CATANIA – Ha convocato i giornalisti con pochi minuti di preavviso. Raffaele Lombardo, nuovamente nel vortice di un’inchiesta giudiziaria, sceglie il suo studio in Via Pola, sede storica del Movimento dell’Autonomia, per dire la sua verità. “Perchè mi sono avvalso della facoltà di non rispondere? Perchè prima di fare qualsiasi dichiarazione – spiega a LiveSiciliaCatania – volevo leggermi le carte”. Lombardo è indagato per voto di scambio, accusa contestata anche al figlio Toti e ad altre tre persone, Ernesto Privitera, Angelo Romano e Giuseppe Giuffrida, a cui l’ex Presidente della Regione avrebbe promesso un posto di lavoro.
“Il signor Privitera – esordisce il leader autonomista – che è il mio interlocutore principale in questa vicenda, collabora con me ancor prima di nascere, il padre sostenne il mio nel 1970, poi sostenne me nel 1980 e io ce la feci. E poi fu la volta di suo figlio. Ernesto Privitera è con me da sempre, era nostro consigliere di quartiere, avrebbe votato per me, ha sempre votato per me. In cambio di che cosa? Di nulla o di tutto”.
Un’amicizia di lunga data, il legame di tutta una vita è entrato a far parte degli atti di un’indagine. Lombardo respinge l’accusa del voto di scambio: “Questo è un finto voto di scambio. Io ho solo cercato di dare una mano a delle persone che mi hanno aiutato e supportato nel corso del mio impegno politico. Mi si sono presentate tre opportunità attraverso un’impresa privata, e su 30 e più richieste da assecondare, ho dato spazio a tre persone che sono state leali, fedeli e vicine a me”. L’impresa privata citata dall’ex Governatore siciliano sarebbe la Ipi srl, società insieme alla Oikos appartenente al raggruppamento temporaneo di imprese che hanno l’appalto per la gestione della raccolta dei rifiuti a Catania e provincia.
Lombardo difende il figlio. “Per Toti si tratta di una vera ingiustizia, in questa vicenda lui non c’entra nulla, mio figlio non ha nessun potere per poter fare certe promesse”. Fuori dai microfoni c’è l’orgoglio di papà Raffaele che racconta come Toti, nonostante gli impegni all’Ars come deputato regionale, sia riuscito a superare due esami all’Università e presto conseguirà la laurea.
L’ex presidente non perde l’occasione, poi, per lanciare ombre sulla trasparenza di alcune trattative elettorali avvenute nelle ultime regionali. “Questo polverone – incalza – su questo finto scambio servirà a coprire i veri scambi che ci sono stati, che sono molteplici e sono accaduti sotto gli occhi di tutti”. Lombardo non si ferma e rincara la dose, e anche senza fare nomi è facile capire a chi si riferisce. “La persona per cui io sono indagato è stata assunta a marzo del 2013, invece ci sono casi di soggetti assunti proprio nel corso delle elezioni regionali, gente che cambiava partito e gli veniva assunto il congiunto, per altri, si diceva, che avevano ottenuto premi in natura o in denaro”. Poi aggiusta il tiro: “Voci per carità, che non sta a me confermare o verificare se siano fondati o meno”.
“Nessuna persecuzione della magistratura nei miei confronti”. Allontana l’ombra del vittimismo Lombardo e non perde la sua irriducile autoironia: “Diciamo che non gli sono particolarmente simpatico. Ma fino a quando era la mia persona lo potevo pure capire, ma mio figlio? Allora che cos’è la razza o la specie che deve essere estinta? Su mio figlio mi sembra un po’ eccessivo, se posso permettermi il termine senza voler mancare di rispetto alla magistratura, a cui rinnovo, e non è una formalità, il mio apprezzamento”.
45 pagine. Questa la lunghezza del fascicolo in cui sono contenute le accuse su Lombardo e suo figlio. Nero su bianco sono trascritte le intercettazioni della Squadra Mobile che inchioderebbero i due politici e le tre persone che avrebbero ricevuto un’occupazione lavorativa in cambio di voti. “In queste telefonate non ci sono da nessuna parte – chiarisce l’ex Presidente – c’è appuntamento Lombardo qua e la. E questa gente che parla tra di loro. Ah ma io mi aspettavo sta cosa… Mi avevano promesso questo… ma a me lo dissero… Quando? – si chiede l’ex Presidente – Io per la verità di queste persone, di cui uno è stato assunto, sento parlare da tre anni. Tre anni fa mi è stato posto questo problema e finalmente – evidenzia – è stato soddisfatto”.
Lombardo, nonostante l’avviso di garanzia notificato ier, appare sereno. “Sono tranquillo e non tranquillo allo stesso tempo”. Conferma le voci del suo ritiro dalla politica;. Dalla sconfitta alle politiche ha fatto già due viaggi e si prepara ad una vacanza con destinazione Mosca. Ha riscoperto, anche, il sapore del mare il leader autonomista. Dalla vita adrenalinica del politico è passato a un pieno contatto con la natura e la campagna. A rompere questo quotidianietà è arrivata questa nuova inchiesta da cui difendersi. “Dimosteremo – dichiara con sicurezza – la nostra innocenza, non ho mai promesso posti di lavoro – ha detto – e se è necessario porterò centinaia di persone a testimoniare”.
Il 16 luglio, però, Lombardo dovrà affrontare una nuova udienza del processo, nato da uno stralcio dell’inchiesta Iblis, che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Cambia tono l’ex presidente affrontando questo argomento, e in una sorta di arringa cita la famosa inchiesta Why Not. “Io per sbaglio sono finito in un’indagine della Calabria in cui ci sono i tabulati di tutte le mie telefonate dal 2000 al 2007, e mai possibile che non ci sia una mia telefonata con un mafioso, un vicemafioso, un badante di mafioso o l’autista di un mafioso? E poi mi chiedo ma in questi ultimi sette – otto anni, a Catania, non saranno stati intercettati mille o due mila mafiosi o presunti tali? Puo’ essere che non c’è una sola telefonata con me?” La lista degli interrogativi di Lombardo è infinita: “Il concorso esterno per aiutare in che cosa l’associazione mafiosa? – si chiede ancora – in quale appalto, favore, assunzione? E allora, è tutto fondato su che cosa? Su una telefonata di un signore che diceva che avevo passato la notte da lui? E anche questo attraverso i tabulati si scopre che non è vero. Non sono sereno e non sono inquieto. Ovviamente affronto il processo – conclude – con piena fiducia nel giudizio”.
Video Dario De Luca