CATANIA. Giuseppe Galletta, responsabile dell’Osservatorio sui Servizi Pubblici locali dell’associazione Catania Attiva lancia l’invito: quello che Catania sia in grado di cogliere le opportunità di un ammortizzatore sociale capace, almeno sulla carta, di tamponare le condizioni di povertà estrema. La “Carta acquisti sperimentale” è una sorta di prepagata riservata ai nuclei familiari con minori a carico e con reddito Isee inferiore ai 3 mila euro. La città di Catania è stata inserita dal Ministero al Lavoro nell’elenco delle città che potranno sperimentare il sussidio. Per Giuseppe Galletta, si tratta di una opportunità da non perdere: da non far cadere nel vuoto. Ecco perché, di suo pugno, ha scritto una missiva direttamente al primo cittadino Enzo Bianco perchè ci si attivi senza indugiare oltre. Di seguito, il testo della missiva:
“L’Osservatorio sui Servizi Pubblici dell’associazione “Catania Attiva”, invia una lettera aperta al neo eletto Sindaco di Catania, al fine di dare un contributo costruttivo, in merito alla carta acquisti sperimentale che, in questi giorni, è al centro delle aspettative di migliaia di famiglie in difficoltà anche se, per la verità, solo meno di un migliaio, si stima, vedranno accolte le proprie istanze. Essa è stata prevista per le dodici più popolose città del Paese dal precedente governo e purtroppo i suoi adempimenti propedeutici sono ricaduti in un arco temporale di transizione dalla vecchia alla rinnovata amministrazione comunale, anche se, va detto, alcune scadenze sembrano essere state dettate da un’urgenza comunicativa di tipo elettorale piuttosto che dalle prescrizioni normative atteso che, ad oggi, non tutti i comuni coinvolti hanno iniziato la raccolta delle istanze.
Tra l’alto, la precedente amministrazione purtroppo, non ha ritenuto di far passare la delibera dal consiglio comunale, passaggio non obbligatorio ma quanto mai opportuno visto che altrove, ciò ha consentito importanti contributi relativi alla fase esplicativa degli effetti e per i margini, ridotti, in cui il Comune avrebbe potuto comunque inserire un ulteriore requisito d’ammissione delle istanze. A Torino ad esempio, è stata prevista un’ulteriore priorità, approvata dal Ministero, a chi sia stato già preso in carico dai Servizi Sociali, con ciò premiando un lavoro nel tempo fatto dagli assistenti sociali volto ad una maggiore conoscenza delle difficoltà del nucleo familiare e anche dagli stessi cittadini che hanno instaurato con l’Ente un rapporto fiduciario. A Catania inoltre, molte famiglie sono state lasciate sole nell’interpretazione non sempre agevole dei requisiti d’ammissione, soprattutto per quelli “lavorativi”, di non immediata comprensione per chi non ha dimestichezza con termini e valutazioni tecniche. La questione è quanto mai delicata perché il rischio non è solo l’esclusione ma soprattutto una serie di conseguenze penalmente rilevanti per via di eventuali false dichiarazione in cui, ad onor del vero, potrebbero incorrere in molti, anche in buona fede. I cittadini non ricevono alcun tipo d’aiuto nella compilazione e a differenza di altri comuni, nessuna convenzione è stata stipulata con Sindacati e Patronati , ciò che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti e tanti disperati vengono consigliati anche malamente da gente spesso senza titoli e competenze.
La Carta acquisti sperimentale, pur con molti limiti, primo fra tutti averla concepita con una impostazione nazionale che non tiene conto della specificità dei problemi del mezzogiorno, a partire dai lunghi periodi di disoccupazione, bel oltre i tre anni previsti dalla legge, può comunque essere uno straordinario mezzo di contrasto del grave bisogno economico di tante famiglie in difficoltà in questi tempi difficili ed in attesa di una ripresa dello sviluppo e della crescita occupazionale. Ma la sua valenza non è solo nella capacità d’acquisto data dalla carta ma soprattutto nel percorso che, col supporto e la presa in carico da parte dei servizi sociali, potrebbe portare all’inclusione sociale, al successo formativo dei minori e persino all’occupazione lavorativa. Intanto andrebbe verificata l’intera organizzazione dei servizi sociali, perché solo un lavoro capillarmente condiviso, che coinvolga tutti, dalla direzione centrale ai centri territoriali con ruoli chiari e modalità condivise, può permettere di cogliere tutte le opportunità che la Carta offre. Ha il nostro comune previsto accordi formativi volti al reinserimento lavorativo? Sono stati stipulati accordi con la cooperazione sociale al fine di prevedere possibilità di lavoro grazie alla forte esperienza e capacità dimostrata coi fatti da molte cooperative sociali? La delega è ricaduta su un professionista di grande competenza e sensibilità, il volontariato sociale rimane vigile e disponibile a contribuire nell’interesse della città”.