CATANIA – Le mani di Cosa nostra arrivavano anche sulla festa di Sant’Agata, patrona di Catania: è la tesi della Procura che ha chiesto la condanna a due anni di reclusione per concorso esterno all’associazione mafiosa dell’ex presidente l’ex presidente del Circolo S. Agata alla Collegiata, Pietro Diolosà. Il pm Antonino Fanara, pur ribadendo l’accusa, ha chiesto invece alla quarta sezione del Tribunale etneo invece l’assoluzione per sette presunti appartenenti al clan Santapaola perché già condannati per lo stesso reato in altri processi. Quest’ultimi sono Nino Santapaola, 51 anni, nipote del boss Benedetto; il figlio minore di quest’ultimo, Francesco, 40 anni; Salvatore Copia, 42; quattro esponenti della famiglia Mangion, Enzo, 53 anni, Alfio, 40, Vincenzo, 36, e Agatino, 40. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Dda di Catania, Antonino Fanara, sono state svolte dal Gico della guardi di Finanza.
Il ‘controllo’ della festa, secondo l’accusa, avveniva proprio attraverso il Circolo S.Agata, che gestisce le uscite e le fermate del fercolo con il busto reliquiario della Santa Patrona e delle Candelore, ceri di legno portati a spalla che vengono fatti ‘annacare’ (ballare) durante la processione. La Procura ritiene che la gestione della festa per la ‘famiglia’ fosse più importante sul fronte dell’affermazione del potere che per il profitto generato dalle ‘fermate’ davanti a certe bancarelle piuttosto che altre. L’udienza del processo è stata aggiornata al prossimo 4 dicembre.