CATANIA. Mettiamola pure così. All’interno di un centrodestra dilaniato da veleni, egoismi, abbandoni e forse anche improvvisazione, Nello Musumeci riesce ancora a recuperare un inatteso spirito combattivo. Il che non significa che sia disponibile a ricoprire il ruolo del capitano della nave che affonda o peggio dell’agnello sacrificale. Anzi. Tant’è che sulla linea sottile dell’orizzonte si intravede anche la possibilità di costituire un nuovo soggetto politico lontano da un apparato macchinoso e pachidermico come quello che appare essere oggi la coalizione attuale. Ma una cosa per volta. Mercoledì ci si insedia all’Ars con, sullo sfondo, però lo spettro ingombrante di una tornata elettorale di primavera in vista della quale il centrodestra sa di giocarsi tutto: vivere o morire. E Catania, sarà inevitabilmente un terreno di battaglia decisivo prima ancora che indicativo.
Onorevole Musumeci, mercoledì prossimo ci si insedia a Sala d’Ercole ma perdete già pezzi: un suo candidato, Salvo Lo Giudice, il più votato di Palermo è passato con Crocetta.
“Guardi, ognuno di noi ha un cartellino segnaprezzo: c’è chi partecipa al mercato e chi è fuori commercio. Io, se mi permette, appartengo a questa seconda categoria”.
Ma lei era al corrente di questa scelta?
“Poco importa. Ognuno si assume le proprie responsabilità soprattutto dinanzi agli elettori”
Mi dice quale sarà il suo ruolo all’Ars? Sarà quello di leader del centrodestra?
“Il mio ruolo lo hanno già deciso gli elettori siciliani: starò all’opposizione e se ci saranno le condizioni numeriche guiderò il gruppo Musumeci”.
E’ solo una questione numerica?
“Tra di noi ci siamo incontrati già una volta ma naturalmente sarei imprudente a dire che è già tutto fatto. La mia è solo una considerazione. Per quanto mi riguarda svolgerò il mio lavoro all’opposizione con determinazione, entusiasmo e passione. E soprattutto senza indulgenze o ricerche di inciuci”.
Però, quello che vorremmo capire è se, Gruppo Musumeci a parte, si è parlato della possibilità di creare un gruppo autonomo e, soprattutto, capire che rapporti avrete col Pdl.
“Io non ho ancora parlato né con Cantiere Popolare, né con il Pdl: io comprendo il travaglio del partito di Berlusconi ma alcune scelte andrebbero fatte adesso. Penso, tuttavia, che prima dell’insediamento ufficiale ci sarà modo di vederci per verificare gli orientamenti e le strategie. Se ci sarà una condotta omogenea cammineremo assieme: sennò, ognuno per la sua strada”.
Che ne pensa delle prime mosse di Crocetta?
“Penso che ci sia troppa improvvisazione nelle scelte che fa. Emerge il temperamento di una persona che a forza di voler apparire rivoluzionario a tutti i costi cade invece regolarmente nella contraddittorietà. Annuncia cose impraticabili; c’è troppa superficialità ed una mancanza di conoscenza dei meccanismi burocratici impressionante”.
A cosa si riferisce in modo particolare? Porti qualche esempio.
“Prendiamo la questione degli assessori non politici: abbiamo assistito ad una delegittimazione dei partiti su tutta la linea, alla sconfessione della stessa storia personale di Crocetta e della coalizione che lo ha sostenuto. La nomina di Franco Battiato, poi: una vicenda partita male e gestita peggio”.
Anche con qualche altra nomina il neo-Governatore sembra essere entrato in difficoltà.
“Io non entro nel merito degli assessori, ma c’è stata una voglia di spot e di autocelebrazione e spettacolarità che si commentano da soli. Anche sui dirigenti regionali: un presidente deve avere rispetto per tutti, anche per quei dirigenti che non apprezza. Le cose vanno fatte nel modo dovuto e col giusto metodo”.
Nemmeno un mese fa le ebbe a dire: “Ho l’impressione che questo governo regionale non durerà molto”. Ne è ancora convinto?
“Posso essere autorizzato a pensare che questo governo non durerà cinque anni? Crocetta vuole essere il capo indiscusso di una maggioranza – maggioranza si fa per dire – e di una coalizione che, in verità, lo hanno semplicemente imposto. Già adesso stiamo assistendo ai malumori dell’Udc cuffariano e dei post-comunisti del Pd”.
Lombardo dice che se Crocetta ha vinto è anche merito suo perché ha rotto con Musumeci. Lei come ci rimane a sentir dire queste cose?
“Ma, guardi, questa è la conferma a quanto andavo dicendo in campagna elettorale. Quella di Crocetta è una candidatura voluta ed imposta da Cracolici, Lumia e pezzi di Confindustria: quel blocco di potere confermato dallo stesso Lombardo. E va da sé che in coincidenza dell’ultima settimana di campagna elettorale tra gli ambienti “lombardiani” fosse scattato l’ordine di votare Crocetta. Lombardo adesso comincia a presentare il conto: e qualcuno ora dovrà pure pagarlo”.
Dunque, una simbiosi Crocetta/ Lombardo?
“Che loro due si conoscessero bene era un fatto assodato; che entrambi avessero frequentazioni quantomeno discutibili, anche. Del resto, Crocetta è apparso parecchio reticente su alcune sue frequentazioni”.
Mi pare di capire che sia impensabile prevedere una possibile collaborazione con il governo regionale?
“Stabiliamo un principio. Chi vince governa: chi perde controlla. E sarà così per tutta la durata della legislatura. Mi creda, riusciremo a smascherare prima o poi queste mistificazioni imbastite in campagna elettorale dietro il nome di Crocetta”.
Del Pdl cosa mi dice?
“Non mi occupo delle vicende di casa altrui fino a quando non diventano fatti istituzionali: ed i giudizi li esprimiamo alla prova dei fatti”.
Però si dice che lei, e non solo lei, stia lavorando alla costruzione di un nuovo soggetto politico.
“Cinque anni fa Musumeci e Storace hanno dato vita ad un Movimento che uscì fuori da quella deriva che era diventata An. È chiaro che se, oggi, nella scomposizione del panorama politico dovesse emergere l’opportunità di creare un nuovo e più ampio supporto di destra anche con l’apporto di forze diverse, moderate, cattoliche e riformiste, ovviamente valuteremo”.
E quindi la risposta è: “sì”?
“Valuteremo. C’è una “Italia profonda”: che non ha rappresentanza; che non ha voce per gridare; che non si riconosce in questo panorama politico italiano”.
Torniamo all’Ars: vi piace Ardizzone come candidato alla presidenza?
“Le candidature alla presidenza devono essere formalmente avanzate: ed al momento non ho nulla da prendere in considerazione”.
Allora, mettiamola così: chi vedrebbe bene?
“No, non faccio pagelle. Penso solo che il presidente dell’Ars debba essere per vocazione garante degli interessi di tutti”.
E voi, proporrete un vostro candidato?
“Se necessario, sì. Ma c’è una geografia politica frastagliata ed indefinita”.
Non posso non chiamarla in causa sulle vicende politiche catanesi del centrodestra.
“Si è creato a Catania un clima di grande incertezza che appariva inimmaginabile solo fino a qualche settimana fa: ma, attenzione, questa è una considerazione che vale tanto per il centrodestra quanto per il centrosinistra. Personalmente, non so cosa farà il sindaco uscente e non so nemmeno cosa deciderà di fare il suo partito”.
Favorevole alle primarie?
“Se seriamente celebrate, le primarie consentono al popolo che si riconosce nei moderati di potere indicare una candidatura autorevole e credibile. Ma questo diventerebbe più semplice se il sindaco Stancanelli dovesse concludere il suo mandato senza più riproporsi”.
E lei immagina uno scenario di questo genere?
“Io non conosco la volontà del sindaco. Non ho parlato con lui. Ma credo di avergli sentito dire che lui potrebbe pure ripensarci a candidarsi”.
Tanto a Palazzo degli Elefanti quanto a quello dei Minoriti, quanto rischia il centrodestra?
“Questo schieramento rischia, in una città non a vocazione di sinistra, di perdere il suo ruolo di protagonista. Serve un nuovo approccio; bisogna tornare ad essere umili; essere, davvero, vicini ai problemi della gente. Non mi stancherò mai di ripeterlo”.
Poco tempo fa ci disse che lei aveva pronti tre nomi per la sindacatura di Catania: ci svela quali?
“Ogni forza politica può esprimere due o tre ipotesi di candidatura ed anche noi crediamo di poter esercitare questo diritto. Ma alla luce di come stanno le cose adesso è inutile tirare in ballo i nomi”.
Andiamo al sodo: Nello Musumeci si vede più candidato a sindaco o ad un ritorno alla Provincia?
“Gli elettori hanno già scelto di affidare a me il mandato all’Ars nell’esclusivo interesse dei siciliani: ed è un servizio che non intendo tradire. Poi, in politica, “mai dire mai” ma il nome per il sindaco o per il presidente della provincia non sarà certo il mio”.