CATANIA – Luci ed ombre. Più o meno questo il giudizio sulle parlamentarie catanesi tracciato da Livio Gigliuto, Presidente della direzione regionale dei Giovani Democratici. Gigliuto auspica un cambiamento di rotta per le amministrative e invoca primarie inclusive perché “il sindaco lo scelgono tutti i catanesi”. E immaginando il primo cittadino ideale Gigliuto traccia l’identikit di Bianco.
Qual è il tuo giudizio sulle parlamentarie catanesi?
“La mia idea è che le parlamentarie catanesi siano andate bene . Le consultazioni, infatti, hanno confermato alcune persone di qualità che hanno fatto bene in Parlamento durante la scorsa legislatura. Mi riferisco a Giovani Burtone, Marilena Samperi e Giuseppe Berretta. A loro si è aggiunta un’altra donna, Luisa Albanella, che viene dal sindacato: un elemento positivo. Meno bene è andato l’aspetto della partecipazione. A Catania hanno partecipato poche migliaia di persone e il dato relativo ai quartieri è ancora più basso”.
Come ti spieghi i dati relativi alla bassa affluenza?
“Sicuramente il lavoro dei volontari è stato encomiabile considerando i tempi stretti e la vicinanza delle festività natalizie hanno influito negativamente. Ma c’è anche da dire che il Partito Democratico è poco presente in alcune zone di Catania, soprattutto nei quartieri”
Il tuo appunto ha qualche collegamento con le primarie per le amministrative o è scevro da allusioni?
“No, è scevro da collegamenti. Mi riferivo alle primarie per i parlamentari. Per le amministrative servono altro tipi di percorsi. Più della metà degli elettori catanesi si è astenuta dal voto delle regionali, e in pochi hanno votato alle primarie del Pd. Questa città si deve risvegliare, noi dobbiamo riuscire a parlare con tutti: servono metodi inclusivi”
Non credi che un partito più coeso riuscirebbe meglio in un intento simile?
“Una cosa è certa: le spaccature non ci stanno facendo bene. Noi tra un mese dovremo confrontarci con le elezioni nazionali e dobbiamo portare questo Paese fuori dal berlusconismo. Questo è un obiettivo importante e la Sicilia è determinante, anzi decisiva se pensiamo ai dati del Senato. Le polemiche di queste settimane ci distolgono dalle politiche, come se quello fosse un risultato assodato. Non è un risultato raggiunto, soprattutto non è scontato in Sicilia”
Un tuo giudizio sulle liste del tuo partito in Sicilia, credi che il criterio della territorialità sia stato rispettato?
“Il rischio che molti non siciliani andassero a rappresentare questa terra è stato scongiurato. Il Partito Democratico siciliano ha fatto un buon lavoro e in più personalmente, come giovane democratico, sono molto contento che il mio segretario nazionale, Fausto Raciti che è catanese (anche se vive a Roma e gira il lungo e in largo l’Italia per fare attività politica) sia in lista”.
Dopo le politiche sarà la volta delle amministrative. Cosa pensi delle candidature di Bianco e Berretta? Quali sono i punti di forza e di debolezza dei due candidati?
“Io prima di tutto sono un cittadino catanese. Ho ventisette anni, lavoro e ho un obiettivo: che Catania abbia il miglior sindaco possibile. Il sindaco, però, lo scelgono tutti i catanesi non una parte di questi. Non dobbiamo portare i catanesi all’interno del dibattito del centrosinistra ma interrogarli per sei mesi e capire quali sono le loro esigenze. Ma non c’è molto tempo. Serve la persona più pronta, qualcuno che sia in grado già da domani a lavorare per questo. Enzo Bianco, in questo momento è l’unica persona ad avere un profilo adeguato per rilanciare Catania e tutte le risorse della città. Penso ai ragazzi, ai talenti, agli imprenditori. Vogliamo iniziare a parlare di Catania? Oppure vogliamo pensare alla campagna per le politiche per un mesetto, poi tralasciare se eletti i primi cento giorni della vita parlamentare che sono fondamentali. Sono i giorni in cui si votano i presidenti di Camera e Senato, si costruisce la squadra di governo, si votano i primi provvedimenti per salvare il Paese. Non sarebbe meglio dividerci il lavoro?”
Tanti di giri di parole ma il riferimento è chiaro: ti riferisci a Giuseppe Berretta. Per quanto riguarda Enzo Bianco, invece, premesso che ha un cursus honorum di tutto rispetto, non sembra quasi una scelta da “usato sicuro”? In questi anni nessuno è riuscito a farsi strada? Magari un giovane, qualcuno a cui Bianco potesse passare il testimone?
“Ma se abbiamo una grande risorsa che decide di impegnarsi a tempo pieno alla città. Bianco ha pure rifiutato la candidatura alle politiche per impegnarsi a tempo pieno nella battaglia per la città. E’ un uomo con grandi capacità che si circonda di persone di qualità: perché non dovrebbe fare il sindaco? Il fatto che abbia già ricoperto quel ruolo è solo un fatto positivo. Non dobbiamo parlare del passato. Semmai il passato è una supporting evidence che lo possa rifare bene. Io vedo una spinta positiva, una voglia di rilanciare nuove proposte come si evince dal fatto che Bianco ha coinvolto tanti ragazzi”.