considerazione la questione legata al lavoro nero ed allo sfruttamento. Gli operai romeni erano assoldati al capolarato nelle campagne per la raccolta degli agrumi. Una dato che conferma non solo lo sfruttamento ma anche la distruzione di un mercato della raccolta delle arance nel quale gli operai romeni accettavano di essere pagati per pochissimi euro. Una indagine coordinata dal nucleo abusivismo edilizio e tutela ambientale di polizia municipale coordinata dall’ispettore Consalvo su delega del comandante La Spina e dai carabinieri che non si è ancora conclusa. Soddisfazione è stata espressa dal primo cittadino paternese Mauro Mangano: “Lo sfruttamento dei lavoratori stranieri va contrastato sia perché non è tollerabile in una società civile, ma anche in quanto condiziona il mercato del lavoro, peggiorando il quadro occupazionale in un settore già di per sé in grave crisi”.